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Simone Pillon imputato per diffamazione, disse che associazione Lgbt distribuiva materiale pornografico nelle scuole

. Sarà il giudice di Perugia, Matteo Cavedoni, a decidere se la Omphalos, un'associazione Lgbt di Perugia affiliata ad Arcigay, ha diritto a un risarcimento per le parole espresse dal parlamentare
Simone Pillon imputato per diffamazione, disse che associazione Lgbt distribuiva materiale pornografico nelle scuole
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Nel giorno dell’approdo, in commissione Giustizia, del disegno di legge sull’affido condiviso dei figli di genitori separati, emerge sulla pagine di Repubblica che il suo alfiere il leghista Simone Pillon attende fra due giorni una sentenza in cui è imputato per diffamazione. Sarà il giudice di Perugia, Matteo Cavedoni, a decidere se la Omphalos, un’associazione Lgbt di Perugia affiliata ad Arcigay, ha diritto a un risarcimento per le parole espresse dal parlamentare che è stato relatore del congresso sulla famiglia di Verona quando era ancora un avvocato. I membri dell’associazione, stando al capo di imputazione, sono stati definiti istigatori all’omosessualità di minorenni per un intervento in un liceo di Perugia: “Quelli di Arcigay vanno nei licei e spiegano ai vostri figli che per fare l’amore bisogna essere o due maschi o due femmine e non si può fare diversamente e…venite a provare da noi, nel nostro welcome group”.

L’associazione era stata additata anche per una presunta distribuzione di materiale pornografico nella scuole mentre si trattava di una attività di informazione e di prevenzione delle malattie veneree attribuendo quindi all’associazione “iniziative e messaggi distorti rispetto al loro effettivo contenuto”. Anche nel gennaio del 2015, in occasione di un incontro ad Ascoli Piceno, avrebbe ancora additato l’associazione Omphalos come “soggetto che distribuisce materiale pornografico nelle scuole e e che offre la propria sede per “pratiche di iniziazione”. L’opuscolo al centro delle polemiche “Lo sapevi che?” distribuito da Omphalos, sarebbe stato un invito ad avere rapporti omossessuali. Gli episodi contestati sono stati riuniti in un unico fascicolo. Il giudice, stando a Repubblica, ha disposto la cancellazione da internet dei video in cui il senatore offende l’associazione. Il senatore si era giustificato definendo l’episodio una semplice questione di ironia.

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