Il Congresso mondiale per le famiglie previsto a Verona a fine mese ci dice molto non solo dell’idea di società che hanno in mente gli alfieri dell’omofobia, ma anche della sopravvivenza stessa di quella realtà che altri chiamano “famiglia”. E ci fa capire, ancora, quali sono i veri equilibri dentro al “governo del cambiamento”. Tirato per la giacchetta dagli organizzatori, l’esecutivo ha precisato che non è previsto alcun patrocinio per l’evento.

Partiamo da quest’ultimo punto. Da Palazzo Chigi è arrivata una nota in cui possiamo leggere che “la Presidenza del Consiglio non ha mai ricevuto nessuna richiesta di patrocinio per il ‘World congress of families‘ […] né quindi ha potuto mai concederlo”. Atteggiamento pilatesco, a ben vedere. Il governo commette peccato d’ignavia in quanto non si schiera a favore o contro: ci dice, semplicemente, che non essendo arrivata alcuna richiesta non ha potuto concedere alcunché.

Nelle stesse ore in cui questo avveniva, Stefano Buffagni – il sottosegretario 5s alla Presidenza del Consiglio – si indignava su Facebook: “C’è stato un tempo in cui le donne più emancipate e gli omosessuali venivano bruciati sui roghi. Pare qualcuno abbia nostalgia di quel periodo oscuro”. Continuando: “Non io! Le famiglie sono il fondamento della nostra società, le donne sono una risorsa inestimabile della nostra società e chi non le vuole lavoratrici vuole tornare al Medioevo”.

Peccato che queste parole arrivino in colpevole ritardo. Gli organizzatori, infatti, sfoggiano da settimane il presunto patrocinio. E questa presa di posizione arriva a pochi giorni da due disfatte elettorali per il M5s. Sembra, insomma, che tra le file pentastellate ci si stia risvegliando per marcare una distanza dalla Lega. Giusto per far capire che il MoVimento è altro “rispetto a”. Ma è troppo tardi, appunto. Le scelte politiche fatte fino ad ora, tra cui aver contribuito alla nascita di un governo che contiene elementi come Fontana, compromette irrimediabilmente il partito fondato da Grillo e tutta la sua classe dirigente.

Anche perché, a dispetto del tavolo Lgbt lanciato da Spadafora – ennesimo specchietto per allodole – la linea del governo riguardo alla questione Lgbt sembra dettarla la Lega. Dai banchi del M5s non è mai arrivata una proposta per i diritti della comunità arcobaleno e, ad oggi, i grillini sono ancora quelli del tradimento sulle stepchild adoption. Dalla Lega, invece, abbiamo fatti ben più consistenti: dal ddl Pillon contro le donne, alle dichiarazioni dello stesso parlamentare contro la Gpa (per cui auspica la prigione contro i padri gay) fino al Congresso di Verona, a cui parteciperanno ben tre ministri del “governo del cambiamento”: Fontana, Salvini e addirittura Bussetti.

I tre ministri della Lega daranno lustro, con la loro presenza, a un congresso in cui presenzieranno personaggi irricevibili per una democrazia: come tale Theresa Okafor, l’attivista nigeriana fautrice di una legge che prevedeva la criminalizzazione delle persone Lgbt. O come Lucy Akello, ministro ombra per lo sviluppo sociale in Ugandaci ricorda Yuri Guaiana – “che l’anno scorso, ha chiesto di riportare in discussione in Parlamento e approvare la legge anti-gay del 2014, anche nota come ‘Kill the Gays bill‘, che prevedeva originariamente la pena di morte, poi l’ergastolo, per ‘omosessualità aggravata’”.

Sarebbe interessante, insomma, sapere se (tra gli altri) anche il nostro ministro della Pubblica istruzione è d’accordo con tali posizioni. Perché solo la sua presenza sdogana, di conseguenza, violenze e vessazioni che si fanno quotidianamente nelle nostre scuole contro adolescenti anche solo sospettati/e di essere “fuori norma”. E il solo fatto che si siano invitate “autorità” che auspicano morte e carcere per le persone Lgbt qualifica – se ci fosse ancora bisogno – in un senso, e uno soltanto, le associazioni promotrici dell’evento.

Ma c’è di più: esso si prefigura non tanto come un congresso sulla famiglia, ma come il funerale ideologico di ciò che essa dovrebbe essere se “tradizionalmente” intesa. Tale realtà, nei fatti, non esiste più. Le famiglie, al plurale, sono qualcosa di ben più complesso della visione che prevede padri dominanti e mogli sottomesse. E se si ha bisogno di ribadire quest’idea, auspicando misure estreme contro donne e persone Lgbt, vuol dire che quel raduno rappresenterà solo il fantasma di se stesso e dei propri ideali. Ciò, ovviamente, non ci deve fare abbassare la guardia. E ci deve indurre, anzi, a denunciarne ipocrisie e enormità. Come la presenza di esponenti di un governo occidentale a una kermesse di soggetti politicamente imbarazzanti, nel migliore dei casi.

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