Mesi di sevizie, pestaggi e umiliazioni. È quanto ha dovuto subire Jamal, studente rifugiato siriano di 15 anni, bullizzato dai sui compagni in una scuola di Huddersfield, nello Yorkshire. A rivelarlo un video, apice delle aggressioni, pubblicato sui social e subito diventato virale. Nelle immagini, il ragazzo, che mostra già un braccio rotto, viene preso per il collo, sbattuto a terra e forzato a bere acqua, con la tecnica di tortura del ‘water boarding’. “Mi sveglio nel cuore della notte e scoppio a piangere improvvisamente. Loro pensano che io sia diverso. Diverso da loro – ha detto Jamal a Itv News – Non mi sento sicuro a scuola e spesso ho detto a mio padre di non volerci più andare. Nel video piangevo e basta. Non ho fatto nulla rispettando le regole della scuola”.

L’episodio di violenza è avvenuto lo scorso 25 ottobre, alla Almondbury Community school. La polizia ha fermato e interrogato uno degli autori dell’aggressione. La scuola ha subito espresso vicinanza alla famiglia della vittima che, però, riportano i quotidiani inglesi, sta pensando di lasciare la città e di trasferirsi a Oxford. Non solo Jamal, infatti, ma anche sua sorella sarebbe stata vittima di bullismo. E anche in questo casi a mostrarlo è un video pubblicato online, in cui la ragazza, che indossa un velo rosa, viene sbattuta a terra da alcune compagne. Un episodio che, si legge sul testo di accompagnamento alle immagini, avrebbe portato la giovane anche a tentare il suicidio.

Dopo la pubblicazione dei video alcuni cittadini di Huddersfield hanno lanciato una raccolta fondi su Go Fund Me nel tentativo di aiutare la famiglia dei due studenti. In soli due giorni il crowdfunding ha raggiunto già quota 125mila sterline. L’obiettivo è fissato a 150mila. “La famiglia di Jamal è rifugiata nel Regno Unito e fatica a fare fronte ai suoi bisogni primari. Vogliamo raccogliere fondi e aiutarli a migliorare la loro qualità di vita. Dopo aver lasciato una guerra, meritano di vivere in pace senza essere molestati. Per favore donate generosamente e cambiamo questa orribile situazione”, si legge nel testo della campagna di beneficenza. La famiglia è arrivata in Gran Bretagna nel 2016 grazie a un programma dell’Onu per i profughi di guerra, dopo avere trascorso un periodo in un campo di rifugiati in Libano.

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