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Ammortizzatori sociali, 189mila a rischio licenziamento: presidio davanti al ministero. Di Maio: “Colpa del Jobs Act”

Il ministro aveva annunciato il ripristino della Cassa integrazione per cessazione nel decreto Genova, ma del provvedimento non c'è ancora traccia. La Cgil: "Senza nuove norme migliaia di disoccupati"
Ammortizzatori sociali, 189mila a rischio licenziamento: presidio davanti al ministero. Di Maio: “Colpa del Jobs Act”
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A partire da lunedì 24 settembre 189mila lavoratori tra cui 140mila metalmeccanici sono a rischio licenziamento per la scadenza degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione per cessazione e contratti di solidarietà) non più rinnovabili a causa delle limitazioni imposte dal Jobs Act. La cig in deroga fino ad oggi veniva utilizzata dalle aziende che non potevano più accedere alla cassa e ordinaria e straordinaria. Fim, Fiom e Uilm hanno manifestato a Roma, di fronte al ministero dello Sviluppo Economico, e i tre segretari delle federazioni sono stati ricevuti al ministero. Luigi Di Maio, impegnato in Consiglio dei ministri, ha fatto sapere che incontrerà una delegazione martedì alle 17.

I sindacati chiedono risposte certe al governo. Di Maio, visitando la settimana scorsa la fabbrica Bekaert – dove 318 lavoratori sono stati licenziati per delocalizzazione– aveva annunciato che con il decreto Genova sarebbe stata ripristinata la cassa integrazione straordinaria per cessazione, soppressa dalla riforma del lavoro voluta dal governo Renzi. Nonostante l’ok del Consiglio dei Ministri il 13 settembre scorso, però, il provvedimento non è ancora entrato in vigore.

“Oggi tutti i giornali si rendono conto dei casini che il Pd ha combinato con il Jobs Act perchè presto scadrà la cassa integrazione per 140mila operai“, ha scritto Di Maio su Facebook. “Hanno tolto la cassa integrazione per cessazione, hanno cancellato un anno di cassa integrazione ai lavoratori giustificando l’azione con sussidi di disoccupazione. Peccato che quel sussidio arriverà solo una volta perso definitivamente il lavoro per cui ti sei magari impegnato per una vita. Anche questo è un effetto collaterale di quella folle riforma che è stata il Jobs Act: un incentivo a smettere di lavorare, un modo per dire ai cittadini che non sono più utili, un modo per umiliare le persone”, dice il ministro del Lavoro. E annuncia: “Domani andrò di persona a incontrare i rappresentanti di questi lavoratori che rischiano di non avere più un futuro e insieme capiremo come affrontare questa situazione. Non saremo perfetti, ma di sicuro non siamo senza cuore. Queste persone meritano rispetto e hanno il diritto di essere ascoltati da chi governa. Il MoVimento 5 Stelle e questo governo sono e saranno sempre vicini al popolo e questo non ce lo può togliere nessuno”.

“È positivo il fatto che il ministro Luigi Di Maio abbia convocato un tavolo come risposta al presidio di oggi. Siamo riusciti a dare visibilità a questo tema che non è una richiesta di assistenza, ma è una richiesta di continuità e sviluppo industriale”, ha dichiarato la segretaria Fiom-Cgil Francesca Re David in una nota. “È una follia che negli anni della crisi economica siano stati tagliati gli ammortizzatori sociali. Sono 140.000 i lavoratori metalmeccanici coinvolti da situazioni di crisi dei comparti degli elettrodomestici, della siderurgia, dell’ICT e telecomunicazioni, dell’elettronica, dell’automotive; e sono ben 144 i tavoli di crisi aziendale dei vari settori aperti al Ministero dello Sviluppo Economico”, prosegue la Re David.

“Senza nuove norme che correggano provvedimenti ingiusti e sbagliati, migliaia di lavoratrici e lavoratori a fine settembre si ritroveranno disoccupati”, dichiara la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti. “Per questo sosteniamo la mobilitazione di Fim Cisl, Fiom Cgil, e Uilm Uil in corso davanti al Mise per evitare migliaia di licenziamenti”. “La prossima legge di Bilancio – ha aggiunto – dovrà assolutamente dare risposte a questa emergenza e individuare interventi strutturali capaci di garantire gli ammortizzatori fino alla ripresa delle attività aziendali o fino a nuove opportunità di occupazione”.

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