Questo editoriale riprende un contributo di Francesco Giubileo uscito su Bollettino Adapt dedicato all’era digitale dei centri per l’impiego, nel quale si evidenzia come l’ambito digitale in molti paesi europei non rappresenti più il futuro (come purtroppo risulta ancora essere qui in Italia), ma è ormai già una realtà consolidata.

Dal Regno Unito all’Estonia, il web è ormai al centro delle politiche attive del lavoro, Digital Reputation e Social Recruiting sono diventati la “Bibbia” per qualsiasi lavoro. Infatti, è bene sottolineare che la digitalizzazione non riguarda solo le professioni tecniche/scientifiche, impiegatizie e/o dirigenziali, ma tutte, ma proprio tutte le occupazioni (dal dog sitter al cameriere). Il web sta “mangiando” molto velocemente tutti gli altri canali di ricerca. Per alcune professioni, il ruolo di genitori e parenti si rivela del tutto insufficiente, soprattutto se si tratta di professioni ad alto livello tecnologico indirizzate alle medie/grandi imprese. Mentre conoscenti/colleghi avranno un ruolo sempre più rilevante; ma, attenzione, questo ruolo si manifesterà sempre di più sotto forma di segnalazione di annunci da parte soprattutto della propria rete professionale, sempre tramite i social.

In Italia, l’arrivo del prof. Mimmo Parisi, attuale presidente Anpal, ha portato alla ribalta l’interesse mediatico verso un portale pubblico del lavoro. Al momento già esiste un portale di Anpal, ma come ha spiegato Giubileo in un altro contributo tale portale non sfrutta appieno le proprie potenzialità: ad esempio non ha mai sviluppato sistemi di targeting per favorire le attività di orientamento del mercato del lavoro. Tali attività dovrebbero essere alla base dei compiti assegnati ai navigator, ma come ho scritto in un precedente contributo tali operatori non potranno confrontarsi con i destinatari del reddito di cittadinanza, ma solo con i loro colleghi dei centri per l’impiego.

Pertanto resta un mistero (almeno per chi scrive) cosa faranno i 3mila navigator/consulenti presso i centri per l’impiego; soprattutto se, nel frattempo, nel palcoscenico nazionale si sviluppano piattaforme in cui il “navigator” è ormai digitale. Sto parlando dell’avatar “Beatrice” all’interno della piattaforma Mundamundis. Attraverso un processo di machine learning, la piattaforma associa un repertorio di un migliaio di competenze professionali con le più rilevanti figure lavorative presenti nel nostro mercato del lavoro. Tuttavia, la vera rivoluzione del portale consiste proprio in “Beatrice”, una sorta di avatar che pone delle domande ai disoccupati, li profila e successivamente associa le risposte con le vacancy presenti all’interno della piattaforma. Il fatto che si tratti di un processo di machine learning significa che il sistema diventerà nel tempo sempre più efficace, veloce e chiaro. Analogamente a quanto fatto nel progetto Mississippi Works, Beatrice funzionerà come una sorta di “Tinder” del lavoro: infatti, metterà direttamente in contatto imprese e lavoratori senza la necessità di terze parti.

È bene evidenziare che al momento “Beatrice” non è in grado di sviluppare a pieno la “profilazione” che intende realizzare il prof. Parisi nel suo nuovo portale, sperando che prima o poi tale portale sia effettivamente realizzato. Tuttavia, “Beatrice” rappresenta al momento una delle soluzioni più interessanti presenti nel quadro delle piattaforme del lavoro, in quanto in “teoria” il disoccupato non deve procedere a lunghe e complesse compilazioni di cv online, ma rispondere semplicemente alle domande di Beatrice. Questo rende lo strumento perfetto anche per meno esperti di tecnologia.

Qualcuno si chiederà: allora non avremo più bisogno delle agenzie private del lavoro, dei centri per l’impiego o di altri operatori che erogano politiche attive del lavoro, come ad esempio avviene nel sistema Dote Unica del lavoro in Lombardia? Assolutamente no, strumenti come la Dote Unica del lavoro o l’Assegno di ricollocazione saranno ancora presenti nelle politiche attive del lavoro, ma i servizi riguarderanno sempre di più il Digital Reputation e Social Recruiting e proprio rispetto a queste tematiche diventeranno sempre più rilevanti figure come i navigator, parlando direttamente con il disoccupato da remoto attraverso una videochiamata dal proprio smartphone.

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