E’ il “festival dell’ipocrisia” perché “il sistema non l’ha inventato Luca Lotti“. Sceglie questa formula Matteo Renzi per definire la polemica sorta attorno agli incontri notturni cui, secondo La Repubblica, il Corriere della Sera e il Messaggero, il suo braccio destro ha partecipato insieme al pubblico ministero Luca Palamara, indagato dalla procura di Perugia per corruzione, e ad alcuni consiglieri del Consiglio superiore della magistratura. Incontri durante i quali si è parlato delle nomine ai vertici di alcune importanti procure tra cui quella di Roma. Parla di “ipocrisia”, Renzi. Ma nel suo ragionamento si guarda bene dal ricordare che la procura della Capitale è quella che ha indagato su Lotti nell’inchiesta sul sistema Consip e che il 14 dicembre 2018 ne ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di favoreggiamento.

“Dobbiamo decidere se essere seri o partecipare anche noi al festival dell’ipocrisia – ha risposto Renzi, intervistato alla Repubblica delle Idee, al giornalista che gli chiedeva un commento sulla vicenda – Il Consiglio superiore della magistratura ha delle regole, che possono piacere o meno. Sono previste in Costituzione, e poi in leggi ordinarie e poi in meccanismi di autodisciplina e regolamentazione. Questo meccanismo a me non convince, non mi convince vedere che un magistrato debba essere iscritto in una corrente. Ma il Csm ha fatto nomine all’altezza – ha aggiunto l’ex premier – e le ha fatte con quel metodo lì, con i magistrati che si incontrano di giorno e di sera, con la politica che incontra i magistrati perché lo prevede il Csm. Allora se volete raccontarvi le barzellette ditevi che dobbiamo evitare i rapporti tra politici e magistrati. Sono pronto a depositare una proposta di legge domattina in cui si dice basta porte girevoli magistratura-politica”.

“Uno se fa il magistrato non può dare lezioni a quelli che lo hanno eletto dopo aver passato una vita in magistratura”, ha proseguito l’ex premier in quello che molti hanno letto come un riferimento all’ex procuratore a nazionale antimafia Franco Roberti, ora europarlamentare del Pd, che il 5 giugno ha chiesto con chiarezza al partito di condannare “i comportamenti certi dei suoi, ovvero quelli emersi dalle intercettazioni dell’inchiesta di Perugia. “Non può fare il presidente della Regione da magistrato e raccontarci dalla mattina alla sera come gira il mondo”, ha aggiunto, riferendosi al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

La ricetta Renzi ce l’ha: “Basta con questo dialogo tra politica e magistratura. Fuori i magistrati dai gabinetti dei ministri. I ministri sono circondati dagli magistrati negli uffici, fanno a gara per andare a lavorare negli uffici dei ministeri. Allora io sono per una legge che dice che se fai il magistrato non fai politica, se fai il magistrato non entri negli uffici tecnici dei ministeri”. Ma il sistema, prosegue Renzi, “c’è sempre stato. A Luca Lotti voglio molto bene, ma non l’ha inventato lui”, ha proseguito Renzi, per poi specificare: “Poi vengo alla questione dell’inchiesta e delle intercettazioni”. Solo che quell’argomento nell’intervista non lo affronterà più, né l’intervistatore ha trovato opportuno fargli presente che, di notte insieme a Palamara e ad altri consiglieri del Csm, Lotti discuteva della successione al vertice di un ufficio giudiziario che aveva indagato su di lui e per lui aveva chiesto il processo.

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