Al centro dell’inchiesta, durata circa 8 mesi a carico della sindaca di Roma Virginia Raggi, la nomina a Capo del dipartimento turismo di Renato Marra, fratello di Raffaele all’epoca dei fatti stretto collaboratore della sindaca. Il processo è durato sei mesi.

• 9 Gennaio 2017 –  I pm di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, iscrivono nel registro degli indagati la sindaca di Roma Virginia Raggi. Il procedimento, avviato dopo un esposto dell’ex capo di gabinetto del Comune, Carla Raineri, coinvolge anche Raffaele Marra, fratello di Renato, ex capo dell’ufficio personale del Campidoglio. Si indaga sulla nomina di Marra senior che da vicecapo della polizia municipale diventa responsabile della direzione Turismo. Un ‘salto’ di stipendio di circa 20mila euro annui. Secondo gli inquirenti la sindaca, nel dicembre del 2016, ha dichiarato il falso alla responsabile dell’autorità anticorruzione del Comune di Roma, Maria Rosa Turchi, affermando di avere deciso da sola la nomina senza coinvolgere il fratello di Marra. La prima cittadina è indagata, assieme a Raffaele Marra, per falso e abuso di ufficio. La pentastellata è sotto indagine per abuso d’ufficio anche in relazione alla nomina di Salvatore Romeo, scelto come responsabile della segreteria politica della Raggi. La promozione gli avrebbe fruttato uno stipendio annuo di 110mila euro, rispetto ai 39mila precedenti, poi ridotti a 93mila dopo i rilievi dell’Anac, l’autorità anticorruzione nazionale.

• 2 Febbraio 2017 – L’indagine entra nel vivo e i magistrati convocano la Raggi per interrogarla. L’atto istruttorio dura oltre sei ore. La sindaca respinge le accuse ribadendo la correttezza del suo operato nell’ambito dell’interpello, svolto nell’autunno del 2016, che ha portato alla nomina di oltre cento dirigenti comunali.

• 8 Febbraio 2017 –  Gli inquirenti decidono di ascoltare Romeo. I magistrati chiedono al responsabile politico della segreteria della sindaca chiarimenti anche in relazione ad alcune polizze vita che il dirigente ha sottoscritto nel 2016, prima delle elezioni amministrative, e che hanno tra i beneficiari la stessa Raggi.

• 14 Febbraio 2017 – Raffaele Marra fa sapere agli inquirenti che non intende sottoporsi ad interrogatorio. “Parlerò solo ad indagini concluse”, afferma.

• 20 Giugno 2017 – L’attività di indagine viene conclusa. Alla Raggi viene contestato il reato di falso per la nomina di Marra mentre si sollecita l’archiviazione per l’abuso d’ufficio. Abuso che, invece, viene confermato per la nomina di Romeo.

• 13 Luglio 2017 – Raggi chiede di essere interrogata dopo avere ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini. Davanti al pm Francesco Dall’Olio ribadisce la sua posizione respingendo le accuse.

• 28 Settembre 2017 – La Procura formalizza la richiesta di processo per la sindaca per il reato di falso per la nomina di Marra e chiede di far cadere l’accusa di abuso d’ufficio per la nomina di Romeo.

• 3 Gennaio 2018 – La sindaca chiede di essere giudicata con il rito immediato che porta il processo direttamente davanti al giudice monocratico, saltando la fase dell’udienza preliminare che era stata fissata per il 9 gennaio. La scelta scinde il procedimento a carico della Raggi da quello di Raffaele Marra. Il dirigente opta per il rito ordinario: il suo processo è iniziato il 20 aprile.

• 21 Giugno 2018 – Inizia il processo davanti al giudice monocratico

• 25 Ottobre 2018 –  La Raggi viene interrogata per oltre tre ore in aula. “Nella nomina di Renato Marra, il fratello Raffaele non ha avuto alcun potere decisionale – si difende – Si è limitato ad eseguire una mia direttiva. Su quella scelta non erano state sollevate eccezioni da parte della stessa Turchi”.

• 9 Novembre 2018 – La Procura di Roma chiede una condanna a 10 mesi di reclusione. I pm affermano che ci “sono elementi per sostenere che Raggi fosse consapevole del ruolo svolto da Raffaele Marra nella nomina del fratello: la sindaca mentì per non dimettersi in base al codice etico del Movimento 5 stelle”. Secondo i pm, infatti, questo avrebbe previsto le dimissioni della sindaca, se indagata. L’interpretazione, però, è respinta dalla Raggi. Secondo la pentastellata il codice etico del Movimento non avrebbe imposto le dimissioni.

• 10 novembre 2018 – Oggi il giudice Roberto Ranalli ha assolto l’imputata con la formula del fatto non costituisce reato.

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Processo nomine, giudice in camera di consiglio per sentenza. La difesa di Raggi: “Fu lei a valutare e decidere”

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