Venerdì 19 saranno in piazza a Montecitorio per protestare contro il mancato sblocco dei rimborsi. Il premier Giuseppe Conte ha rassicurato: “Le norme saranno inserite nel dl crescita”. Ma le 17 associazioni di risparmiatori “truffati” che lunedì hanno dato il loro benestare alla proposta sui rimborsi messa a punto dal ministro dell’Economia Giovanni Tria non ci stanno. Il decreto necessario per aprire la strada agli indennizzi automatici per chi ha redditi sotto i 35mila euro e agli arbitratisemplificati” per quanti sono sopra quella soglia non è andato in consiglio dei ministri mercoledì e le sigle favorevoli sono sul piede di guerra. Ma, come rivelato ieri dal Fatto Quotidiano, le due associazioni che hanno detto no perché chiedono rimborsi integrali per tutti (‘Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza’ e ‘Coordinamento don Torta’) hanno un notevole peso politico per il governo gialloverde. Di qui lo stallo.

“Di fronte al permanere di un clima di incertezza non rimarrà che tornare in piazza, manifestando in massa contro il governo”, aveva avvertito Letizia Giorgianni, che guida le Vittime del Salvabanche, una delle sigle a favore della soluzione concordata con la Ue. Le associazioni, come ha raccontato Piazza Pulita giovedì sera, hanno scritto una lettera a Conte chiedendogli di “provvedere entro 7 giorni” o “saremo costretti a una diffusa e capillare azione di protesta nei confronti del governo”. E nel pomeriggio è arrivata la convocazione “aperta a tutti i risparmiatori traditi i cui diritti sono stati calpestati, a tutti i risparmiatori traditi cui le istituzioni non hanno sino ad ora fornito alcun sostegno, a tutti i risparmiatori che hanno ormai perso la fiducia nella giustizia, a tutti i risparmiatori che si sentono traditi anche da quei soggetti politici che, in occasione della recente campagna elettorale, avevano più e più volte promesso pubblicamente loro il risarcimento integrale dei danni, a tutti i risparmiatori traditi che non intendono arrendersi e che, anzi, continueranno a lottare per ottenere la tutela del diritto loro riconosciuto dalla Costituzione, il diritto al risparmio”, si legge in una nota.

“Chi vuole davvero bloccare ancora l’accordo raggiunto dalla maggioranza delle Associazioni con Tria e Conte?”, aveva chiesto Giorgianni giovedì sera. “Ci piacerebbe anche capire di chi sia la responsabilità morale e politica di averci, in tutti questi mesi, inchiodati su una soluzioneimpossibile‘ dal momento che a Palazzo Chigi, alle Associazioni è stata proposta ‘l’unica soluzione possibile’ in un testo da riportare davanti al Parlamento. Era più utile forse per qualcuno utilizzare una formula che si prestasse meglio per fare una buona campagna elettorale per le europee?”.

Nelle ultime ore poi è andata in scena una polemica su presunti tagli alle risorse stanziate per i rimborsi, rispetto agli 1,5 miliardi su tre anni previsti dalla legge di Bilancio. Nel Documento di economia e finanza si legge infatti che i fondi per il ristoro sono “in termini netti circa 0,05 miliardi nel 2019, 0,3 miliardi nel 2020 e 0,4 miliardi nel 2021 rispetto a corrispondenti stanziamenti di bilancio di circa 0,5 miliardi annui nel triennio“. Il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, in una nota ricorda che “la legge di bilancio per il 2019 ha previsto uno stanziamento complessivo per il triennio 2019-2021 del Fir (fondo indennizzo risparmiatori) per i cosiddetti ‘truffati’ dalle banche di circa 1,5 miliardi, pari a 525 milioni in ciascun anno del triennio. Nel valutarne l’impatto sul conto consolidato della Pa (indebitamento netto) si deve tenere conto sia della quota di circa 500 milioni già inclusa tra le spese previste nei tendenziali a legislazione vigente che degli ipotizzati tempi di istruttoria e pagamento dei rimborsi”. Pertanto nelle previsioni del Def, rileva, “non c’è alcun taglio. Vengono soltanto scontati in termini di effettivi rimborsi di cassa 325 milioni nel 2019, 575 milioni nel 2020, 425 milioni nel 2021 e 175 milioni nel 2022. Trattasi di una previsione di cassa che non intacca il limite annuo di spesa massima, che permane in 525 milioni di euro annui”.

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