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Ripreso in diretta dal telescopio Hubble l’ultimo atto di vita di un asteroide

Le immagini, che a prima vista ricordano quelle di una cometa, sono state catturate nella zona fra Marte e Giove, popolata da oltre 800.000 asteroidi
Ripreso in diretta dal telescopio Hubble l’ultimo atto di vita di un asteroide
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Un puntino luminoso e due “code” azzurre. Ripreso in diretta l’ultimo atto della vita di un piccolo asteroide: si è autodistrutto sotto le lenti del telescopio spaziale Hubble, sfrecciando così velocemente da rigare, appunto, il cielo con due luminose scie di detriti. Le immagini, che a prima vista ricordano quelle di una cometa, sono state catturate nella zona fra Marte e Giove, popolata da oltre 800.000 asteroidi. Immediatamente sono scattate le ricerche, i cui risultati sono in via di pubblicazione sull’Astrophysical Journal Letters.

L’asteroide protagonista dello spettacolo cosmico, osservato anche da una rete di telescopi terrestri, si chiama 6478 Gault. Largo circa 4 chilometri, è stato scoperto nel 1988 e si trova a circa 344 milioni di chilometri dal Sole. Se non si fosse distrutto, secondo la Nasa, avrebbe potuto continuare a girovagare nel Sistema Solare per oltre 100 milioni di anni. Frantumandosi, invece, ha lasciato due code di detriti, una delle quali è quattro volte più lunga dell’altra e si estende oltre 800.000 chilometri.

Dopo avere escluso la possibile collisione con un altro asteroide, gli esperti della Nasa hanno ipotizzato che la distruzione di Gault sia “legata al surriscaldamento”, probabilmente conseguenza di un passaggio ravvicinato al Sole. Questo, secondo la Nasa, avrebbe “spinto l’asteroide a ruotare più velocemente, fino a quando la forza centrifuga non ha sovrastato la gravità rendendolo instabile”. La disintegrazione, rilevano gli esperti dell’agenzia spaziale americana, “è un evento piuttosto raro nella cosiddetta fascia degli asteroidi, che si verifica all’incirca una volta l’anno. Un fenomeno che ci dà la possibilità di studiare questi corpi celesti senza inviare una missione per prelevare campioni dalla loro superficie“.

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