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Missionario agli indigeni: “Io vi amo e anche Gesù vi ama”. Loro lo uccidono con una pioggia di frecce

Il giovane esploratore e predicatore John Allen Chu sapeva bene che l'isola di North Sentinel, nell'Oceano Indiano, è uno dei luoghi più inaccessibili al mondo ma era convinto di riuscire ad approdarvi e farsi ascoltare dagli inospitali abitanti indigeni a cui voleva portare il messaggio cristiano

di F. Q.

L’isola tropicale di North Sentinel, nell’arcipelago indiano delle Andamane, è un posto davvero inaccessibile: lì vive infatti una tribù di indigeni che rifiuta da sempre ogni contatto con il resto del mondo e vive completamente isolata dai progressi della civiltà. Lo sanno bene gli abitanti della zona, che si tengono alla larga, e lo sapeva anche John Allen Chu, esploratore e predicatore 27enne. Il giovane era a conoscenza del fatto che North Sentinel fosse un posto “vietatissimo” ma era convinto di riuscire ad approdarvi e farsi ascoltare dagli inospitali abitanti a cui voleva portare il messaggio cristiano. Così, indifferente i divieti del governo indiano, Chu ha preso una canoa e ha raggiunto la piccola isola: “Mi chiamo John, io vi amo e Gesù vi ama”, ha urlato appena sbarcato, lanciando loro del pesce.

Ma neanche il tempo di finire la frase che è stato trafitto da una pioggia di frecce, scagliate dai membri della tribù Sentinel che poi lo hanno acchiappato con una corda al collo, e lo hanno trasportato sulla spiaggia e sepolto nella sabbia. La polizia indiana è riuscita a ricostruire l’accaduto solo grazie alle testimonianze di sette pescatori che si erano offerti di accompagnare il giovane fino a qualche centinaio di metri dalla riva, prima di lasciarlo proseguire da solo in canoa. Questi hanno osservato tutta la scena dalla loro posizione e sono poi scappati quando hanno visto l’attacco della tribù. Ora però, il vero problema sarà recuperare il corpo di Chu, dal momento che l’isola è inaccessibile anche al governo indiano: neanche la Marina indiana può avvicinarsi infatti alla North Sentinel Island, protetta sia per l’espressa volontà della tribù, che rifiuta sin dalla fine dell’Ottocento di essere contattata, sia per il suo bene, poiché gli uomini e le donne sentinelesi potrebbero essere spazzati via da un comune raffreddore.

Oltretutto, nessuno conosce la lingua dei sentinelesi, che è diversa anche da quella delle altre tribù che occupano il resto dell’arcipelago. La polizia indiana ora ha consultato esperti sul campo, antropologi ed esperti forestali e tribali. “Dobbiamo fare in modo di non disturbare la popolazione e il suo habitat. Si tratta di un’area estremamente sensibile e ci vorrà del tempo” ha detto il capo della polizia locale Dependra Pathak.

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