A Parigi è noto come “il provocatore della finanza”. Una definizione che si scontra con l’immagine posata, elegante, di Édouard Carmignac, il finanziere che il 4 ottobre scorso ha preso carta e penna per scrivere a Mario Draghi complimentandosi per il lavoro svolto e auspicando come prossimo incarico la guida del nascituro ministero delle Finanze europeo. La lettera, apparsa su diversi giornali del Vecchio continente, non è stata particolarmente apprezzata dalle élite francesi che, seppure apprezzando Draghi, meglio vedrebbero un concittadino in una posizione così strategica per il futuro dell’Unione. Tuttavia, nella Ville Lumiere, sono abituati alle sortite di Monsieur Carmignac, uomo d’affari a cui piace dire sempre la sua. In patria e anche all’estero, dove da tempo ha preso l’abitudine di comprare pagine di giornali per pubblicare le sue lettere indirizzate ai vertici delle istituzioni nazionali ed europee. “È il suo modo di farsi pubblicità”, commenta un banchiere parigino che spesso lo incrocia negli ristoranti vicino a Place Vendôme, la splendida piazza del primo arrondissement, dove Carmigac ha il suo quartier generale. È lì, fra le gioiellerie più prestigiose del mondo, che da anni Monsieur Carmignac delinea le sue strategie di investimento fuori dagli schemi. Quelle che hanno permesso al suo gruppo di diventare la prima società privata di asset management della Francia con 37 miliardi di patrimonio in gestione e una presenza in 16 Paesi.

Di certo il suo modo di comunicare con i vertici dello Stato e raccontare la sua verità non è mai passato inosservato. A Parigi tutti ricordano quella volta che nel 2012 scrisse una lettera di fuoco all’allora presidente, Francois Hollande, per lamentarsi della piega che stava prendendo la sua “gestione” dello Stato. “Monsieur le Président, neanche un mese fa salutavo la vostra elezione e l’opportunità storica di cui disponete di riformare il nostro Paese in profondità con un largo sostegno dell’insieme dei corpi sociali – si legge nella lettera – Mi permetto ugualmente di mettervi in guardia sulle minacce funeste che costituiranno i primi progetti annunciati dal vostro governo. Non essendo stato ascoltato, devo esprimervi la mia convinzione che il proseguimento dell’attuale rotta porta la Francia ad un triplo impasse, economico, politico e morale.” Parole pesanti che, all’epoca, la presidenza della République bollò come la “profezia nefasta” di un “miliardario eccentrico”, come ricorda il giornale Le Point in un articolo datato 19 luglio 2012. Eccentrico, ma anche visionario visto che successivamente la Francia ha attraversato la grande fase delle manifestazioni della Nuit debout e le proteste dei Gilets jaunes. “Finanziere geniale”, come precisa il giornale, con un difetto: “Le sue ire sono selettive. Non ha mai scritto filippiche contro Nicolas Sarkozy. Più che un uomo di destra, Carmignac è una sorta di aristocratico liberale convinto che in Francia buona parte della stampa sia a sinistra e che fra le élites nessuno osi scontrasi con il pensiero unico”.

Brillante finanziere del 15esimo arrondissement, Édouard Carmignac, grande appassionato d’arte e di polo, è il fondatore della sua boutique finanziaria assieme all’amico e socio in affari Eric Helderlé. Di famiglia borghese, cresciuto fra la Francia e gli Stati Uniti, ha costruito il suo successo passo dopo passo viaggiando in giro per il mondo alla ricerca delle migliori opportunità d’investimento. E non si può negare che gli manchi il fiuto visto che oggi è l’81esima fortuna di Francia con un patrimonio da 1,2 miliardi. Nel corso della sua carriera non è mancato qualche intoppo come quando, in piena crisi finanziaria fra il 2008 e il 2010, la boutique Carmignac è ricorsa troppo ai derivati, senza informare adeguatamente i clienti. Una vicenda regolata con l’Autorité des marchés financiers, la Consob francese, patteggiando 500mila euro di muta, un’ammenda all’epoca senza precedenti. O, ancora, in tempi più recenti, l’indagine per presunta frode fiscale nelle “modalità di remunerazione di alcuni quadri dirigenziali” pagati via Lussemburgo, come riferisce Le Monde del 7 novembre 2018.

Salvo questi incidenti di percorso, Carmignac è considerato un uomo d’affari “rock” che fa delle pubbliche relazioni una nota centrale del suo modo di fare affari, come testimonia la sua abitudine di organizzare almeno una volta l’anno un concerto privato per amici e clienti. Come quello con i Rolling stones al Théâtre Mogador dove accorsero anche i concorrenti. Un evento, datato 2012, per cui si dice che Carmignac abbia speso fra i 4 e i 5 milioni di euro. Certo, erano altri tempi: all’epoca il finanziere era al 43esimo posto della classifica dei Paperoni di Francia con una cinquantina di miliardi in gestione. Nonostante il crac Lehman e gli effetti della politica monetaria dell’ex governatore Bce Jean-Claude Trichet.

Con quest’ultimo, Carmignac si è scontrato duramente fino all’ultimo. “Addio, non sentiremo certo al sua mancanza! – scrisse il finanziere in una missiva a Trichet sul finire del mandato ai vertici di Eurotower – Durante la sua carriera ha inflitto il colpo di grazia all’industria francese con la sua politica del franco forte degli anni ’90, ha peggiorato l’impatto della crisi del 2008 sottostimandone la dimensione e, più recentemente, ha messo in pericolo l’euro con una sconsiderata incursione sui tassi e un chiaramente inadeguato supporto al debito dei Paesi europei più deboli. Domani siederà per l’ultima volta sulla poltrona della Bce. È la sua ultima opportunità per lasciare una nota positiva”. Anche perché, a suo giudizio, “ la situazione è seria e richiede un’azione immediata”. La nuova strategia espansiva invocata da Carmignac è invece arrivata solo con Draghi. Di qui il grande apprezzamento e le parole di stima per l’attuale numero uno della Bce. Anche perché, come pronosticò il suo braccio destro Frédéric Leroux, la Francia è “un enigma. Ha un problema di fondo, la sua competitività”. Così se nulla cambia, “diventerà il nuovo epicentro della crisi dell’euro”. Messaggio antico, ancora carico di attualità, per il primo ministro delle finanze della Unione europea.

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