Tra le modifiche alla manovra è stato approvato anche un emendamento della Lega che limita la platea dei destinatari della Carta famiglia istituita nel 2016 e attivata solo quest’anno a causa di una serie di ritardi che ne hanno rimandato l’avvio. Finora potevano richiedere la carta, che consente l’accesso a sconti sull’acquisto di beni e servizi e riduzione di tariffe, le famiglie italiane e quelle di stranieri residenti in Italia, mentre dal 2019 cambieranno le regole: potranno averla solo i nuclei italiani oppure appartenenti a Paesi membri dell’Ue. Una limitazione che, senza portare alcun risparmio per le casse pubbliche, penalizza solo i cittadini extracomunitari. E che arriva dopo l’ok a un altro emendamento alla legge di Bilancio, che nei giorni scorsi ha cancellato la norma che riservava oltre 30 milioni all’assistenza sanitaria degli immigrati, ma che non dovrebbe modificare gli obblighi per le Regioni di prestare assistenza agli stranieri non iscritti al Ssn.

COME CAMBIANO LE REGOLE – Di fatto se prima potevano richiedere la carta “famiglie costituite da cittadini italiani o da cittadini stranieri regolarmente residenti nel territorio italiano”, oggi possono farlo solo quelle “costituite da cittadini italiani ovvero appartenenti a Paesi membri dell’Unione europea regolarmente residenti nel territorio italiano”. Rispetto alla norma precedente rimane il vincolo dei tre figli a carico (anche in affidamento), ma viene alzato il limite di età. Prima la misura era rivolta solo ai figli minorenni, mentre ora si potrà ottenere fino al compimento dei 26 anni di uno dei tre figli. Dal testo scompare anche il riferimento all’Isee (potevano richiederla le famiglie con un reddito pari o inferiore a 30mila euro) per definire le modalità di rilascio affidate ad un decreto del presidente del consiglio e del ministro delegato per le politiche della famiglia, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge.

PER LA CASSE DELLO STATO NON CAMBIA NULLA – Il limite massimo di spesa previsto è di un milione di euro per ciascun anno del triennio 2019-2021 a valere sulla dotazione del Fondo per le politiche della famiglia. E, a proposito di risorse, è nella relazione tecnica del provvedimento originario che si specifica come “dalla disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, atteso che la stessa consente esclusivamente all’accesso a sconti sull’acquisto di beni o servizi o riduzioni e i costi di emissione (fissati dal Municipio, ndr) non sono a carico della finanza pubblica ma delle famiglie che ne fanno richiesta”. Insomma, dalla riduzione della platea non ne consegue un risparmio di denaro per le casse pubbliche.

IL PROBLEMA DELLE CONVENZIONI – Per usufruire delle agevolazioni nell’acquisto di beni e servizi occorre esibire la Carta famiglia nei negozi e nelle strutture pubbliche e private convenzionate, insieme a un documento di identità valido. Gli sconti possono riguardare i beni alimentari, prodotti per la pulizia della casa, per l’igiene personale, articoli di cartoleria e di cancelleria, libri e sussidi didattici, medicinali, servizi come fornitura di acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili per il riscaldamento, raccolta e smaltimento rifiuti solidi urbani, ma anche servizi ricreativi e culturali, musei, spettacoli e manifestazioni sportive, palestre e centri sportivi.

Gli esercizi che aderiscono all’iniziativa possono offrire sconti dal 5 al 20%. Eppure già all’inizio dell’anno si era capito che il problema principale da affrontare per rendere concreta la misura era quella delle convenzioni da attivare con le realtà nazionali, regionali e locali da parte del Ministero del Lavoro, delle Regioni e dei Comuni. Infatti, come risulta consultando la sezione dedicata sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sono pochissime quelle attive. Ce n’è una con il Comune di Tremezzina (Como) per l’associazione sportiva dilettantistica di arti marziali Hakuryu e per i musei comunali e una seconda con il Comune di Cessapalombo (Macerata) con ‘La Bottega’ e la ‘Farmacia Tortolini’. Il Comune di Castel Goffredo (Mantova) ha invece approvato un avviso pubblico per la presentazione della domanda da parte di soggetti pubblici e privati del territorio comunale. Pochi rispetto alle attese del debutto, quando si parlava anche di trattative in corso con realtà nazionali di un certo peso.

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