È sembrata una partita senza storia. Una vittoria per tre a zero. La Polonia vince i mondiali di pallavolo maschile disputati in Italia (e in parte anche in Bulgaria), una competizione che ha portato le partite della nazionale in prima serata su Raidue e migliaia di persone nei palazzetti. La squadra biancorossa si conferma campione del mondo battendo i campioni olimpici del Brasile. La squadra capitanata da Bruno Mossa de Rezende, palleggiatore della Lube Civitanova, subisce molto la potenza delle schiacciate di Bartosz Kurek (24 punti per lui e premio di miglior giocatore) e dei suoi compagni, i muri faticano a contenere e la difesa lascia cadere troppi palloni. Nonostante il pubblico del PalaAlpitour (12mila spettatori per 486mila euro di incasso) sia quasi tutto dalla loro parte, i brasiliani sembrano senza l’allegria che contraddistingue il loro gioco. Dall’altra parte della rete, invece, sembra funzionare tutto: battute (quattro ace), muro (dieci punti), ricezione, difesa e attacco. E poi sugli spalti i tanti tifosi polacchi arrivati fanno sentire il loro sostegno.

Il primo set si combatte punto su punto e finisce 26-28 per i polacchi, che invece nel secondo parziale di gioco prendono le distanze e concludono col risultato di 20-25. Al Brasile non riesce l’impresa di mercoledì quando, sotto di due set contro la Russia, recupera e vince al quinto set, il tie-break. I suoi migliori attaccanti, l’opposto Wallace e lo schiacciatore Lipe, non sono in giornata. La ricezione della Polonia concede soltanto due ace ai verdeoro. Anche nel terzo set i brasiliani vanno sotto, ma nel finale cercano di raggiungere gli avversari per tentare di vincere il set e poi chissà, magari rifare l’impresa: riducono le distanze e dal 19-22 si arriva al 21-24. Douglas Souza annulla il primo match ball e Isac il secondo: 23-24. Il Brasile potrebbe anche farcela, ma la Polonia non perde di vista l’obiettivo. Bruno va in battuta, i biancorossi ricostruiscono il gioco, Kurek attacca e mette il pallone a terra. Comincia la festa.

“Ci hanno messo in difficoltà cambiando molto il gioco e ci hanno messo in difficoltà con il muro e la difesa”, analizza dopo la partita il capitano del Brasile. La pallavolo, spiega Bruno, “è definita dai dettagli”, quei dettagli che danno il margine nel punteggio nonostante il livello delle squadre sia quasi lo stesso: “È stato così in semifinale contro la Serbia o alle Olimpiadi contro l’Italia”, partite che il Brasile ha vinto tre a zero. “Abbiamo incontrato una Polonia che ha giocato da dio”, commenta l’allenatore Renan Dal Zotto. “Abbiamo giocato alla grande – dice senza falsa modestia Kurek -, meglio di ogni altra squadra”. Gli fa eco il suo allenatore, il belga Vital Heynen: “Altri allenatori hanno grandi giocatori, io ho una grande squadra”.

Al terzo posto si piazzano gli Stati Uniti, che hanno battuto la Serbia per tre a uno: “Il nostro obiettivo era l’oro e sentirò il rammarico a lungo, ma impareremo – spiega il palleggiatore Usa Micah Christenson, all’Azimut Leo Shoes Modena la prossima stagione -. Abbiamo mostrato comunque il vero spirito americano, andare fuori e combattere al fianco dei propri fratelli”. Ancora più amareggiati i serbi: “Abbiamo dato tutto. Il primo set abbiamo perso 32-30 e quello ha deciso il resto – spiega lo schiacciatore del Trentino Volley -. Noi non dovevamo essere quarti, non è un successo per me. Questa generazione doveva essere la migliore, ma abbiamo sbagliato”. “Può essere una buona lezione per i giovani”, è l’unica consolazione del capitano Nemanja Petric.

Con questo trofeo la Polonia si porta a tre titoli mondiali vinti, come il Brasile (che ha disputato tutte le ultime cinque finali vincendo le prime tre) e l’Italia della “generazione dei fenomeni”, capace di vincere tre mondiali di fila dal 1990 al 1998, anno in cui è salita sul podio di questa competizione per l’ultima volta (da allora ha comunque messo nel palmares due argenti e tre bronzi olimpici, tre ori, tre argenti e un bronzo agli europei). La pallavolo italiana, però, si prende comunque qualche soddisfazione: ad arbitrare la finale c’era Fabrizio Pasquali, mentre le partite della nazionale in tv hanno sempre fatto registrare uno share sopra il 10 per cento in prima serata.

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