Una picconata alle convinzioni dell’Inter. La prima di Antonio Conte in Champions League dice che il processo di costruzione di una squadra vincente è molto più lontano di quanto dicano i 9 punti in Serie A. Nella casa di San Siro contro lo Slavia Praga finisce 1 a 1. Un gol di Barella nei minuti di recupero evita la figuraccia e pareggia la rete segnata da Olayinka al 63esimo. Ma la sostanza non cambia: un punto in classifica contro la più debole di un girone che comprende Barcellona e Borussia Dortmund complica già tremendamente la corsa verso la qualificazione agli ottavi. Ma soprattutto sono completamente mancati nell’arco dei 90 minuti il “coraggio” e “l’intensità” annunciati da Conte alla vigilia. Si è vista invece un’Inter senza gioco e anche senza cattiveria: per ora il teorema che vede il tecnico leccese forte in campionato e debole in Europa è confermato.

Si capisce fin da subito che, almeno in Champions, nulla è cambiato rispetto alla passata stagione. Vestiti di nero per via della nuova nuova terza maglia, i nerazzurri non fanno paura ma ne hanno da vendere. La tensione che attanaglia Lukaku e compagni non si scioglie perché dall’altra parte lo Slavia Praga è subito a suo agio nell’interpretazione di un chiaro piano tattico: tanta aggressività e copertura delle linee di passaggio per impedire all’Inter di impostare dal basso, possesso palla paziente per rifiatare. Funziona a meraviglia, complice un Brozovic appannato che giustamente Conte sostituisce a metà ripresa, lasciando la regia a Sensi. Ma le imperfezioni non sono solo del croato: Gagliardini non entra mai in partita, dietro Skriniar e D’Ambrosio faticano a essere precisi. E qualche dubbio viene anche sulle scelte di formazione: era proprio il caso di lasciare in panchina Godin e di puntare su tanti giocatori già protagonisti delle débâcle delle scorsi stagioni?

Nel primo tempo l’Inter comunque l’Inter singhiozza ma crea qualche occasione, sempre per mezzo dei piedi di Sensi. Né De VrijD’Ambrosio riescono però a sfruttare tutti soli due cross da calcio piazzato. Altre due chance le ha Lautaro Martinez: nella prima si incespica, nella seconda il suo diagonale esce di poco alla sinistra della porta difesa da Kolar. Resta troppo poco per l’Inter in 45 minuti, soprattutto a fronte di un mancato predominio del gioco. Le difficoltà e l’assenza di un gioco portano l’Inter a innervosirsi, invece che trovare altri riversi nell’intesità agonistica. La ripresa così diventa ancora più brutta. La costruzione nerazzurra si sgretola definitivamente. L’intensità la mette lo Slavia Praga che prende il sopravvento. L’unico lampo è un cross di Lazaro, entrato al posto dell’infortunato Candreva, a inizio ripresa.

Nel frattempo gli ospiti si presentano sempre più di frequente nei 16 metri di Handanovic. Fino al gol, meritato, segnato da Oladeji Olayinka al 63′: il portiere dell’Inter fa un miracolo sulla conclusione ravvicinata di Zelený, ma poi non può nulla sul tap in della punta dello Slavia. Dopo la rete subita, i nerazzurri non si svegliano ma anzi, per 10 minuti scompaiono dalla partita in cui i cechi vanno anche vicini al raddoppio. Conte ritrova equilibrio con gli ingressi in campo di Barella e Politano per Brozovic e Martinez. Anche in questo caso, nessuna improvvisazione. L’Inter non sbanda più ma la reazione arriva tardi, tardissimo. Il gol di rabbia di Barella nei minuti di recupero con un colpo al volo di destro dopo la traversa colpita su punizione da Sensi serve a evitare la sconfitta. Resta troppo poco tempo invece per sperare di portare a casa i 3 punti, ovvero l’unica cosa che serviva all’Inter in casa contro lo Slavia Praga.

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