“Non vanno sottovalutati i rischi a cui, dato l’elevato debito pubblico, ci esporrebbe un aumento improduttivo del disavanzo. Una reazione negativa dei mercati, se ad esempio il premio per il rischio sui titoli di Stato salisse di 200 punti base, restando ancora al di sotto del livello registrato alla fine del 2011, avvierebbe un rapido aumento del rapporto tra debito e prodotto“. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è così intervenuto sulla manovra nel corso del 64esimo Convegno di Studi Amministrativi della Corte dei Conti che si svolge a Varenna chiedendo al governo una strategia credibile.  “Non si possono applicare a situazioni di questo genere le stime basate sui valori registrati nelle economie avanzate in condizioni finanziarie normali – ha sottolineato – Bisogna comunque ricordare che ogni anno lo Stato deve collocare sul mercato circa 400 miliardi di debito pubblico”.

“Tenendo conto dell’impatto negativo sulla crescita economica esercitato dall’aumento dei tassi d’interesse e dalla crisi di fiducia, il rapporto si collocherebbe presto su una traiettoria insostenibile“, ha quindi spiegato il governatore alla vigilia del nuovo round governativo sulla manovra che si preannuncia sempre più infuocato nel fuoco di fila delle pretese dei due schieramenti al governo che chiedono misure difficilmente conciliabili tra loro e con i conti pubblici. Con il ministro dell’Economia che nelle opportune sedi comunitarie continua a garantire il mantenimento del rapporto deficit/Pil 2019 all’1,6%, ma poi viene tirato per la giacchetta dai ministri gialloverdi per salire oltre l’1,9 per cento.

“E’ essenziale che gli obiettivi di bilancio siano e appaiano fortemente e credibilmente orientati alla stabilità finanziaria e che le linee di riforma siano efficacemente indirizzate a una crescita sostenuta, e inclusiva, dell’economia”, ha quindi chiarito ricordando che “il profilo di riduzione dell’incidenza del debito che avevo tracciato lo scorso anno definiva uno scenario indicativo; è possibile disegnare strategie accorte, in grado di garantire la stabilità delle finanze pubbliche conciliandola con prospettive di crescita migliori. È quel sentiero stretto di cui si è parlato spesso in questi anni difficili”. Secondo Visco, il sentiero può essere percorso “lentamente, un passo alla volta, attuando una sequenza di interventi che producono benefici gradualmente e in misura contenuta fino a quando non sono realizzati tutti i cambiamenti necessari. Oppure si può provare ad allargarlo definendo una strategia organica, che punti a una ricomposizione del bilancio pubblico verso gli impieghi più produttivi, ad accrescere l’efficienza dell’amministrazione, soprattutto nei programmi di spesa destinati all’accumulazione di capitale pubblico, materiale e immateriale, a sostenere l’attività d’impresa e l’innovazione”.

Visco precisa quindi che “accrescere la spesa per investimenti finanziandola in disavanzo, senza incidere sul potenziale di crescita, fornirebbe benefici solo temporanei“. Per questo, secondo il banchiere centrale, servono “intervenuti in grado di agevolare l’adozione di nuove tecnologie e la riorganizzazione dei processi produttivi” in quanto “il capitale pubblico non comprende solo le infrastrutture materiali” e quindi “bisogna accrescere il patrimonio di conoscenze e competenze di cui dispone l’economia”.

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