Mercoledì 11 settembre il sostituto procuratore Walter Cotugno ha chiesto l’assoluzione per Luca Pedemonte, l’agente accusato di eccesso colposo di legittima difesa perché aveva sparato uccidendo il ventenne Jefferson Tomalà, che minacciava il suicidio armato di una coltello da cucina. Nelle fasi convulse durante le quali gli agenti avevano tentato di disarmare il ragazzo, allo spray al peperoncino spruzzato nella stanza il giovane aveva risposto colpendo con diverse coltellate l’operatore di polizia che tentava di disarmarlo, portando Pedemonte a sparare in difesa del collega. Sei colpi alle spalle del ragazzo, uno dei quali ha sfiorato il collega a terra. Il gip ha fissato al prossimo 26 settembre l’udienza che vedrà le discussioni della difesa e delle parti civili e, probabilmente, l’emanazione della sentenza.

“Il mio assistito non poteva comportarsi diversamente – argomenta l’avvocato Antonio Rubino, che ha chiesto il rito abbreviato – i sei colpi sono stati necessari a placare l’azione offensiva, che la vittima portava avanti anche dopo il sesto sparo”.

Fuori dal tribunale ha atteso l’esito dell’udienza odierna una delegazione di amici e parenti del giovani con lo striscione “verità e giustizia per Jefferson Tomalà”, mentre i fratelli Tonnarelli, avvocati della famiglia della vittima, sottolineano come la negligenza fosse nell’intervento, a loro parere, non sia da rilevare solo nelle ultime fasi dell’operazione, ma in tutta la gestione dell’emergenza. “Ci sono dei margini di difesa – spiega Maurizio Tonnarelli – non posso dire quali, ma sicuramente qualcosa su quello che è stato fatto potrà essere messo in luce e sottoposto all’attenzione del giudice”.

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