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19 Settembre 2019

Ultimo aggiornamento: 20:22 del 19 Settembre 2019

Vespa, Fnsi: “Intervista a vittima di violenza priva di deontologia”. Lui replica: “Polemica violenta”. E l’ad Rai: “Condivido contrarietà”

di F. Q.
Il caso è arrivato anche in Parlamento: i capigruppo di Leu hanno presentato un'interrogazione, subito seguiti da un senatore del Pd. Sotto accusa i termini usati dal conduttore nei confronti di Lucia Panigalli, vittima di un duplice tentativo di femminicidio. Il giornalista sarà ora sottoposto a un procedimento disciplinare chiesto direttamente da una privata cittadina
Vespa, Fnsi: “Intervista a vittima di violenza priva di deontologia”. Lui replica: “Polemica violenta”. E l’ad Rai: “Condivido contrarietà”
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Bruno Vespa

Porta a Porta

Violenza sulle Donne

Il caso dell’intervista di Bruno Vespa a Lucia Panigalli, vittima di tentato femminicidio, andata in onda durante l’ultima puntata di Porta a Porta il 17 settembre scorso, dopo le considerazioni della Federazione nazionale della stampa italiana e dell’Ordine dei giornalisti, è arrivato anche in Parlamento e ai vertici aziendali. Sotto accusa sono finiti i “toni e il linguaggio utilizzati” dal conduttore durante la trasmissione, come la definizione “amore folle” o la frase “se avesse voluto ucciderla lo avrebbe fatto”. Termini considerati “ambigui” e “privi di deontologia” dai sindacati che oggi sono costati al giornalista l’apertura di un “procedimento disciplinare” nei suoi confronti. Le polemiche, ha replicato però Vespa sono “violente”, tanto da sentirsi “criminalizzato”. Necessario, invece, per l’ad Rai, Fabrizio Salini, che ha condiviso “la contrarietà suscitata dai toni del presentatore”, svolgere “tutti gli approfondimenti necessari per fare chiarezza”.

La nota congiunta Fnsi – UsigaRai e l’apertura del procedimento disciplinare – Dopo le critiche lanciate ieri dalle associazioni che difendono i diritti delle donne, il comportamento tenuto dal giornalista durante l’intervista è stato denunciato anche dallo stesso sindacato Rai e dalla Commissione pari opportunità della Federazione nazionale della stampa italiana. “Di fronte ai continui episodi di violenza contro le donne la Rai dovrebbe essere promotrice di cambiamento culturale. E invece dobbiamo assistere all’ennesima intervista che mette sotto accusa la vittima”, si legge nella nota congiunta. “Non è nuovo Vespa a questo tipo di interviste, che si trasformano in interrogatori alle donne invece che in occasioni per raccontare e approfondire un fenomeno strutturale come quello della violenza”, proseguono Usigrai e Fnsi, sottolineando come le parole distorte applicate a una violenza non sono casi isolati. “Ci chiediamo come sia possibile, alla luce del ruolo che la Rai svolge al servizio delle cittadine e dei cittadini, che possa venire tollerata una tale, distorta, tossica rappresentazione della violenza contro le donne”, concludono le due rappresentanze, che lanciano un monito anche all’AD Fabrizio Salini, sottolineando la violazione “non solo delle norme deontologiche ma anche del Manifesto di Venezia“. Una posizione condivisa nel pomeriggio anche dalla Commissione pari opportunità dell’Ordine dei giornalisti che in una nota ha annunciato che il giornalista sarà “sottoposto al rituale procedimento disciplinare”, arrivato di fronte al consiglio di disciplina territoriale del Lazio grazie alla denuncia di una privata cittadina. Nella nota la Cpo ha sottolineato “i contenuti, i toni e il linguaggio” deplorevoli “utilizzati dalla trasmissione” evidenziando il comportamento “ambiguo e scorretto” nei confronti della donna “già vittima di violenza”, chiedendo “maggiore attenzione alla Rai nella verifica delle trasmissioni dal contenuto particolarmente sensibile come questo”.

La risposta di Vespa: “Criminalizzato” – Immediata la reazione del conduttore alle critiche. “Mi sono dimesso il 23 gennaio 2016 dalla Federazione Nazionale della Stampa per il carattere violento, pretestuoso e settario delle sue polemiche nei miei confronti. Il mio giudizio si rafforza alla luce dell’incredibile dichiarazione di oggi. Credo sia la prima volta in assoluto che un giornalista viene criminalizzato a causa di una trasmissione per la quale viene al tempo stesso ringraziato dall’avvocato della sua presunta vittima”, ha dichiarato Vespa, sottolineando la posizione di Giacomo Forlani, legale della Panigalli che ha ringraziato il presentatore “per la sensibilità mostrata nei confronti di un caso umano”. Una posizione poi rivista dalla vittima che, sentita dall’Ansa, si è invece detta “profondamente offesa” dal conduttore.

L’intervento di Salini – “Condivido la forte contrarietà suscitata dai toni dell’intervista realizzata da Bruno Vespa alla signora Lucia Panigalli”, così l’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini ha commentato il caso, sottolineando che l’azienda “considera la difesa e la tutela dei diritti delle donne un principio imprescindibile e indiscutibile, su cui non sono mai tollerabili equivoci. Assicuro che saranno svolti tutti gli approfondimenti necessari per fare chiarezza sulla vicenda“. “Prendo atto – ha proseguito – che lo stesso Vespa si è scusato per gli equivoci. Ribadisco che la Rai e tutte le sue strutture – a cominciare da Porta a Porta – devono aderire alla linea editoriale dell’azienda che condanna fermamente la violenza – di qualsiasi natura, in ogni forma e modo”.

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Il caso in Parlamento – E la polemica è arrivata anche in Parlamento con l’intervento del vicepresidente del Movimento 5 stelle della Camera, Maria Edera Spadoni, quello di Liberi e uguali e del senatore del Partito democratico Francesco Verducci, esponente della Commissione di Vigilanza Rai che ha annunciato un’interrogazione parlamentare sul tema. “È davvero sconcertante dover commentare quanto successo in una delle principali trasmissioni della Rai, ‘Porta a porta’ con ospite Lucia Panigalli, sopravvissuta alla violenza del suo ex-compagno – ha detto Verducci – La conduzione di Bruno Vespa ha rovesciato l’intento della trasmissione, trasformandola in un megafono dei peggiori pregiudizi e distorsioni nei confronti della parità di genere e dell’emancipazione femminile. È inaccettabile, in un Paese come il nostro segnato dalla piaga drammatica del femminicidio, che si continui surrettiziamente ad alimentare una sub-cultura manipolatoria e discriminatoria. È andata in onda l’ennesima pagina nera per il servizio pubblico, in uno spazio vetrina della rete ammiraglia. Un fatto su cui l’Ad Salini deve intervenire. Per questo presenteremo una interrogazione urgente”. Un’interrogazione già presentata dai capigruppo di Leu alla Camera e al Senato che hanno chiesto un “intervento urgente dell’azienda”. Posizione condivisa anche da Maria Edera Spadoni che ha promesso una segnalazione all’Agcom (Autorità garante per le comunicazioni): “Su temi così delicati e sulla sofferenza delle persone, tutti coloro che svolgono il difficile compito di informare, devono avere la massima attenzione e delicatezza. Anche la commissione Pari Opportunità del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ‘deplora contenuti, toni e linguaggio utilizzati nella trasmissione Porta a Porta’ Inoltre Bruno Vespa è stato deferito al Consiglio di Disciplina del Lazio per l’intervista. Anche io farò una personale segnalazione all’Agcom”.

La vittima: “Offesa dai toni, mi dissocio dal mio legale” – “Le luci, la concitazione, il pubblico, i tempi velocissimi mi hanno frastornato in modo tale da impedirmi di capire ciò che era appena successo, ma ora a mente più fredda dichiaro di sentirmi profondamente offesa dal tono e dai modi usati da Vespa nel corso della trasmissione. Mi sento offesa anche a nome di tutte le donne che non sono state ‘fortunate’ come me'”. Così l’intervistata, Lucia Panigalli, ha risposto all’Ansa in merito alla vicenda che la vede protagonista. “Desidero dissociarmi da quanto apprendo che avrebbe dichiarato uno dei miei legali, fermo restando che ringrazio l’Azienda Rai per l’attenzione che da sempre riserva al mio caso”, ha continuato la Panigalli. Dopo l’intervista rilasciata a ‘Porta a Porta’, ha spiegato, “nell’immediato non sono riuscita a capire cosa mi aveva tanto infastidita. E solo in seguito ho realizzato che non mi sono state poste le domande che mi aspettavo dopo i lunghi colloqui con la redazione. Viceversa – ha precisato la Panigalli – mi è stato chiesto di rivivere le fasi più truci dell’aggressione subita, senza quasi darmi modo di spiegare il motivo vero per cui mi trovavo in quello studio e senza che si cogliesse l’estrema drammaticità di quanto patito”.

Il caso in trasmissione – Durante la puntata Vespa ha usato diverse espressioni considerate “scorrette e irrispettose” nei confronti della donna. Frasi come “se avesse voluto ucciderla, l’avrebbe fatto”, oppure “signora, 18 mesi sono un bel flirtino”, riferendosi alla storia della vittima con il suo aggressore, o ancora chiamando “amore folle” l’ossessione di lui, Mauro Fabbri. Due in particolare i tentativi di omicidio di Fabbri: il primo nel 2010, quando l’ex compagno della Panigalli l’ha aggredita con calci, pugni e coltellate, finendo poi in galera per 8 anni e mezzo, la seconda nel 2017, quando ha commissionato al suo compagno di cella il delitto, offrendo in cambio 25mila euro, un trattore e un’auto. Un ipotetico reato, quest’ultimo, confermato dalle registrazioni ambientali ma che per la giustizia italiana non è perseguibile non potendo “fare un processo alle intenzioni”.

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  • 09:05 - Arriva Oltreplastica, la mostra su mutamento plastica contemporanea

    Milano, 5 dic.(Adnkronos) - Oltreplastica è una mostra sul mutamento in atto nella plastica contemporanea e sul ruolo che il design svolge nel ripensare la materia, il progetto, la responsabilità.

    Lo si legge in una nota. Curata da Frida Doveil e prodotta da Adi Design Museum con il supporto di Eni, Main Partner del museo, la mostra esplora i percorsi di transizione che accompagnano la plastica “oltre” la sua natura, mettendo a fuoco il rapporto tra cultura materiale, innovazione industriale e sostenibilità ambientale. “Oltreplastica è qualcosa di più duraturo di un titolo di mostra” osserva la curatrice “È un neologismo. Vuole mettere in evidenza uno stato di fatto: la plastica come l’abbiamo sempre conosciuta è cambiata. Questo richiede modi nuovi di nominarla, di classificarla, ma soprattutto di utilizzarla. Oltreplastica ci suggerisce una nuova tassonomia di una materia in mutazione, e ci racconta dell’innovazione di design come vero volano culturale capace di favorire questa trasformazione”

    Più di trent’anni dopo l’appello di Carl Sagan a custodire “il pallido puntino blu”, simbolo della fragilità del nostro pianeta, la Osaka Blue Ocean Vision del G20 (2019) segna il primo impegno internazionale per azzerare entro il 2050 la dispersione di rifiuti plastici nei mari, attraverso un approccio globale al ciclo di vita della plastica. Un atto di responsabilità che, al di là della tecnica, chiama in causa l’intero sistema industriale e la Cultura del Progetto: un nuovo modo di pensare la materia, le sue forme, i suoi cicli vitali.

    “Progettare per la contemporaneità pone problemi di ruolo e di metodo: superate le illusioni del Modernismo, ci resta oggi l’idea di un progetto riformatore di design come modificazione continua del contemporaneo, un progetto che si carica di senso solo all’interno di un più vasto contesto sociale e acquista valore attraverso il dispiegarsi disciplinare nelle sue applicazioni concrete”. Commenta il presidente Adi Luciano Galimberti. “Scienza e tecnologia hanno oggi bisogno di nuove domande per poter elaborare nuove risposte orientate ai valori del progresso sociale. Solo una disciplina consapevole che il progetto di design non può limitarsi a prudente misura della distanza dagli obiettivi, ci aiuterà a capire i caratteri dinamici che la modificazione continua del contemporaneo impone.”

    Oltreplastica non celebra né condanna la plastica: ne indaga piuttosto la metamorfosi. Da simbolo del progresso moderno e della produzione di massa, materia leggera, versatile, accessibile, la plastica si trova oggi al centro di una ridefinizione radicale, nella quale design e scienza dei materiali agiscono insieme per riscriverne il destino. Attraverso una costellazione di prodotti, materiali e processi pionieri, la mostra racconta un percorso ancora in itinere, fatto di sperimentazioni concrete e invenzioni di progetto che testimoniano la possibilità di una plastica responsabile, capace di superare i limiti della propria origine. Il racconto si apre con un richiamo alle origini, quando i primi polimeri sintetici divennero materia dell’innovazione e del sogno moderno, con la sezione “La plastica degli inizi”. Cinque plastiche iconiche – poliuretano, resina poliuretanica, polietilene, polipropilene, acrilonitrile butadiene stirene, SAN stirene acrilonitrile – rievocate attraverso altrettanti oggetti premiati con il Compasso d’Oro tra il 1954 e il 2004, tracce tangibili di un’epoca in cui la plastica era “la materia dell’invenzione” per eccellenza.

    Da questa premessa storica si dipana una classificazione delle plastiche contemporanee, articolata in cinque profili di trasformazione e circolarità: rivitalizzata, la plastica che rinasce dal riciclo chimico e meccanico; a massa bilanciata, derivata da materie prime alternative; bio-based, prodotta da fonti biologiche rinnovabili; rigenerata, ottenuta da scarti e residui organici, biofabbricata, creata da organismi e cellule viventi.

    Cinque sezioni dove la materia non è più un’entità inerte, ma un campo di relazioni tra tecnologia, biologia e progetto. Collocando la lettura del cambiamento nella realtà concreta della produzione, Oltreplastica restituisce un panorama di imprese, ricercatori e designer che interpretano la materia come agente attivo di trasformazione. Il design emerge qui come pratica evolutiva, capace di generare bellezza a partire dallo scarto, di ridefinire gli standard estetici, di prefigurare un futuro in cui la plastica, pur restando plastica, diventa “plausibile” dal punto di vista ambientale, tecnico e culturale. Questo processo è inarrestabile: si muove in modo organico e rapido, attraversando scienza, industria, società e immaginario. Un’evoluzione che non riguarda soltanto i materiali, ma la nostra stessa idea di contemporaneità. La mostra è realizzata con il supporto di Eni, Main Partner.

  • 09:04 - Arriva Oltreplastica, la mostra su mutamento plastica contemporanea

    Milano, 5 dic.(Adnkronos) - Oltreplastica è una mostra sul mutamento in atto nella plastica contemporanea e sul ruolo che il design svolge nel ripensare la materia, il progetto, la responsabilità.

    Lo si legge in una nota. Curata da Frida Doveil e prodotta da Adi Design Museum con il supporto di Eni, Main Partner del museo, la mostra esplora i percorsi di transizione che accompagnano la plastica “oltre” la sua natura, mettendo a fuoco il rapporto tra cultura materiale, innovazione industriale e sostenibilità ambientale. “Oltreplastica è qualcosa di più duraturo di un titolo di mostra” osserva la curatrice “È un neologismo. Vuole mettere in evidenza uno stato di fatto: la plastica come l’abbiamo sempre conosciuta è cambiata. Questo richiede modi nuovi di nominarla, di classificarla, ma soprattutto di utilizzarla. Oltreplastica ci suggerisce una nuova tassonomia di una materia in mutazione, e ci racconta dell’innovazione di design come vero volano culturale capace di favorire questa trasformazione”

    Più di trent’anni dopo l’appello di Carl Sagan a custodire “il pallido puntino blu”, simbolo della fragilità del nostro pianeta, la Osaka Blue Ocean Vision del G20 (2019) segna il primo impegno internazionale per azzerare entro il 2050 la dispersione di rifiuti plastici nei mari, attraverso un approccio globale al ciclo di vita della plastica. Un atto di responsabilità che, al di là della tecnica, chiama in causa l’intero sistema industriale e la Cultura del Progetto: un nuovo modo di pensare la materia, le sue forme, i suoi cicli vitali.

    “Progettare per la contemporaneità pone problemi di ruolo e di metodo: superate le illusioni del Modernismo, ci resta oggi l’idea di un progetto riformatore di design come modificazione continua del contemporaneo, un progetto che si carica di senso solo all’interno di un più vasto contesto sociale e acquista valore attraverso il dispiegarsi disciplinare nelle sue applicazioni concrete”. Commenta il presidente Adi Luciano Galimberti. “Scienza e tecnologia hanno oggi bisogno di nuove domande per poter elaborare nuove risposte orientate ai valori del progresso sociale. Solo una disciplina consapevole che il progetto di design non può limitarsi a prudente misura della distanza dagli obiettivi, ci aiuterà a capire i caratteri dinamici che la modificazione continua del contemporaneo impone.”

    Oltreplastica non celebra né condanna la plastica: ne indaga piuttosto la metamorfosi. Da simbolo del progresso moderno e della produzione di massa, materia leggera, versatile, accessibile, la plastica si trova oggi al centro di una ridefinizione radicale, nella quale design e scienza dei materiali agiscono insieme per riscriverne il destino. Attraverso una costellazione di prodotti, materiali e processi pionieri, la mostra racconta un percorso ancora in itinere, fatto di sperimentazioni concrete e invenzioni di progetto che testimoniano la possibilità di una plastica responsabile, capace di superare i limiti della propria origine. Il racconto si apre con un richiamo alle origini, quando i primi polimeri sintetici divennero materia dell’innovazione e del sogno moderno, con la sezione “La plastica degli inizi”. Cinque plastiche iconiche – poliuretano, resina poliuretanica, polietilene, polipropilene, acrilonitrile butadiene stirene, SAN stirene acrilonitrile – rievocate attraverso altrettanti oggetti premiati con il Compasso d’Oro tra il 1954 e il 2004, tracce tangibili di un’epoca in cui la plastica era “la materia dell’invenzione” per eccellenza.

    Da questa premessa storica si dipana una classificazione delle plastiche contemporanee, articolata in cinque profili di trasformazione e circolarità: rivitalizzata, la plastica che rinasce dal riciclo chimico e meccanico; a massa bilanciata, derivata da materie prime alternative; bio-based, prodotta da fonti biologiche rinnovabili; rigenerata, ottenuta da scarti e residui organici, biofabbricata, creata da organismi e cellule viventi.

    Cinque sezioni dove la materia non è più un’entità inerte, ma un campo di relazioni tra tecnologia, biologia e progetto. Collocando la lettura del cambiamento nella realtà concreta della produzione, Oltreplastica restituisce un panorama di imprese, ricercatori e designer che interpretano la materia come agente attivo di trasformazione. Il design emerge qui come pratica evolutiva, capace di generare bellezza a partire dallo scarto, di ridefinire gli standard estetici, di prefigurare un futuro in cui la plastica, pur restando plastica, diventa “plausibile” dal punto di vista ambientale, tecnico e culturale. Questo processo è inarrestabile: si muove in modo organico e rapido, attraversando scienza, industria, società e immaginario. Un’evoluzione che non riguarda soltanto i materiali, ma la nostra stessa idea di contemporaneità. La mostra è realizzata con il supporto di Eni, Main Partner.

  • 00:16 - Microbioma alleato contro il mieloma: "Dieta ricca di fibre può frenarlo"

    Milano, 4 dic. (Adnkronos Salute) - Il mieloma si può combattere anche a tavola. Uno nuovo studio internazionale guidato dal gruppo di Matteo Bellone, responsabile dell'Unità di Immunologia cellulare dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano, e da Urvi A. Shah, ematologa-oncologa del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, suggerisce che "una dieta ricca di fibre e basata su alimenti vegetali può modificare" in positivo "alcuni dei meccanismi biologici in grado di ritardare la progressione verso il mieloma multiplo". Gli autori del lavoro, pubblicato su 'Cancer Discovery', indicano che "intervenire sull'alimentazione può trasformarsi in un 'interruttore biologico' capace di influenzare metabolismo, immunità e flora batterica intestinale".

    "Per la prima volta abbiamo dimostrato che un intervento nutrizionale strutturato può incidere sui meccanismi alla base della progressione del mieloma", spiega Bellone. "La maggior parte dei pazienti che presentano condizioni pre-mielomatose - aggiunge Shah - vengono semplicemente monitorati e questo può generare molta ansia. Il nostro studio è il primo a dimostrare che un'alimentazione ricca di fibre e prevalentemente vegetale può migliorare la salute dell'intestino, il metabolismo e la funzione immunitaria in questi pazienti, e potrebbe contribuire a rallentare la progressione verso il mieloma. Sapere che un semplice cambiamento alimentare a basso rischio può fare la differenza può essere davvero incoraggiante.

    Il mieloma multiplo - ricordano dall'Irccs del Gruppo San Donato - è un tumore del sangue che colpisce ogni anno più di 160mila persone nel mondo e circa 5mila in Italia. Quasi sempre nasce da due condizioni precancerose, Mgus (gammopatia monoclonale di significato incerto) e Smm (mieloma multiplo asintomatico), che interessano oltre il 5% della popolazione sopra i 50 anni. Sono stati definiti 'stati di attesa biologica' perché non provocano sintomi, ma possono evolvere nel corso degli anni in un mieloma conclamato. Capire come rallentare questa evoluzione è una delle sfide più urgenti della ricerca ematologica. Già nel 2018 il gruppo di Bellone aveva firmato una delle prime scoperte che collegavano il microbioma intestinale alla progressione del mieloma. All'epoca, lo studio mostrò come determinati batteri fossero in grado di alimentare processi infiammatori e immunitari che accelerano la malattia. Quel lavoro ha gettato il seme per l'intero filone di ricerca: "Se il microbioma può spingere la malattia in avanti, forse può anche frenarla", è l'intuzione da cui è nato il nuovo studio che ha visto scienza clinica e biologia sperimentale convergere su un'unica domanda: può la dieta diventare uno strumento terapeutico?

    La sperimentazione clinica denominata 'Nutrivention', monocentrica e a braccio singolo, guidata da Shah al Memorial Sloan Kettering, ha coinvolto 23 persone con Mgus e Smm e con un indice di massa corporea elevato, che per 12 settimane hanno seguito una dieta ricca di fibre e a prevalenza vegetale senza alcuna restrizione calorica. L'obiettivo non era mangiare meno, ma mangiare diversamente, privilegiando frutta, verdura, legumi, cereali integrali. Contrariamente a quanto ritenuto finora - sottolineano gli autori - lo studio ha dimostrato che una dieta ricca di fibre non solo è sostenibile, ma provoca anche fastidi limitati e ben tollerati. Un risultato che ha convinto oltre il 70% dei pazienti a proseguire il nuovo regime dietetico ben oltre le 12 settimane.

    I dati, ottenuti grazie anche a un diario alimentare compilato dai partecipanti allo studio - riferisce una nota del San Raffaele di Milano - hanno mostrato che, gradualmente, l'organismo sembra tirare il freno. Il peso corporeo si riduce, la sensibilità insulinica migliora, l'infiammazione si attenua e la flora batterica si arricchisce di specie capaci di produrre butirrato, una molecola nota per le sue proprietà antinfiammatorie e antitumorali. Anche se lo studio non era disegnato per fornire informazioni sull'andamento della malattia, negli 8 pazienti valutabili per questo parametro la traiettoria della componente monoclonale (M-spike), il principale indicatore di progressione da una condizione precancerosa a una di mieloma multiplo, si è stabilizzato e in 2 pazienti è addirittura migliorato. "E' come se la malattia, abituata a correre lentamente, ma inesorabilmente, avesse trovato un ostacolo imprevisto sul percorso", commenta Bellone.

    Il cuore della ricerca guidata dallo scienziato - svolta principalmente da Laura Cogrossi, all'epoca dello studio dottoranda all'università Vita-Salute San Raffaele e ora al Cancer Research UK Manchester Institute - è stato non solo mostrare che la dieta di per sé cambia i parametri clinici associati con la progressione della malattia, ma anche spiegare perché lo fa. Nei laboratori del San Raffaele i ricercatori hanno alimentato dei modelli murini con una dieta ad alto contenuto di fibre e monitorato nel tempo ciò che accadeva nel loro organismo. Hanno così osservato che la dieta ricca di fibre ha modificato la composizione del microbioma intestinale dei topi, aumentando in particolare la produzione di acidi grassi a catena corta come il butirrato. Queste molecole hanno ridotto l'aggressività della malattia nel modello animale, mentre hanno rallentato la proliferazione delle cellule tumorali in coltura, un modello in vitro della patologia. La dieta ha inoltre rimodellato le caratteristiche delle cellule immunitarie nel midollo osseo (sede d'origine del mieloma multiplo) degli animali, reindirizzandole verso un'azione potenzialmente antitumorale. Grazie a questi cambiamenti, nei topi l'evoluzione verso il mieloma conclamato veniva drammaticamente posticipata.

    Analizza Bellone: "E' come se il microbiota, riprogrammato dalla dieta, avesse modificato l'intero microambiente tumorale, rendendolo meno favorevole alla proliferazione delle cellule di mieloma e più capace di sostenere una risposta immunitaria efficace. Una possibile spiegazione è che le molecole come il butirrato, prodotte dai batteri intestinali con la fermentazione delle fibre, abbiano raggiunto il midollo osseo dove potrebbero aver reindirizzato il comportamento delle cellule immunitarie verso un'azione antitumorale e rallentato la proliferazione delle cellule maligne. Una sorta di effetto a cascata: dal cibo al microbioma, dal microbiota al sistema immunitario, dal sistema immunitario al tumore".

    Alla luce di questi risultati si aprono nuovi orizzonti: studi clinici più ampi, interventi personalizzati e possibili combinazioni tra dieta e terapie già esistenti. Quello suggerito dai ricercatori "è un approccio che non sostituisce i trattamenti oncologici - puntualizzano - ma potrebbe affiancarli, accompagnarli e persino potenziarli, agendo su un terreno biologico spesso trascurato: lo stile di vita". In questo contesto è stato attivato in Italia un nuovo studio clinico multicentrico, di cui il San Raffaele è capofila con Tommaso Perini dell'Unità di Ematologia e Trapianto di midollo osseo, per ampliare e corroborare i risultati del lavoro. Il progetto si inserisce nel quadro delle attività del Comprehensive Cancer Center del San Raffaele, che integra ricerca, clinica e innovazione tecnologica per accelerare la traslazione dei risultati scientifici ai pazienti. Con il nuovo studio, sostenuto da Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, gli scienziati si propongono di dimostrare che diete a base vegetale alterano significativamente il microbiota intestinale, aumentando la produzione di acidi grassi a catena corta nei pazienti con Smm, a prescindere dal peso corporeo.

    "Il nostro obiettivo - conclude Bellone - è trasformare un gesto quotidiano, come mangiare, in uno strumento di prevenzione scientificamente solido. E' una strada che richiede rigore, ma che può cambiare la qualità e la prospettiva di vita di migliaia di persone". La ricerca pubblicata su 'Cancer Discovery' è stata supportata, oltre che dall'Airc, anche da Blood Cancer United, Paula and Rodger Riney Foundation, National Institutes of Health - Nih, Parker Institute for Cancer Immunotherapy, International Myeloma Society, Swedish Research Council, e da ulteriori fondi istituzionali e collaborazioni accademiche internazionali.

  • 19:50 - Caso Garlasco: perizia non spegne battaglia su Dna, punti pro e contro Sempio/Adnkronos

    Milano, 4 dic. (Adnkronos) - Un Dna compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio, ma il cui risultato non è un dato scientifico attendibile. La perizia affidata, nell'ambito dell'incidente probatorio, alla genetista Denise Albani non fornisce risposte certe sulla nuova indagine sul delitto di Chiara Poggi e la battaglia tra le parti - in merito alla traccia genetica trovata sulle unghie della vittima - è pronta a riaccendersi dell'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco. Le posizioni restano distanti, tanto che a leggere i commenti dei difensori del condannato Alberto Stasi e del nuovo indagato si ha l'impressione che le relazioni consegnate siano differenti. In oltre 90 pagine l'esperta poliziotta mette in fila gli elementi di partenza, chiarisce la metodologia utilizzata e fornisce le sue conclusioni.

    Unghie. Sono nove i margini ungueali della vittima che erano stati conservati: cinque della mano destra e quattro della sinistra. Per la perita l'attribuzione singola dei margini "non è verosimilmente riconducibile alla certa distinzione anatomica delle cinque dita in quanto tutti i margini ungueali di ogni singola mano sono stati inseriti all’interno del medesimo contenitore". In sintesi non è possibile indicare con certezza su quale dito preciso c'è presenza di Dna maschile. I Ris di Parma nel 2007 avevano escluso la presenza di materiale biologico sotto le unghie e l'inchiesta che ha portato alla condanna di Stasi ritiene che la vittima non si sia difesa.

    Perizia De Stefano. L'esperta Albani critica alcune metodologie utilizzate dal perito Francesco De Stefano e condivise con i consulenti di Stasi e Poggi. Un'analisi che portò a consumare tutti i margini ungueali della vittima per poi decretare che quei due Dna maschili misti non erano attribuibili all'imputato Stasi. Sempio, nel 2014, non era neppure un sospettato. Per l'attuale perita il cui approfondimento si è svolto 'sulla carta', "non è possibile" considerare le tre sessioni di tipizzazione Y fatte da De Stefano come repliche con il "limite oggettivo di non possedere alcun risultato consolidato". Le procedura adottate "hanno di fatto condizionato le successive valutazioni" perché non hanno consentito di ottenere un risultato "che fosse certamente affidabile e consolidato o, diversamente, certamente non interpretabile perché caratterizzato da artefatti".

    Conclusioni Albani. Il cromosoma Y non consente di arrivare all'"identificazione di un singolo soggetto" è la premessa. In questo caso si tratta di "aplotipi misti parziali" trovati sulle unghie di Chiara Poggi - uno riconducibile alla linea paterna di Andrea Sempio e uno ignoto - per i quali "non è possibile stabilire con rigore scientifico" se quel risultato deriva da un materiale biologico "depositato sotto o sopra le unghie della vittima" e "da quale dito" provengano. Né si può dire se la traccia è dovuta a "contaminazione" o "per trasferimento diretto o mediato" e ancora "quando" è stata lasciata. Qualsiasi valutazioni, di fronte alle "rilevanti criticità" dei risultati, sarebbero "suggestive" vista l'assenza "di dati scientifici granitici" scrive la perita. Resta quindi valida l'ipotesi, che già nel 2017 portò all'archiviazione, che Sempio abbia trasferito il suo Dna su un oggetto di casa Poggi, oggetto (non lavato) utilizzato in un altro momento dalla sorella dell'amico Marco.

    Compatibilità. L'utilizzo di uno specifico software - utilizzato dalla difesa Stasi e dai consulenti della Procura di Pavia - è la vera novità della perizia. Una procedura di cui la Albani critica per le "limitazioni in termini di conoscenze e applicativi attualmente disponibili nella comunità scientifica internazionale", tra cui l'assenza di un database "che contempli la popolazione locale d'interesse". Per la legge dei numeri se ne ricava che l'ipotesi che Sempio (e i soggetti imparentati con lui per via patrilineare) abbia contribuito alla traccia trovata su un'unghia della mano destra di Chiara "è approssimativamente da 476 a 2153 volte più probabile" rispetto a quella che la traccia appartenga a due ignoti. Tali valori si traducono in un supporto che va "da moderatamente forte a forte (sulla base della popolazione di riferimento)". La stessa ipotesi "è approssimativamente da 17 a 51 volte più probabile" per la traccia trovata sull'unghia sinistra, valore traducibile "in un supporto moderato".

    Impronte in casa. Nessuna impronta, né traccia di Dna di Andrea Sempio è emersa dall'incidente probatorio. "Da tutti i prelievi realizzati sugli acetati (sessanta, ndr), risultati negativi alla ricerca di sostanza ematica umana, non è stato estrapolato alcun profilo genetico utile a fini identificativo- comparativi" sono le conclusioni di Denise Albani, commissario capo tecnico biologo della Polizia di Stato. Le tracce sul tappetino del bagno sono riconducibili al padre della vittima, Giuseppe Poggi, altre non sono utili o troppo degradate. L'analisi sul sacchetto dei cereali o sui vasetti di fruttolo hanno restituito il Dna della vittima, mentre sulla cannuccia Estathè è stato estrapolato un profilo genetico maschile: è "estremamente forte l'ipotesi che Alberto Stasi abbia contribuito al profilo genetico estrapolato dal prelievo biologico".

  • 19:24 - Papa: incontra Benigni e vede estratti monologo su San Pietro 'che bello, parla di amore'

    Roma, 4 dic. (Adnkronos) - Questo pomeriggio al Palazzo Apostolico Papa Leone XIV ha incontrato Roberto Benigni insieme a Giampaolo Rossi, amministratore delegato della Rai, e a Simona Ercolani, ceo e direttore creativo di 'Stand by Me', produttrice, insieme a Vatican Media, del monologo “Pietro un uomo nel vento”, che sarà trasmesso da Rai1 il prossimo 10 dicembre in prima serata, e che è stato presentato questa mattina in anteprima mondiale alla stampa al MAXXI di Roma.

    Il Papa ha visto alcuni estratti del monologo: “Che bello, parla di amore”, ha commentato al termine. Durante l’incontro, prima della proiezione, il Papa e Benigni hanno parlato di cinema e de “La vita è bella”, che il Papa ha elencato fra i suoi quattro film preferiti, e di “La vita è meravigliosa” di Frank Capra. Il Papa e Benigni hanno parlato della vita di San Pietro, di Dante e di Sant’Agostino, della Divina Commedia e delle Confessioni.

    All’incontro hanno preso parte anche il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, il direttore di Vatican Media, Stefano D’Agostini, e alcuni collaboratori di Benigni.

  • 18:48 - Aceti (Salutequità): "Insostenibile il finanziamento Ssn, aggiornare strategia"

    Roma, 04 dic. - (Adnkronos) - “È ormai diventato insostenibile continuare a finanziare il Servizio sanitario nazionale con risorse importanti pari, nel 2026, a circa 142 miliardi, in una modalità che potremmo definire ‘per inerzia’ sulla base di vecchi modelli, vecchie situazioni e priorità, che non rispondono più alle necessità attuali del contesto epidemiologico, sociale, economico e politico. E’ necessario, pertanto, aggiornare la strategia del Servizio sanitario pubblico”. Lo ha detto Tonino Aceti, presidente di Salutequità, in occasione dell’evento di presentazione, a Roma, del report ‘La programmazione sanitaria per l’equità’, condotto da Salutequità.    

    La strategia attuale “non viene aggiornata dal 2006-2008 - spiega Aceti - L'ultimo Piano sanitario nazionale, infatti, risale a queste date, così come l'ultimo Patto per la Salute del 2019-2021, è in proroga. Abbiamo bisogno, invece, di una vision che guardi alla realtà vera, quella vissuta dai cittadini e che affronti le priorità”. La prima “è la non autosufficienza”. Ci sono poi “le demenze e i nuovi modelli professionali e organizzativi”. Per garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, secondo l’esperto, dovrebbe essere valorizzato “al meglio tutto ciò che si intende per Sanità digitale: telemedicina, teleassistenza e intelligenza artificiale. Sono tutti aspetti che non stiamo governando, ma stiamo gestendo in modo molto frammentato - sottolinea - Abbiamo bisogno di una visione d'insieme, di una regia e di un pensiero profondo che sia in grado di guidare questo processo di trasformazione del Ssn, da mettere in campo a stretto giro, altrimenti ne va dell'accesso equo alle cure e anche la sostenibilità del Ssn”.

    Secondo il presidente di Salutequità, in Italia vi è “un’enorme frammentazione della programmazione sanitaria regionale. Ci sono Regioni che hanno Piani sanitari, altre che dispongono di Piani sanitari e sociali, altre, ancora, hanno i Piani aggiornati, altre no. Ci sono Regioni che hanno Piani sanitari vecchi o che proprio ne sono sprovviste - elenca Aceti - Pertanto, tale frammentazione necessita di un'armonizzazione e di una strategia unitaria: il Piano sanitario nazionale. E’ necessario, quindi, che tutti gli attori istituzionali partecipino alla pianificazione del Piano, coinvolgendo le Regioni, il ministero, il Parlamento e tutti gli stakeholder del Ssn, a partire dalle associazioni di cittadini e di pazienti. Oggi abbiamo bisogno che la strategia del Servizio sanitario pubblico passi in modo significativo dal Parlamento - non come gli ultimi Piani sanitari nazionali, dove ha solo espresso pareri, anche non vincolanti - Diamo, quindi, all'organo sovrano la sovranità di decidere che sanità pubblica vogliamo avere per i prossimi anni”, conclude. 

  • 18:48 - Mennini: "Necessario correlare programmazione sanitaria a equità"

    Roma, 04 dic. - (Adnkronos) - “La programmazione sanitaria è l'elemento distintivo e fondamentale per garantire l'efficacia e l'efficienza di un Sistema sanitario nazionale come il nostro. Però, la programmazione sanitaria deve essere anche correlata al concetto di equità, perché l'equità esprime la valutazione in merito alla distribuzione, tanto dei costi quanto dei benefici, tra i diversi individui o gruppi sociali all'interno del Paese”.  Così Francesco Saverio Mennini, capo dipartimento della Programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale del ministero della Salute, intervenendo, in un videomessaggio, alla presentazione, a Roma, del report ‘La programmazione sanitaria per l’equità’, condotto da Salutequità. “

    E’ necessario creare e organizzare un Ssn che preveda l'erogazione di un numero di servizi variabile in funzione ai bisogni, in modo da garantire la medesima accessibilità all'assistenza sanitaria e provvedere anche a un uguale livello di salute per tutti i cittadini che insistono sul nostro territorio nazionale. Per fare questo - spiega Mennini - c'è bisogno di un modello di programmazione come quello messo in piedi all'interno del ministero della Salute, che parte, innanzitutto, dalla definizione delle risorse. Con grande orgoglio voglio sottolineare il fatto che in questi 3 anni siamo riusciti a garantire un finanziamento del Ssn con delle risorse così ingenti che mai si erano viste nel passato”.    

    Tuttavia, “le risorse da sole non bastano -a verte l’esperto - E’ necessario allocarle in modo corretto”, per questo “è necessario definire i bisogni e i fabbisogni reali della popolazione. Ciò che abbiamo fatto è condividere un modello di definizione di bisogno” per “essere in grado di capire le esigenze fondamentali, per quanto riguarda la popolazione che insiste sul territorio nazionale. La conseguenza logica di questo approccio è stata la definizione dei Livelli essenziali di assistenza, quindi le priorità per quanto riguarda l'assistenza sanitaria e i servizi, da garantire ai cittadini all'interno del Ssn”.

    Oltre a un “aggiornamento costante dei Lea”, per tenere il passo “delle novità che ogni anno si registrano a livello di nuove tecnologie e dei nuovi modelli di cura, organizzazione e gestionali”, una volta “definito il bisogno, il fabbisogno e gli standard di erogazione dei Livelli essenziali - aggiunge Mennini - diventa fondamentale anche allocare le risorse nella maniera più corretta possibile. Come si è potuto vedere negli anni passati, anche nell'ultima Legge di Bilancio, tutte le risorse già esistenti, ma anche quelle aggiuntive, sono state tutte finalizzate per obiettivi specifici, rispondenti ai bisogni e ai fabbisogni reali della popolazione e a quelli emersi dal modello di definizione del bisogno sviluppato all'interno del ministero della Salute”.   

    Tutto questo percorso, “necessita di un ulteriore intervento importante per far chiudere questo cerchio ideale della programmazione sanitaria - chiarisce l’esperto - Bisogna preoccuparsi anche di monitorare tutto ciò che si è fatto e ciò che si sta facendo, valutare e misurare le performance, grazie al nuovo sistema di garanzia” che permette di “individuare, quasi in tempo reale, le inefficienze del Sistema e correggerle, permettendo di garantire, nel miglior modo possibile, un accesso equanime alle cure di tutti i cittadini, ma soprattutto un modello omogeneo di presa in carico dei pazienti per tutelare la loro salute e, allo stesso tempo - conclude - garantire anche l'efficienza del Sistema stesso”.

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