Cinema

Venezia 76, la presidente di giuria contro Roman Polanski: “Non voglio alzarmi in piedi e applaudirlo”

Lucretia Martel ha spiegato la motivazione della sua assenza all’imminente serata di gala per il regista e per il suo ultimo film J’accuse, dedicato all’affare Dreyfus: “Mi mette a disagio. Non sarebbe giusto nei confronti di tutte le donne che rappresento e delle donne argentine vittime di stupro”

di Davide Turrini

“Non andrò alla serata di gala in onore di Roman Polanski, ma è giusto che il suo film sia in concorso a Venezia”. A tuonare contro il regista di Rosemary’s baby è la regista argentina Lucrecia Martel, presidente della giuria del Festival di Venezia 2019. Durante la conferenza stampa di presentazione delle giurie Martel ha spiegato la motivazione della sua assenza all’imminente serata di gala per Roman Polanski e per il suo ultimo film J’accuse, dedicato all’affare Dreyfus: “La presenza di Polanski in concorso, dopo ciò che ha fatto in passato, mi mette a disagio. Tanto che non parteciperò alla serata di gala in onore del suo film. Non voglio alzarmi in piedi ed applaudirlo. Non sarebbe giusto nei confronti di tutte le donne che rappresento e delle donne argentine vittime di stupro”.

Il j’accuse della Martel arriva dopo che pochi secondi prima il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, aveva risposto ad una domanda dei giornalisti sulla presenza di Polanski al Lido. “Sono convinto che dobbiamo distinguere l’artista dall’uomo – ha spiegato Barbera – La storia dell’arte è piena di artisti che hanno commesso crimini di diversa natura, tuttavia abbiamo continuato ad ammirare le loro opere d’arte. Cosa che vale anche per Polanski, a mio avviso uno degli ultimi maestri ancora attivi del cinema americano”. Martel, seduta di fianco a Barbera è subito intervenuta: “Un uomo che commette un crimine di queste dimensioni, che viene condannato e la vittima si considera soddisfatta del risarcimento, è difficile da giudicare. È difficile stabilire l’approccio giusto da adottare per le persone che hanno commesso determinati atti. Queste domande comunque fanno parte del dibattito dei nostri tempi. Non mi congratulo con lui ma credo questo che questo festival sia il luogo migliore dove proseguire questo tipo di discussione e confronto con lui”.

Il polverone sollevato durante la conferenza stampa veneziana non ha lasciato indifferente Luca Barbareschi che con la sua Eliseo Cinema ha co-prodotto il film, distribuito tra gli altri da 01: “Dopo le dichiarazioni della presidente della giuria di Venezia 76, siamo preoccupati che il film di Polanski non venga giudicato serenamente. Stiamo valutando di ritirarlo dal Concorso, a meno che non arrivino le scuse ufficiali”.

Polanski venne condannato per violenza sessuale commessa nel 1977 su una minorenne, Samantha Geimer. Per questo reato fece 42 giorni di carcere. Successivamente cercò un accordo per una pena con la condizionale ma dopo aver capito che l’accordo non gli sarebbe stato concesso nel 1978 è fuggito in Francia e da allora non può più mettere piede negli Stati Uniti. Nel 1993 Polanski ha raggiunto un accordo economico di risarcimento – 500mila dollari più interessi – con i legali della Geimer, ma, secondo diverse fonti giornalistiche, non ha mai tenuto fede per intero all’accordo. Nel 2008 la Geimer ha dichiarato che per lei Polanski “aveva già pagato abbastanza per il suo crimine” e che desiderava non fosse “condannato ad ulteriori punizioni”. Questa vicenda giudiziaria però, per via di diversi cavilli giuridici, non si era comunque conclusa e Polanski nel 2010 era arrestato a Zurigo sempre su richiesta degli Stati Uniti e messo ai domiciliari nella sua casa svizzera di Gstaad.

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