Una petizione su Change.org firmata da oltre 600 expat per chiedere che non venga eroso il loro diritto di voto in quanto italiani all’estero. Un testo che attacca la proposta di riforma costituzionale – in discussione al Senato dal 5 al 7 febbraio – che prevede la riduzione dei parlamentari “da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato e anche il taglio “del numero degli eletti nella circoscrizione Estero, che dagli attuali 18 passerebbero a 12 (8 alla Camera e 4 al Senato), espressione di quattro ripartizioni elettorali vaste come interi continenti”.

A promuoverlo è il Consiglio Generale degli Italiani all’estero, “organismo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi che interessano le comunità all’estero”, che sottolinea: “Questa operazione di chirurgia numerica lede fortemente il diritto fondamentale alla rappresentanza degli italiani nel mondo. In primo luogo perché, non garantendo un adeguato rapporto tra elettori ed eletti, crea una lesione di diritto nel sistema di rappresentanza democratica e rende gli italiani all’estero cittadini di seconda classe. In secondo luogo, perché dissolve la centralità del ruolo che i parlamentari esteri hanno nel rappresentare, nel parlamento nazionale, le idee e le necessità degli italiani all’estero”. Per i firmatari dell’appello “voler ridurre drasticamente il numero dei parlamentari a fronte di un alto numero di residenti italiani nel mondo non significa altro che trasformare la rappresentanza degli italiani all’estero ad un accessorio decorativo, svuotandola di significato e sentenziando di fatto che per il governo i cittadini italiani sono diversi sulla base della residenza territoriale”.

Tanti gli italiani che negli ultimi anni se ne sono andati, e il trend è in crescita. Solo nel 2017 oltre 243mila connazionali hanno deciso di lasciare il Paese. Gli ultimi dati della Fondazione Migrantes hanno inoltre registrato che dal 2006 al 2018 la mobilità italiana è aumentata del 64,7% passando da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) ai 5.114.469 iscritti nel 1 gennaio 2018, l’8,5% dei quasi 60,5 milioni di residenti totali in Italia alla stessa data. Numeri che per i firmatari dell’appello su Change.org devono essere valorizzati anche con una adeguata rappresentanza politica in quanto “risorsa essenziale per il sistema Italia, la cui importanza si manifesta nel contributo, sempre più rilevante, alla crescita economica, culturale e sociale del nostro Paese: attraverso le rimesse e gli investimenti, il mercato diretto e indiretto di beni e servizi per italiani all’estero, il turismo di ritorno, e sotto forma di quel capitale umano, culturale, scientifico e di innovazione tecnologica che giorno dopo giorno rappresenta il Paese nella quotidianità del lavoro”. Prof, medici, insegnanti ed expat italiani chiedono quindi che venga stralciata “l’ipotesi di riduzione del numero degli eletti all’estero dalla riforma. Riduzione che, nei termini attuali, viola il diritto ad una piena cittadinanza degli italiani residenti all’estero”.

A dicembre, nel corso dell’esame del disegno di legge in Commissione affari costituzionali del Senato, erano stati bocciati gli emendamenti dei parlamentari Pd eletti all’estero Laura Garavini, Francesco Giacobbe, Nicola Carè, Francesca La Marca, Angela Schirò, Massimo Ungaro. “La rappresentanza dei cittadini all’estero, già sottostimata fin dal suo nascere rispetto al rapporto di rappresentanza esistente in Italia – avevano detto – non può subire un’ulteriore decurtazione, che aggraverebbe uno squilibrio di rappresentanza democratica”. Alle scorse politiche era stato proprio il Partito democratico quello più votato all’estero: 5 seggi alla Camera e e 2 al Senato. Per quanto riguarda invece gli altri partiti, a Montecitorio tre seggi erano andati al centrodestra, e uno a a M5s, Maie, Usei e +Europa. A Palazzo Madama, invece, un seggio per Maie e Usei, due per il centrodestra e nessuno per i cinquestelle.

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