Una strategia ultradifensiva, un muro di risposte non date per cercare di evitare qualsiasi assunzione di responsabilità e cercare di guadagnare tempo. È questo il filone che, secondo quanto scrive Repubblica che ha avuto accesso ai verbali, ha caratterizzato le testimonianze davanti alla commissione d’inchiesta del ministero delle Infrastrutture dell’amministratore delegato di Autostrade spa, Giovanni Castellucci, e del direttore delle operazioni centrali, Paolo Berti. Un sacco di “non so” e rinvio ai “tecnici” che hanno di fatto reso impossibile per i membri della commissione ottenere informazioni importanti per le indagini interne al ministero.

L’ad Castellucci: “Le cause del disastro a noi non sono note”
Il quotidiano riporta le parti più delicate del colloquio. Secondo il verbale, dopo una quarantina di minuti il presidente della commissione, l’ingegnere Alfredo Principio Mortellaro, chiede a Castellucci un ragguaglio sulla mappatura delle infrastrutture a rischio sismico. La risposta di Castellucci, che secondo Repubblica si era ben guardato, fino a quel momento, di rispondere in maniera esaustiva alle domande, è che i commissari avrebbero dovuto inviare “per iscritto” una richiesta formale, così da dargli modo di girarla ai tecnici. Dura la risposta di Mortellaro: “La sua risposta sarebbe corretta se io le avessi posto la domanda due mesi fa, quando il fatto non era ancora accaduto. Adesso, però, disgraziatamente il fatto è accaduto. E lei, nella sua altissima responsabilità di ad, ha certamente dovuto… voglio sperare… chiedere a tutte le strutture tecniche di darle un preciso motivo del perché può essere accaduto. Non della causa scatenante, ma del perché tutto il sistema di controlli non vi ha messo in condizione” di evitare il crollo. “Mi fa una domanda tecnica”, si è limitato a ribattere Castellucci.

Ma lo scontro tra i due si ripete dopo pochi minuti dopo, quando Castellucci, ricordando che il crollo ha causato 43 morti, oltre a una picchiata in borsa della società, chiede a Castellucci di conoscere i risultati dell’indagine interna. La risposta dell’ad, però, è spiazzante: “Le cause di questo disastro a noi non sono note“, spiegando che Autostrade avrebbe avviato un’indagine interna condotta da esperti esterni, ma che deve ancora concludersi. Una risposta che fa aumentare la preoccupazione della commissione, che ricorda a Castellucci la gestione da parte di Autostrade di circa 1.600 viadotti nel Paese e che attendere i risultati dell’indagine potrebbe essere rischioso. “Ritengo che non ci siano problematiche analoghe altrove”, tenta di rassicurare l’ad. I commissari non sono soddisfatti dalla risposta di Castellucci, considerata approssimativa, e chiedono: “Sulla base di quali assicurazioni e datele da chi lei fa questa affermazione?”. “Mi riservo di mandarle una relazione”, ha chiuso Castellucci.

Il direttore delle operazioni centrali non sa rispondere alle domande sul progetto da lui stesso presentato
Quando i membri della commissione d’inchiesta hanno ascoltato Berti, il risultato non è stato meno deludente. Il direttore delle operazioni centrali, che presentò materialmente il progetto di ristrutturazione del ponte al cda di Autostrade e che di quel progetto avrebbe dovuto conoscere i particolari, alla domanda se fosse a conoscenza delle motivazioni per cui il progetto stesso non sia mai stato portato all’attenzione della direzione generale del ministero ha risposto “non lo so”. “Lei ha mai saputo che dalla elaborazione progettuale si erano evidenziati grossi deficit per le travi tampone?”. Risposta: “No”. “Lei ha mai letto il rapporto di validazione del progetto definitivo?”. Risposta: “no”. “Lei non ha nemmeno saputo che c’era bisogno di intervenire sulle campate dalla 1 alla 8?”. Risosta: “No”. “Autostrade ha mai prodotto un’analisi di rischio sul Polcevera?”. Risposta: “Non lo so”.

Autostrade: “Verbali sconcertanti, sempre garantita massima trasparenza”
La reazione di Autostrade non si è fatta attendere. Dopo la pubblicazione delle trascrizioni da parte di Repubblica, i vertici della società hanno diffuso una nota in cui esprimono “sconcerto e sorpresa” per quanto emerso dai verbali e parlano di “gravi errori, accuse infondate e conclusioni pregiudiziali nella relazione della Commissione”, ricordando di avere “sempre garantito la massima trasparenza e piena collaborazione“.

Inoltre manifestano il proprio disappunto per il fatto che i verbali siano stati messi a disposizione della stampa prima che della società interessata: “I verbali, che secondo quanto dichiarato dal Presidente di Commissione dovevano essere inviati agli interessati entro una settimana – si legge ancora -, a oltre un mese di distanza non sono stati ancora consegnati agli stessi”. Quindi attaccano il metodo utilizzato dalla Commissione: “La procedura impostata dalla Commissione è al di fuori di ogni regola: interrogatori senza verbale che vengono diffusi, modifica degli argomenti rispetto a quelli della convocazione. Ma ancora più grave è la natura pregiudiziale delle conclusioni. Appena nove giorni dopo la sua piena costituzione, la Commissione è giunta a suo dire non solo a identificare le cause probabili del crollo, ma anche ad escludere qualsiasi responsabilità di chi ha contribuito alla elaborazione e approvazione del progetto di retrofitting. Una precocità di conclusioni che è stata censurata pubblicamente anche dalla Procura di Genova“.

Infine, la società spiega che erano due i punti all’ordine de giorno della commissione ministeriale, la delibera del Cda di Autostrade che aveva approvato l’intervento di retrofitting e le analisi sismiche completate o in corso di predisposizione sui viadotti con luce superiore ai trenta metri, e che su questi due punti gli interrogati “hanno fornito spiegazioni” ai dubbi dei commissari. “L’audizione – concludono – è quasi immediatamente virata verso una serie di domande relative alle cause dell’evento, a temi tecnici e ad altri aspetti di dettaglio, rispetto ai quali i dirigenti hanno chiarito di non avere elementi di dettaglio. Su questi temi l’amministratore delegato ha chiesto che fosse formulata una lista di dettaglio delle domande, cui poter fornire puntuale riscontro da parte delle strutture tecniche della società. Tale richiesta non è mai pervenuta alla società”.

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