Iniziano oggi le audizioni sul decreto Sblocca cantieri, all’esame delle Commissioni Lavori pubblici e Ambiente del Senato con il termine per gli emendamenti fissato per il 7 maggio, alle 18. E mentre è già stato preannunciato che verrà modificata la norma che escluderebbe dalle gare per appalti pubblici le imprese che hanno ricevuto un avviso di accertamento dal fisco, arriva la bocciatura degli ambientalisti. Kyoto Club, Legambiente e Wwf hanno mandato le loro proposte di emendamento ai membri delle commissioni che entro martedì 7 maggio dovranno votare il provvedimento. Secondo le associazioni lo sblocca cantieri “rischia di rendere meno trasparente il settore dei lavori pubblici nell’assegnazione dei lavori e dei subappalti, nella definizione e autorizzazione dei progetti e nella vigilanza sulle infiltrazioni della criminalità organizzata, con il rischio di pesanti ricadute sui costi economici e ambientali a carico della comunità”.

I PUNTI CRITICI – Le tre associazioni concentrano le loro critiche sulle modifiche introdotte dall’articolo 1 del decreto legge n. 32/2019 a numerose disposizioni del Codice degli Appalti e su quanto stabilito negli articoli 4 e 5 dello stesso decreto relativamente alla Rigenerazione urbana e alla re-introduzione, per la realizzazione delle infrastrutture prioritarie, dei Commissari straordinari “che possono operare anche in assenza di un parere espresso dalle amministrazioni di tutela dei beni culturali e paesaggistici e compiere valutazioni ambientali in tempi contingentati”. Sotto accusa la reintroduzione pro tempore dell’appalto integrato per le opere i cui progetti definitivi siano approvati dall’organo competente entro il 31 dicembre 2020 (con pubblicazione del bando entro i successivi dodici mesi). Secondo le associazioni “si affida pericolosamente a un solo soggetto la progettazione e l’esecuzione dei lavori”. Tant’è che l’appalto integrato è stato aspramente contestato dagli stessi operatori del settore e dall’Anac.

Altri punti critici sono le proroghe sulla quota di lavori da mettere a gara per le concessioni autostradali, l’aumento del subappalto (si alza dal 30 al 50 per cento il limite delle prestazioni subappaltabili), ma anche “gli allentamenti dei controlli e della soglia dei lavori a trattativa privata e la destrutturazione delle procedure autorizzative in materia di cosiddette ‘infrastrutture strategiche’ (eredità della legge Obiettivo)”, con l’eliminazione del doppio controllo in capo al Cipe. “Soluzioni in gran parte già sperimentate in passato – osservano gli ambientalisti – che non sono state un volano per incrementare i lavori, ma solo la scarsa qualità delle opere pubbliche, non hanno prodotto innovazioni di prodotto e di processo, anzi hanno fatto registrare un aumento ingiustificato dei costi e gravi episodi di corruzione e concussione”.

GLI AMBIENTALISTI: “ALLENTATE LE REGOLE DI TRASPARENZA” – Kyoto Club, Legambiente e WWF denunciano così “un allentamento delle regole di trasparenza e vigilanza che devono improntare l’azione della pubblica amministrazione e degli operatori economici” nel settore dei lavori pubblici. Non solo. Il rischio è di avere anche una “sottovalutazione del rigore necessario nell’espletare le procedure autorizzative” che garantiscano la piena informazione e partecipazione dei cittadini e la tutela di quei beni culturali, paesaggistici e ambientali “che costituiscono un patrimonio comune irrinunciabile” e “un ridimensionamento sistematico e ingiustificato del ruolo e delle funzioni di proposta ed elaborazione svolte dall’Autorità nazionale anticorruzione.

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