La prima volta che Stefano è entrato in pasticceria il proprietario, Davide, era un po’ preoccupato. Era il luglio del 2016 e “non avevamo mai collaborato con un ragazzo con sindrome di Down, non sapevo come avrebbe reagito lo staff”. Sono bastati due anni per capovolgere il mondo. E quando è scaduto il periodo di stage il titolare ha preso una decisione: “Il giorno dopo la fine del tirocinio ci siamo accorti che ci mancava. E così abbiamo deciso di assumerlo con un contratto a tempo indeterminato”, sorride.

Lui si chiama Stefano Brevi e ha 28 anni. L’altro, Davide Savoldelli, è il titolare di una pasticceria storica a Endine Gaiano, 3.400 abitanti in provincia di Bergamo. Mosso dalla voglia di mettersi in gioco Stefano si è iscritto all’ufficio di collocamento per lavori protetti mirati. “Ma in due anni non abbiamo mai ricevuto una proposta”, racconta la mamma, Antonia. Poi, la possibilità di fare uno stage al forno Minuscoli. “Dal primo giorno abbiamo capito che Stefano era un ragazzo curioso e simpatico – racconta Davide –. Si è presentano accompagnato dai suoi genitori in negozio con un sorriso grande così”.

Così Stefano ha modo di entrare nel mondo del lavoro e farsi conoscere

La giornata comincia alle 8.30 in punto, quando Stefano arriva accompagnato in moto da suo papà. Ordina il solito caffè liscio seguito da un buon cannolo e si siede con i clienti, che ormai sono diventati suoi amici. Alle 8.45 si prepara, indossa la divisa e comincia a pulire tutte le teglie utilizzate per la cottura di pizze, focacce e brioche. “È un lavoro lungo e a tratti anche antipatico – raccontano i dipendenti –. Ogni tanto Stefano cerca di sviare e proporsi per far altro, ma dopo qualche richiamo si rimette in riga e finisce il turno”. Nei momenti di maggior afflusso viene chiamato per servire ai tavoli (cosa che adora), poi fa la lavastoviglie, lava i piatti e pulisce le verdure con la cuoca, Nicoletta. È circondato dalle colleghe, tutte donne. Lui le riempie di complimenti e quindi “il suo inserimento non è stato per nulla difficile. Anzi”, sorride il titolare. Alle 11, dopo la solita pausa con merenda, Stefano apparecchia i tavoli per pranzo: lo fa con cura e precisione, organizza praticamente tutta la sala. Alle 12 si avvia alla fermata del pullman, da solo. Torna a casa a Casazza, 11 chilometri più a nord, dove vive con i genitori.

Eppure parecchie aziende preferiscono ancora oggi pagare multe piuttosto che inserire personale con disabilità. “Bisogna potenziare l’inserimento dei disabili, perché è solo grazie strumenti come questi che persone come Stefano hanno modo di farsi conoscere, entrare nel mondo del lavoro, capire che la barriera non è la disabilità ma l’atteggiamento che hanno gli altri nei suoi confronti”.

Davide e lo staff della pasticceria sono stati seguiti e accompagnati nel percorso di inserimento lavorativo da una cooperativa che ne ha curato tutti i dettagli. “Purtroppo spesso nelle aziende si tende a preferire la scelta più semplice. E senza pensare all’aspetto umano, si riduce tutto a una mera questione economica, a una semplice monetizzazione, trascurando l’importanza del rispetto della persona”, spiega Barbara Facchinetti, la tutor che ha seguito personalmente il progetto. “Davide ha attivato un circolo virtuoso riuscendo così a valorizzare concretamente le potenzialità di Stefano: lo ha inserito per libera scelta dopo una conoscenza diretta, senza aver l’obbligo di assumere tramite categoria protetta – continua Barbara –. Non ha trascurato il valore umano a favore di logiche di profitto e produttività”.

La tutor: “Davide non ha trascurato il valore umano a favore di logiche di profitto e produttività”

Ma cosa può fare lo Stato per stare vicino a persone con disabilità? Per favorirne l’inserimento lavorativo? Garantirne diritti e doveri? “Semplice, stare al fianco degli utenti, collaborando con aziende e le famiglie, che sono le protagoniste e gli artefici dei successi delle persone disabili”, spiega la tutor.

Obiettivi per il futuro? Continuare così. “Spero che Stefano si trovi bene e che resti con noi così come ha fatto finora. Per noi lui è insostituibile”, sorride Davide. E poi c’è una questione di fondo che proprio non può essere messa da parte: “Un’azienda che si rispetti – spiega – deve includere tutti”. Quando ha ricevuto la notizia del contratto a tempo indeterminato Stefano era entusiasta. “Non credo abbia e conosca il valore del denaro. In questi due anni ha semplicemente voluto sentirsi una persona normale”, racconta mamma Antonia. Come quando lui, di buonumore, ti viene vicino, ti abbraccia e ti riempie di complimenti. “Sono quelli i momenti migliori”.

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