Siamo state la sorpresa pasquale di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Abbiamo firmato una lettera pubblicata oggi (sabato 20 aprile) su Il Manifesto, sottoscritta da un gruppo di 34 sindacaliste Cgil e femministe: “Dopo aver letto l’intervista che ti ha fatto Rossana Rossanda (Il Manifesto, 5 aprile) a noi piacerebbe proprio come tu sostieni, che un altro genere di sindacato fosse possibile. Per renderlo reale è urgente e necessario ripensare alla radice, molte delle pratiche, delle abitudini e delle scelte politiche di stampo patriarcale che hanno caratterizzato la tua organizzazione in questi anni. Ha ragione Rossana Rossanda a evidenziare che la Cgil ha rifiutato di partecipare allo sciopero generale dell’8 marzo, per tre anni di fila, quando ancora c’era la segretaria generale Camusso, ai femminismi non completamente estranea. Non ammettere di non aver avuto la forza e la capacità di sostenere lo sciopero femminista significa fare un torto a tutte quelle compagne, delegate e sindacaliste che lo sciopero lo hanno fatto e organizzato da sole, anche mediando col movimento femminista Nudm”. Così comincia la lettera nella quale si chiede a Maurizio Landini di aprire la Cgil al movimento delle donne e di preparare per l’8 marzo prossimo, lo sciopero femminista ascoltando le delegate che lo hanno sostenuto negli anni scorsi.

Lo scorso mese di febbraio, Non una di meno ha lanciato lo sciopero globale transnazionale. Lo ha fatto per il terzo anno consecutivo invitando le donne a incrociare le braccia l’8 marzo, interrompendo ogni attività lavorativa o di cura, formale o informale, gratuita o retribuita per  denunciare, ancora una volta, un sistema di oppressione fatto di:  “Femminicidi. Stupri. Insulti e molestie per strada e sui posti di lavoro. Violenza domestica. Discriminazione e violenza sulle donne disabili. Il permesso di soggiorno condizionato al matrimonio. Infiniti ostacoli per accedere all’aborto. Pratiche mediche e psichiatriche violente sui nostri corpi e sulle nostre vite. Precarietà che diventa doppio carico di lavoro e salari dimezzati. Un welfare ormai inesistente che si scarica sul lavoro di cura gratuito e sfruttato nell’impoverimento generale. Violenza omofoba e transfobica. Contro questa violenza strutturale, che nega la nostra libertà, noi scioperiamo!”

Le attiviste femministe e le sindacaliste rimproverano alla Cgil di non averlo indetto a sua volta “come qualsiasi altro sciopero” sottraendo luoghi e spazi, riunioni coi direttivi e assemblee nei posti di lavoro dove si sarebbe potuto ragionare e discutere sui motivi di una sciopero indetto dai movimenti femministi internazionali che investe l’astensione dal lavoro produttivo e riproduttivo. In un mondo che ha azzerato i diritti di chi lavora, le donne restano maggiormente penalizzate nel dover sostenere anche il lavoro di cura e riproduttivo, spesso “in pessime condizioni e senza ritorno economico”.

Nella lettera si suggerisce a Maurizio Landini di partire dalle istanze del Piano Femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere redatto dal movimento Non una di meno perché il femminismo è “una pratica di relazione e una visione del mondo per migliorare la vita di tutte, tutti e tuttx”. Ed ora si attende la risposta.

@nadiesdaa

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