Mentre sulla stampa nazionale scoppiano gli ormai classici polveroni estivi per cui non si troverebbero più lavoratori stagionali da assumere, gli italiani che hanno manifestato intenzioni di viaggio per l’estate 2019 saranno circa un 5% in più rispetto al 2018 secondo una ricerca Ebintur. Il turismo sarà quindi sempre più un motore di crescita per i consumi e per l’occupazione nei prossimi anni. Nelle previsioni a medio termine, a crescere saranno gli stabilimenti balneari (il 39% assumerà uno o più dipendenti), poi gli alberghi, le altre strutture ricettive e la ristorazione (fonte Filcams Cgil Nazionale).

Ma come, con quali diritti, contratti, orari vengono assunti i lavoratori di questo settore? A quali condizioni? Un esercito di 400mila lavoratrici e lavoratori, nel periodo estivo che va da maggio a ottobre, si vanno infatti ad aggiungere agli oltre 900mila addetti operanti nel turismo, settore che ha bisogno di professionalità e qualità a partire proprio dal fattore lavoro: e chi c’è allora dietro le quinte? Nel backstage non ci sono solo i lavoratori stagionali, perché la potenzialità del turismo italiano sta ormai nella continuità dell’attività lavorativa su tutto l’arco dell’anno. Ci sono i cuochi, i camerieri e i lavapiatti nei ristoranti, ci sono le lavoratrici e i lavoratori dei villaggi turistici, i bagnini, gli addetti alle pulizie negli alberghi, receptionist, gli operatori delle biglietterie nei musei, le guide turistiche e così via.

Eppure, quando siamo in vacanza, o durante un piacevole weekend, ci capita mai di interessarci o chiederci quanto siano pagati questi lavoratori? Se hanno un contratto in regola oppure sono in nero? Ci capita di avere rispetto per il loro lavoro? Come lasciamo la camera d’albergo prima di uscire? Vi capita mai di porgere il piatto al cameriere mentre vi sparecchia il tavolo, e magari di dire “grazie”? Ci soffermiamo mai sul fatto che il lavoro che non vediamo ha un valore fondamentale per la tenuta del settore, per la riuscita della nostra bella vacanza, nonché una dignità precisa che possiamo supportare anche come clienti?

La Filcams Cgil Nazionale ha lanciato, proprio su questi temi, una campagna di informazione e comunicazione (#BackStage, il lavoro che non vedi vale) a sostegno e al servizio di questi lavoratori, che punta anche alla sensibilizzazione dei viaggiatori e del settore; il loro ruolo è infatti centrale, necessario e insostituibile. Non può essere messo in una posizione di marginalità l’aspetto che riguarda le loro condizioni di lavoro e deve essere chiaro che, a garanzia di un servizio che poi sia all’altezza delle aspettative, quelle stesse condizioni devono essere imprescindibili dal lavoro regolare e professionalizzato, equamente retribuito e adeguatamente formato.

La campagna “visual” sarà affiancata da iniziative pratiche e sul campo, sui nostri litorali ma non solo, per dare l’opportunità a tutti i lavoratori che operano nell’ambito turistico, spesso molto giovani e alla prima esperienza lavorativa, di avvicinarsi alla conoscenza dei loro diritti e avere tutte quelle informazioni che sono necessarie per affrontare al meglio il loro lavoro.

Troppe infatti sono le irregolarità, gli abusi e il mancato rispetto delle norme, nonché situazioni ormai trend di tante strutture alberghiere che, per risparmiare, esternalizzano ad esempio il servizio di pulizia delle camere, “scaricando” quindi a terzi la gestione di un personale che fino al giorno prima era lavoratore diretto dell’albergo; situazioni di nuova precarietà e manodopera al ribasso, che si realizza attraverso l’applicazione di contratti nazionali diversi da quello del turismo o troppo spesso di contratti “pirata”.

Pensate un po’, cosa potrebbe accadere se su applicazioni come TripAdvisor iniziassero ad esserci specifiche dell’albergatore, piuttosto che del ristoratore, a indicazione e garanzia della loro etica sull’occupazione? E se i viaggiatori iniziassero a chiedere a loro, al gestore del villaggio turistico o dello stabilimento balneare, informazioni sulle condizioni di lavoro dei dipendenti? E se potessero quantomeno valutare, su queste applicazioni, la loro percezione rispetto al trattamento dei lavoratori che hanno incontrato nel loro viaggio? Si valuta la qualità del cibo, se il cameriere è gentile, se la stanza è pulita, e poi ce ne freghiamo se veniamo serviti al tavolo da un lavoratore in nero o senza diritti, o se il bagnino sta lavorando dal lunedì alla domenica 15 ore al giorno. Si parla tanto di turismo sostenibile ed etico e poi ci basta sapere che, a colazione, mangiamo la banana bio.

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