Se l’Italia non cambia rotta il debito pubblico aumenterà dal 130,1% del pil nel 2020 al 146,5% del pil nel 2029. Lo sottolinea il rapporto sulla sostenibilità di bilancio del 2018 pubblicato dalla Commissione europea in una simulazione che stima, Paese per Paese, l’andamento del debito a politiche costanti. In questo scenario, 21 Paesi membri dell’Ue vedrebbero calare il rapporto debito/pil, in particolare Cipro, Malta, Austria, Germania, Danimarca e Svezia, con una riduzione di almeno 22 punti percentuali di pil tra il 2018 e il 2029. Il debito, invece, aumenterebbe in soli cinque Paesi: Romania, Italia, Spagna, Estonia e Francia. Per la Penisola all’aumento contribuisce secondo Bruxelles “l’insufficiente sforzo fiscale”.

Nell’Ue, si legge nel rapporto, “i rating sovrani medi sono elevati e continuano a migliorare”, per effetto di “rating stabili o in miglioramento nella maggior parte dei Paesi, con qualche eccezione. In particolare, l’Italia è l’unico Paese tra quelli con i rating più bassi ad aver registrato un deterioramento del suo rating rispetto all’inizio del 2016″. E, visto che il debito non sta scendendo abbastanza, “è particolarmente esposta a improvvisi mutamenti nella percezione dei mercati finanziari, in particolare alla luce dei fabbisogni di finanziamento, tuttora consistenti”.

Secondo la Commissione le finanze pubbliche italiane sono ad “alto rischio” sia nel medio che nel lungo periodo, insieme a quelle di altri Paesi, mentre a breve termine evidenziano “qualche vulnerabilità“. “Malgrado un miglioramento complessivo dei conti pubblici dell’Ue negli ultimi anni – si legge nel rapporto della Dg Ecfin – restano dei rischi. Nel breve termine un Paese (Cipro) è a rischio di stress di bilancio, mentre in altri quattro Paesi (Spagna, Francia, Italia e Ungheria) si possono identificare alcune vulnerabilità nel breve termine. A medio termine, rischi elevati sono riscontrati in sette Paesi (Belgio, Spagna, Francia, Italia, Ungheria, Portogallo, Regno Unito). Nel lungo termine, rischi elevati sono identificati in sei Paesi (Belgio, Spagna, Italia, Lussemburgo, Ungheria e Regno Unito)”.

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