“Se fosse apparso un UFO, o Batman, sarebbe stato più cool ma anche più normale. Ma la Madonna… quella no, quella è la magia infantile, quella è la nostra identità”. Troppa Grazia, il nuovo film di Gianni Zanasi in uscita il 22 novembre dopo la premiere alla Quinzaine des Realisateurs di Cannes, profuma di attualità a discapito degli immaginari antichi di cui si fa portatore. Perché l’apparizione mariana che sconvolge la vita della povera geometra Lucia (Alba Rohrwacher), madre di una bimba e separanda dal compagno (Elio Germano), ha un peso specifico ben diverso da tutta la cinematografia classica sulla religione e i suoi eventi soprannaturali: “La Madonna, per tutti noi – dicono in coro regista e attori – è quel momento in cui ci fermiamo e stiamo ad ascoltare, e quindi è un momento divenuto rarissimo nella nostra quotidianità frenetica”.

Parole sante, “perché – dice Germano – noi non abbiamo più tempo per nessuno, figuriamoci se ascoltiamo una vestita con un velo blu che ci dice di costruire una chiesa sulla collina! E questo è un fatto inedito, persino per la Madonna che da duemila anni quando qualcuno le parla viene rigorosamente ascoltata!”. Uniti di passioni “umaniste” e amicizia reciproca, Zanasi, Germano, Rohrwacher e la giovane attrice israeliana Hadas Yaron (che veste la “tunica” mariana) hanno fatto di Troppa grazia una commedia garbata e surreale, dal taglio ambientalista e socialmente plausibile.

Un film che non si stacca troppo dallo sguardo finora adottato da Zanasi nel suo fare cinema, uno sguardo forse diverso dalla maggioranza dei suoi colleghi e corroborato dalle “stravaganti” visioni che fin da piccolo l’hanno accompagnato: “Mi appassionavano i film che non capivo, ad esempio Scene da un matrimonio di Bergman che ho visto a 9 anni, non lo capivo eppure mi piaceva. E poi tutta produzione americana degli anni ‘80 è sempre stata al mio fianco, pensate che all’inizio io credevo che De Niro fosse veramente un taxista!”.

E per Zanasi è stata un’epifania maggiore scoprire che De Niro fosse un attore che non comprendere di voler fare un film sulla Madonna che si palesa ai nostri giorni in mezzo a un campo. Col suo cast si è messo a discutere sul come dovesse apparire, vestire, parlare, guardare, comportarsi – “ci abbiamo giocato insieme, e siamo tornati esseri umani” chiosa Germano – fino alla scelta di una ragazza dagli occhi blu che in realtà si mostra quale povera profuga mediorientale. Nulla di più contemporaneo, nulla di meno tormentato benché il film abbia un tono tutt’altro che dolente.

La comicità – data dalla vicenda di per sé (“nessuno di noi doveva ridere, la comicità veniva dalla situazione”) è presente sia nel privato di Lucia (il suo rapporto con l’ormai ex e con la Madonna) che nel pubblico, laddove imperversano i bruti e corrotti suoi datori di lavoro, guidati dal “perfido” Battiston, incurante dei problemi ambientali che le sue imposizioni comportano. “Io sono sconvolto dal fatto che la società contemporanea non sia terrorizzata dalle catastrofe ambientali dovute al cambiamento climatico. Gli scienziati ci danno pochi anni di autonomia, dopo di che la distruzione sarà irreversibile: possibile che continua a rimanere un problema da salotti di intellettuali imborghesiti?” s’indignano Zanasi e Germano all’unisono. Già, proprio così, neppure se ci si mette di mezzo la Madonna.

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