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Cgil, diventa un caso la mozione su Maduro. “Errore nel tweet. Mai con i dittatori, di nessun tipo”

Il sindacato precisa e in sostanza annulla il messaggio andato in rete nel primo pomeriggio che aveva dato una lettura completamente diversa dalle intenzioni del senso dell’ordine del giorno approvato dal Congresso sulla situazione in Venezuela
Cgil, diventa un caso la mozione su Maduro. “Errore nel tweet. Mai con i dittatori, di nessun tipo”
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“Su Maduro c’è già stato un chiarimento. Ci sono state un pò di strumentalizzazioni e polemiche: non abbiamo mai detto che la Cgil è con Maduro, abbiamo sempre detto che quel governo ha peggiorato le condizioni di quelle persone. Ma pensiamo anche che un intervento esterno sia una lesione alla democrazia che non va bene”. Nel giorno in cui diventa ufficialmente segretario della Cgil con il 92,5% dei consensi, Maurizio Landini si trova a fronteggiare il primo “caso” pubblico, nato da un tweet. “Mai con Maduro”. Così la Cgil precisa e in sostanza annulla il messaggio andato in rete nel primo pomeriggio che aveva dato una lettura completamente fuorviante del senso dell’ordine del giorno approvato dal Congresso sulla situazione in Venezuela profilando un appoggio al presidente chavista. Immediata la precisazione del sindacato in un nuovo tweet prima di diffondere una nuova nota: “Ebbene sì l’errore nel tweet sul Venezuela c’è stato “.

“Mai con Maduro“, ribadiscono dunque dal congresso perché, si legge, ”è assolutamente sbagliato e fuorviante descrivere una Cgil amica di dittatori sanguinari. I dittatori noi li abbiamo sempre combattuti, in patria e fuori, quando è stata messa in discussione la libertà dei cittadini. A quanti oggi ci criticano senza ragione, diciamo che avremmo voluto sentire la loro voce quando in Brasile si organizzava un vero e proprio golpe bianco volto ad escludere l’ex presidente Lula dalla competizione elettorale per le Presidenziali. In quel caso, invece, solo un silenzio assordante”, si legge.

Ma il sindacato è anche contro l’autoproclamatosi presidente Juan Guaidò. “Non è accettabile sul piano democratico che il presidente del Parlamento si possa autoproclamare Capo dello Stato e che a questo atto di imperio venga data legittimazione da parte di stati stranieri che così facendo, contribuiscono ad alimentare la tensione, anziché ridurla”, prosegue ricordando come la situazione “si deve risolvere con gli strumenti della politica e del confronto, senza violenza e rispettando il diritto all’auto determinazione del popolo venezuelano”.

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