Nel 2018 i fondi destinati dall’Italia all’aiuto allo sviluppo sono crollati del 20%, a 4,2 miliardi di euro – lo 0,24% del reddito nazionale lordo – rispetto ai 5,2 miliardi del 2017. Il dato, pubblicato mercoledì dall’Ocse e confermato dal Documento di economia e finanza appena approvato dal governo, è giudicato “allarmante” da One campaign, organizzazione internazionale attiva nella sensibilizzazione per la lotta alla povertà estrema e alle malattie prevenibili. Per Caterina Scuderi, referente di One per l’Italia, i numeri “mostrano che l’Italia è ben lungi dal raggiungere l’obiettivo pluridecennale di destinare all’Aps lo 0,7% dell’Rnl e che non sta facendo la sua parte per garantire che la povertà estrema sia eradicata entro il 2030″. E Francesco Petrelli, senior advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia, fa notare che “oggi ogni traguardo appare lontano e, soprattutto, rimane puro slogan quell’incitamento ad aiutare i più poveri a casa loro”.

“L’aiuto allo sviluppo non pertiene soltanto alla sfera morale ma è anche un investimento strategico“, ricorda Scuderi. “Da qui al 2050 la popolazione africana raddoppierà. L’Italia deve investire adesso per garantire che ciò si traduca in un “dividendo demografico” e che si realizzi il potenziale dell’Africa di diventare il motore della crescita globale”. Il governo italiano “ha ribadito la necessità di assicurare adeguati e graduali incrementi delle risorse destinate allo sviluppo, riconoscendone le centralità per promuovere uno sviluppo sostenibile per e con l’Africa. I dati di oggi mostrano una deludente mancanza di progressi. È necessario che provveda a una rettifica quanto prima per soddisfare le promesse fatte ai più poveri del mondo”.

“L’anno scorso con lo 0,30% di Aiuto Pubblico avevamo raggiunto con tre anni di anticipo sulla tabella di marcia l’obiettivo intermedio fissato entro il 2020, in relazione al traguardo dello 0,70 fissato dall’Agenda 2030 per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile”, aggiunge Petrelli. “Oggi ogni traguardo appare lontano e, soprattutto, rimane puro slogan quell’incitamento ad aiutare i più poveri a casa loro”. Quest’anno per la prima volta dal 2012 si assiste “a una riduzione degli aiuti internazionali in settori e paesi cruciali: meno 31,9% verso i paesi dell’Africa sub-sahariana (da 324,8 milioni di dollari nel 2017 a 221,3 del 2018), meno 17,2% verso i paesi meno sviluppati (da 326,5 milioni di dollari nel 2017 a 270,5 nel 2018), meno 37,7% per i costi dei rifugiati, dovuto in gran parte alla diminuzione dei flussi migratori verso le coste italiane”.

Anche a livello internazionale, segnala One, si è registrato un calo. L’aiuto pubblico allo sviluppo globale è ammontato a 153 miliardi di dollari nel 2018, equivalenti a 149 miliardi se calcolato utilizzando la precedente metodologia dell’Ocse. La riduzione è dunque del 2,7% in termini reali rispetto all’anno prima. Particolarmente preoccupante è il calo dell’Aps verso i paesi più poveri del mondo, per i quali gli aiuti sono diminuiti di quasi il 3% in termini reali, e i paesi dell’Africa che hanno ricevuto “29,7 miliardi di dollari in aiuto bilaterale, un 4% in meno in termini reali. Considerato che oltre la metà della popolazione che vive in condizioni di povertà estrema si concentra in Africa, se le attuali tendenze di finanziamento continueranno, non sarà possibile sradicare la povertà estrema entro il 2030”.

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