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L’Intelligenza Artificiale “produce” il basilico più gustoso senza modifiche al Dna

Dorme, impara a scrivere libri di testo o che crea fake news. Non ci sono campi in cui non vengano fatti test ed esperimenti: uno degli ultimi riguarda l'agricoltura e il risultato è stato sorprendente per i ricercatori del Mit
L’Intelligenza Artificiale “produce” il basilico più gustoso senza modifiche al Dna
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L’Intelligenza artificiale che dorme, che impara a scrivere libri di testo o che crea fake news. Non ci sono campi in cui non vengano fatti test ed esperimenti: uno degli ultimi riguarda il basilico. Alla sua prima esperienza da contadino, l’Intelligenza Artificiale si rivela la migliore: ha coltivato il basilico più ricco di aroma senza modifiche al Dna, ma grazie ad un algoritmo di apprendimento automatico, che ha valutato milioni di dati per trovare le condizioni ottimali con cui ottenere il sapore più gustoso. La ricerca del Massachusetts Institute of Technology (Mit), pubblicata sulla rivista Plos One, è il primo passo della cosiddetta cyber-agricoltura: ora i ricercatori puntano ad aumentare le proprietà medicinali di alcune piante e ad aiutare le coltivazioni ad adattarsi ai cambiamenti climatici.

I ricercatori guidati da Arielle Johnson ed Elliot Meyerson hanno coltivato il basilico in fattorie verticali, sottoponendolo a diverse condizioni rigidamente controllate. Tutte le informazioni, poi, sono state elaborate da un algoritmo di apprendimento automatico, che ha valutato milioni di possibili combinazioni: con sorpresa dei ricercatori, è risultato che il sapore migliore si ottiene con un’esposizione alla luce continuata di 24 ore al giorno. Adesso gli autori dello studio stanno cercando di ottenere piante di basilico più ricche di sostanze che aiutano a combattere diverse malattie, come il diabete, e di aumentare le rese di erbe medicinali come la pervinca del Madagascar, unica fonte di alcune molecole anticancro. Un’altra importante applicazione della cyber-agricoltura è l’adattamento ai cambiamenti climatici: in questo ambito il gruppo di ricerca sta già conducendo esperimenti sugli alberi di nocciole per la multinazionale Ferrero, che consuma il 25% delle nocciole coltivate al mondo.

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