Ha fatto discutere il posizionamento di Milano, che è risultata prima nella classifica della Qualità della Vita 2018, stilata anche quest’anno dal Sole 24 Ore. La 29esima edizione dell’indagine ha fotografato la crescita in qualità dei servizi del capoluogo lombardo, nonostante le difficoltà in materia di sicurezza e ambiente. Il Sole 24 Ore ha preso in esame 42 indicatori per realizzare una graduatoria sommaria, che costituisce la speciale classifica per temi: dalla salute alla rapidità della giustizia, dai trasporti ai redditi, dal valore degli immobili ai costi degli affitti. Al primo posto per depositi bancari pro capite e come migliore smart city. In alto anche con la spesa media per la cultura. Tra i punti critici la sicurezza per borseggi e rapine.

Milano vince, ma è bene chiarire che non vince l’area metropolitana milanese, il cui amministratore è sempre Beppe Sala. L’Italia in crisi si rifugia nella città meneghina, fortezza municipale, ma l’hinterland di Milano resta un altro mondo, scollegato e fuori dal profilo che sta assumendo la città: avvolta da centri commerciali e piattaforme logistiche, dove la riprogettazione delle aree urbane confinanti (che oramai sono un tutt’uno con Milano) è drammatica se non assente. In città l’uso dei mezzi pubblici è di quasi il 50% sul totale degli spostamenti mentre l’hinterland si attesta ad un misero 12%. Le maggiori risorse pro-capite per i trasporti pubblici sono concentrate in città. L’aspetto redistributivo della spesa pubblica rischia di essere molto iniquo tra città e periferia.

Milano va avanti, ma da sola, scaricando sull’hinterland tanti  pesi e pochi vantaggi: i problemi di sviluppo e di sostenibilità dei centri dell’area metropolitana, infatti, restano intatti. Che non siamo in un’area metropolitana è dato dal fatto che neppure le tariffe dei trasporti sono integrate. Presupposto base per chi ambisce ad avere un respiro europeo. Parliamo di una popolazione in provincia di altri 2,9 milioni di abitanti (Milano ne conta 1,3 milioni) e di una superficie, fuori controllo urbanistico, di 1.400 km2 contro i 181 della città.

Vincere il confronto con città come Bolzano, Aosta e Belluno non basta, perché la dimensione di Milano è un’altra. La sua vita è intrecciata con centinaia di migliaia di city user (pendolari) insoddisfatti, grandi centri dormitorio senza verde ridotti a magazzino logistico e qualche volta a discarica abusiva dove le rotatorie stradali crescono come funghi e con dimensioni monumentali. Manca il profilo (e il governo) metropolitano per essere soddisfatti in pieno di questo risultato.

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