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Il Titanic II è pronto a riprendere il mare: si salpa nel 2022, con due importanti differenze rispetto al passato

L’impresa è opera del magnate australiano Clive Palmer che ha investito oltre 500 milioni di dollari: dopo il annuncio del 2012 e i vari stop burocratici, il suo sogno è sempre più vicino a diventare realtà. Al momento non sono ancora aperte le vendite dei biglietti per i 2400 posti disponibili

di Kevin Ben Alì Zinati

Il Titanic è pronto a riprendere il mare. Nel 2022 una replica del transatlantico più famoso del mondo compirà il suo viaggio inaugurale, 110 anni esatti dall’ormai leggendario affondamento. Prima una sgranchita da Dubai a Southampton, poi l’impresa più romantica: ripercorrere il viaggio originale dal porto inglese fino a New York. La nave è stata battezzata Titanic II e sarà identica a quella del 1912 nella lunghezza di 269 metri, negli allestimenti, nella distinzione dei passeggeri in tre classi e nelle sale. Solo due differenze sostanziali: la tecnologia e la sicurezza. Il Titanic II infatti avrà stabilizzatori orizzontali e un sistema di propulsione elettrodiesel anziché le 159 fornaci a carbone e le 29 caldaie dell’originale. Soprattutto però sarà dotata di controlli satellitari, moderni sistemi di navigazione e un numero di scialuppe e giubbotti di salvataggio adeguato al numero dei passeggeri. L’impresa è opera del magnate australiano Clive Palmer che ha investito oltre 500 milioni di dollari: dopo il annuncio del 2012 e i vari stop burocratici, il suo sogno è sempre più vicino a diventare realtà. Al momento non sono ancora aperte le vendite dei biglietti per i 2400 posti disponibili ma in moltissimi sono pronti a spese folli pur di rivivere l’avventura del Titanic.

La storia e l’incidente

Mastodontico, lussuoso e definito come inaffondabile, il Titanic era il transatlantico più grande e tecnologicamente avanzato dell’epoca. Insieme a due altre navi gemelle, il Britannic e il l’Olympic, doveva essere il “ponte mobile” settimanale tra l’Europa e l’America. Il viaggio inaugurale partì da Southampton il 10 aprile 1912 con 1317 passeggeri e quasi 900 membri dell’equipaggio. Nella notte del 14 aprile le vedette, a occhio nudo poiché non c’erano binocoli a bordo, avvistarono un iceberg ma la comunicazione avvenne in ritardo e la nave speronò il blocco di ghiaccio ad una velocità di 22,5 nodi, oltre 40km all’ora. Lo scafo si aprì e il Titanic cominciò lentamente ad imbarcare acqua. Partirono le operazioni di emergenza ma a bordo c’erano solo 16 scialuppe che non sarebbero mai bastate per tutti i passeggeri. Inoltre, molte vennero calate in mare mezze vuote. La nave imbarcò acqua finché non la prua non si fu completamente inabissata, e la poppa si alzò sul livello del mare di circa 30 gradi finché non si spezzò in due, affondando e portando con sé molti dei passeggeri. Sopravvissero solo in 706.

Il relitto

Nel settembre del 1985 l’oceanografo Robert Ballard ritrovò il relitto del Titanic a oltre 3mila metri di profondità, a 486 miglia dall’isola di Terranova, nell’Atlantico. La poppa era a quasi 600 metri di distanza dalla prua, girata in direzione opposta. Da allora moltissimi reperti sono stati recuperati, diventando vere e proprie reliquie. Recentemente studi e analisi avrebbero tuttavia lanciato l’allarme riguardo al relitto. Sembrerebbe infatti che il Titanic stia lentamente scomparendo a causa dell’erosione dovuta a batteri, flora e fauna sottomarine, oltre all’azione delle correnti oceaniche.

Il Cinema

Lo spettacolare e drammatico spezzarsi in due del Titanic è impresso nella mente di milioni di persone soprattutto grazie al film del 1997 di James Cameron, con Leonardo DiCaprio e Kate Winslet. Il colossal è una pietra miliare della storia del cinema con 11 Oscar vinti (come Ben Hur e il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re), il terzo maggior incasso di sempre (oltre 2 miliardi di dollari) e fece da trampolino per la carriera di DiCaprio. Cameron inoltre è uno dei massimi conoscitori della storia del Titanic. Oltre alla pellicola, il regista gli ha dedicato anni di documentari e ricerche. Suo infatti è l’uso della “teoria della banana” per visualizzare in modo semplice l’affondamento: la prua si inabissa, la nave si inclina, la pressione la spezza in due, il doppio fondo che, come la buccia di una banana, prima tiene le due parti attaccate per poi spezzarsi, dividendole in due.

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