Caro sindaco Italia, non ci faccia venire l’orticaria ai timpani. Intanto, dopo tanto buon sale addosso, la inviterei a fare una passeggiata sotto le stelle sul molo di Ortigia e qui rivolgere il suo occhio attento, il suo orecchio fino. Davanti uno spicchio di mare da laguna, alle spalle si staglia l’imponente facciata del Duomo, risorto tra il colonnato del tempio di Atena del V secolo a.C. e che sembra invece consumarsi dalle ondate di selfie sul sagrato. Una piazza che sembra quasi l’estensione del ponte di una barca, a due passi la fonte d’Aretusa, dal richiamo mitologico irresistibile, in mezzo una vegetazione di papiri d’Egitto. Ecco all’estremità della punta il massiccio castello fortezza di Federico II. Al tramonto il sole, rosso come un’arancia, si tuffa dietro il promontorio che era caro agli dei. Oltre c’è il Plemmirio, qui il mare una tonalità d’azzurro quasi polinesiano ha scavato spettacolari grotte nelle falesie frastagliate. Sciami di chiurli svolazzano sopra le nostre teste.

Apperò: davanti a tutto questo popodimeno di meraviglie il pontile è deserto. Eppure il potenziale è enorme, potrebbe diventare come il Molo A di Portocervo, con yacht di ogni lusso e grandezza ormeggiati. A Portocervo hanno il Billionarie e schiera di briatorizzati. Qui invece si passeggia tra mitologia, archeologia e storia. La vede anche lei la differenza, o no?

Invece per qualche concessione di manica troppo larga ci sono bar e baretti, brulicanti di giovanissimi avventori, che fino alle tre di notte, e oltre, sparano decibel spaccatimpani e spaccacabbasisi da allontanare qualsiasi vaga voglia di approdo. Per non parlare delle case con affaccio sul molo che devono sorbirsi gli striduli di Siamo figli delle stelle e/o Una rotonda sul mare, accompagnati da voce gracchiante del dj di turno. Da mesi, le segnalazioni al gran fracasso sono ignorate. Eppure lei sa bene, signor sindaco Italia (uno con cognome così non poteva non occuparsi che del bene comune) che esiste una legge (per l’esattezza la 447/1995) per cui sopra la soglia di un tot di decibel dovrebbero scattare controlli e multe. E che l’inquinamento acustico è di fatto un reato contro l’ambiente. Fiato sprecato per chi protesta: non siamo mica a Ibiza.

Portatori sani di creativa “sicilianità”, il designer Andrea Perra e i fratelli Raffaele e Giuseppe Liberto: nel loro ristorante-boutique, Monzù, all’ombra del Duomo la musica ambient di sottofondo, in confronto, sembra un sussurro. Anche l’imprenditore Giovanni Carlo Rimbotti, fiorentino doc (abita nella casa che fu della Beatrice “dantesca”) dieci anni fa ha investito a Ortigia con due hotel du charme “Algilà”, waterfront, che si affacciano sulla antica Mastra Rua.

Cosa fare contro l’inquinamento acustico, altrettanto dannoso come l’aria che respiriamo? La ricetta per loro è la stessa: sperimentare un po’ di silenzio meditativo per mettersi in ascolto del respiro del mare. Rimbotti, poi, estenderebbe il concetto anche ai chiassosi motorini: “Sarebbe sufficiente verificare se il rumore rientra nei parametri (già di legge alti) e far sapere tramite i media che i vigili fanno controlli per disincentivare gli altri e suggerire di mettersi in regola. Le leggi ci sono già, basta applicarle e fare sapere che vengono applicate con regolarità per superare il concetto “sono stato sfortunato, mi hanno fatto la multa”, alla certezza che se trasgredisci prendi la multa.

Eppure la Sicilia sta vivendo una nuova ondata ecoresponsabile: ci sono sempre più aree protette (riserve naturali, fondali…). Pensi sindaco: al Bagno Nettuno, splendidamente incastonato nella roccia lungo la cinta muraria della città, in doccia non lasciano usare shampoo e balsamo, perché inquinano. E i pesciolini sembrano gradire perché quando ci si tuffa sembra di nuotare in un acquario. Vede, da un privato parte un’iniziativa smart.

Ortigia è patrimonio Unesco e mi chiedo davvero cosa voglia dire esattamente. C’è qualcuno che dopo il riconoscimento tuteli la dignità del luogo per continuare a meritarsi l’appartenenza? Mi piacerebbe che il “Sistema” funzionasse un po’ come le stelle Michelin. Dopo la stellina che brilla nel menù, lo chef non si sogna mica di trasformarlo in fast food. Ecco, se un luogo non rispetta certi parametri via dall’Unesco.

Caro sindaco, non si inseguono più i numeri, la quantità smisurata, ma la qualità. Lei sa bene che il “distrut-turismo” è il peggior nemico della bella Italia dal quale bisogna difendersi. E visto che siamo in terra mitologica: non vorremo mica fare come Kronos che appena nati ingoiava i propri figli.

Anche il Sud, da Napoli in giù, ha finalmente ingranato la macchina del turismo. Non lasciamola in mano agli incompetenti, ai distruttori della res pubblica. Abbassiamo i decibel, alziamo la qualità del turismo.

Ps. Sulla marea di sedute di plastica mi sono già espressa. Perché non far approvare un decreto intelligente “Ortigia plastic free”?

Instagram: januaria_piromallo

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