“Quanto emerge da questo rapporto è devastante”. È questo il commento di Greenpeace dopo la diffusione del rapporto del Gruppo intergovernativo per la Biodiversità e i Servizi Ecosistemici (Ipbes), pubblicato oggi e secondo il quale un milione di specie sono a rischio di estinzione, più che in ogni altro momento nella storia umana. “Nonostante il ruolo fondamentale della biodiversità nella conservazione della vita sul Pianeta, il prevalere degli interessi economici ha portato ad un tale sfruttamento delle risorse naturali da rischiare ora conseguenze irreversibili” ha detto Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia. Ad essere a rischio sono anche i mari. Secondo il rapporto Onu, i meccanismi esistenti per proteggere i nostri oceani non funzionano. “Oggi solo l’1% dei mari globali è protetto e non esiste uno strumento legale che consenta la creazione di santuari nelle acque internazionali” ha sottolineato Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia. Per l’associazione ambientalista c’è bisogno di un accordo globale che protegga almeno il 30% dei nostri oceani entro il 2030. Si tratterebbe di un’opportunità unica per i governi di lavorare insieme per salvaguardare la biodiversità marina, garantire la sicurezza alimentare a milioni di persone e avere oceani sani, ovvero una grande risorsa per contrastare i cambiamenti climatici.

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Onu, allarme sul degrado ambientale: “Un milione di specie animali e vegetali a rischio estinzione”. E la colpa è dell’uomo

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