Il primo ministro britannico Theresa May è “determinata” ad attuare la Brexit il 29 marzo e a ottenere concessioni da Bruxelles sull’accordo di ‘divorzio’, nonostante il rifiuto categorico delle istituzioni comunitarie a rivedere il negoziato. Ma l’avvicinarsi della data sembra sempre più rivelare la confusione in cui è precipitato l’esecutivo. Il Sunday Times riporta una notizia che per ora non è stata smentita: la prima è l’esistenza di un piano segreto che prevede l’evacuazione da Londra della Regina Elisabetta e altri membri della famiglia reale nell’eventualità di disordini scatenati da una Brexit con il no deal. Un programma messo a punto e ispirato a interventi simili elaborati durante la Guerra Fredda: originariamente era stato stato pensato per entrare in azione nel caso di un attacco nucleare lanciato dall’Unione Sovietica e prevede fra l’altro l’immediato trasferimento della regina e del consorte duca di Edimburgo da Londra in un luogo segreto.

Il Sunday Mirror scrive invece che Boris Johnson avrebbe buttato nel cestino della spazzatura di una stazione di servizio 70 pagine di appunti scritti a mano e documenti parlamentari  in cui si legge che non c’è “nessuna strategia” per lasciare l’Ue senza un accordo: “Nessun accordo non significa arrendersi, può significare che stiamo facendo bene. Non sappiamo quale sia la strategia”. Nei suoi appunti l’ex ministro degli Esteri afferma che Julian Smith, capogruppo dei conservatori alla Camera dei Comuni, stava organizzando un secondo referendum, ipotesi smentita da un portavoce dell’interessato. “Proprio come il pubblico inglese sta cominciando a lamentarsi che i giornali sono pieni di spazzatura, il Sunday Mirror è uscito e lo ha dimostrato pubblicando il contenuto di un bidone di una stazione di servizio”, la reazione dell’ex sindaco di Londra.

Intanto May ha escluso la possibilità di un rinvio della Brexit, come suggerito da diversi leader politici nei giorni scorsi, tra cui l’attuale ministro degli Esteri, Jeremy Hunt, per consentire l’adozione della legislazione necessaria per la sua attuazione. La premier britannica aveva anche detto che avrebbe voluto trovare una “soluzione pragmatica” che avrebbe ottenuto la maggioranza in Parlamento dopo il grande rifiuto, da parte della Camera dei Comuni, dell’accordo di separazione dall’Ue.

Martedì scorso i parlamentari inglesi hanno approvato un emendamento presentato dal conservatore Graham Brady, sostenuto dal governo, con cui sono state chieste “disposizioni alternative” per le controverse “reti di sicurezza” (o “backstop”), ovvero quelle disposizioni volte a prevenire il ritorno di un confine fisico tra la provincia britannica dell’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. Dopo questa votazione, Theresa May ha affermato di voler riaprire i negoziati con l’Ue, anche se gli europei finora le hanno sempre replicato con un secco no. “Quando tornerò a Bruxelles, lotterò per la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord, sarò forte di un nuovo mandato, nuove idee e una rinnovata determinazione a concordare una soluzione pragmatica per la Brexit”, ha insistito il primo ministro. Spiegano che “questo è il compito che il Parlamento mi ha affidato e che devo portare a termine”. Senza accordo, il Regno Unito rischia di lasciare l’Unione europea, a marzo, senza garanzie.

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