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Mare Jonio, sbarcati 64 tra donne, bambini e malati: “Ma nave fuori da nostre acque”. Mediterranea: “Manca acqua, rotti dissalatori”

La nave batte bandiera italiana. Il ministero dell'Interno: "Rimane confermato il divieto di ingresso e sbarco per una nave che non rispetta le leggi e che pre-ordinatamente provoca lo stato di necessità a bordo per sbarcare in Italia". La ong: "Ci sono onde alte due metri e dobbiamo mettere al sicuro tutti"
Mare Jonio, sbarcati 64 tra donne, bambini e malati: “Ma nave fuori da nostre acque”. Mediterranea: “Manca acqua, rotti dissalatori”
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Donne, bambini e malati possono sbarcare. Per gli altri resta il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. Il Viminale dà l’ok allo sbarco dalla nave Mare Jonio, della ong Mediterranea Saving Human. “Come sempre fatto in passato, potranno scendere donne, bambini e malati. Rimane confermato il divieto di ingresso e sbarco per una nave che non rispetta le leggi e che pre-ordinatamente provoca lo stato di necessità a bordo per sbarcare in Italia”, spiegano fonti del Viminale. La nave batte bandiera italiana.

In mattinata, la ong aveva comunicato di aver raggiunto il limite delle acque territoriali, a 13 miglia nautiche a sud di Lampedusa. “Alle nostre reiterate richieste di porto sicuro fatte alle autorità della nostra bandiera, ancora nessuna risposta – spiegano dalla ong – Stiamo condividendo le informazioni su questa situazione con i nostri fratelli e sorelle a bordo: siamo tutti sulla stessa barca. Per noi il salvataggio si concluderà solo quando ognuno dei naufraghi sarà a terra, curato e assistito. Fino ad allora noi con loro, loro con noi”. “Ci sono onde alte due metri, ha detto all’Adnkronos la portavoce Alessandra Sciurba, “e dobbiamo mettere al sicuro tutti, soprattutto le persone più vulnerabili, come i bambini e le donne”. E ancora: “Non si può ogni volta ridurre anche le persone che erano in discrete condizioni in persone che poi hanno bisogno di essere evacuate d’urgenza. Questo è assurdo. Sono profughi di guerra che hanno diritto ad essere accolti”.

Mentre si è concluso lo sbarco delle 64 persone vulnerabili, la situazione a bordo si complica: “Si sono rotti i dissalatori, quindi niente acqua dai rubinetti – continua Sciurba – Le onde continuano a essere molto alte e c’è disagio a bordo, ma per ora non c’è nessuna evacuazione”.

Sui social, Mediterranea riporta che “a bordo della Mare Jonio continua un’altra giornata lunghissima che ha messo a dura prova i naufraghi, stanchissimi e flagellati dal mal di mare, l’equipaggio che deve dividersi tra la cura delle persone e la propria salute. La nostra nave è sballottata da onde di due metri da stamattina, e ha risposto alla situazione con la solita tenacia che la contraddistingue, ma cedendo, purtroppo, con un guasto all’evaporatore e al dissalatore. Siamo senza rubinetti, cucina e bagno, e rimane solo acqua in bottiglia. Fateli sbarcare”.

Intanto le condizioni a bordo secondo la Federazione nazionale dell’Ordine dei medici stanno diventando critiche. “Chiediamo l’intervento della magistratura perché disponga lo sbarco in un porto sicuro”, è l’appello lanciato dal presidente dell’Ordine. Sulla nave c’è infatti una iscritta, la ginecologa Donatella Albini che sottolinea come “qui stanno male tutti per quello che hanno passato e stanno passando, indipendentemente dalla nosografia delle malattie che consentano lo sbarco per motivi di salute”. La dottoressa continua: “Molti i racconti di violenze e torture, visibili sui corpi segnati. Delle gravidanze due sono a seguito di violenza nelle carceri libiche, tutti e tutte fuggono dai Paesi d’origine, segnati da violenza se non da guerra”.

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