L’ipotesi della rateizzazione mi pare intelligente. E dire che è impraticaboile perché non si hanno i soldi non ha senso, anzi. Si lavora sulle rate proprio quando una persona deve estinguere una pendenza, ma ha poca disponibilità economica. Ora si aspetta che la Lega dica cosa vuole fare: per quanto? Un tempo ragionevole che non vuol dire lungo“. Il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, in una intervista a La Stampa, spiega qual è e quale sarà la linea della Procura rispetto al sequestro dei quasi 49 milioni di euro così come confermato pochi giorni fa dal Riesame in seguito alla sentenza sui rimborsi elettorali.

La decisione dei giudici, dopo la pronuncia della Cassazione, era quasi scontata. Mentre i legali del Carroccio preparano l’altrettanto scontato ricorso in Cassazione, parallelamente è partita una sorta di trattativa con i pm che non hanno facoltà di sequestrare oppure no ma sono obbligati dalla legge a farlo. Come hanno ricordato nelle motivazioni della conferma del sequestro i giudici del Riesame. Ma ancora due giorni fa il segretario leghista Matteo Salvini ha ribadito, come fa da mesi del resto, che quei soldi non ci sono. “Macché rateizzazione, non posso rateizzare quello che non ho” ha risposto all’ipotesi di prelievo graduale. Il sequestro del denaro che è in cassa è uno spauracchio mica da poco per il partito leghista tanto da far dire qualche giorno fa alla Festa del Fatto Quotidiano al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, che “una condanna” avrebbe “fatto chiudere il partito”. 

Ma la procura di Genova non vuole chiudere un partito, ma semplicemente eseguire una sentenza e in questo senso che il dialogo con i debitori deve andare. “Mi pare piuttosto – dice Cozzi – che si discuta di opzioni ragionevoli: tutelano l’interesse dello Stato che deve recuprare una debito, e dall’altra chi non avrebbe denaro sufficiente per onorarlo nell’immediato“. Il condizionale è d’obbligo perché se è vero che il Carocccio piange miseria, come direbbero a Napoli, è pur vero che l’ex tesoriere, Francesco Belsito, condannato sia a Genova che a Milano, sostiene di essere andato via (2012) lasciando in cassa 40 milioni. Del resto vale la pena ricordare che proprio sul tesoretto desaparecido la procura di Genova ha aperto un’inchiesta per riciclaggio contro ignoti dopo l’esposto di uno degli ex revisori dei conti condannato e il 13 giugno scorso la procura ha ordinato una perquisizione nella sede della banca Sparkasse di Bolzano proprio a caccia di quei soldi o meglio una parte di essi.

Intanto l’idea degli inquirenti è di applicare al caso “lo stesso principio del prelievo sul quinto dello stipendio“, il blocco del 20% degli “emolumenti”. Ma il tempo ormai stringe ed è il debitore che deve formulare la sua proposta. Tutto questo mentre si avvia verso la conclusione il processo d’appello per cui il pg Enrico Zucca ha già quasi terminato la requisitoria. Cozzi ricorda che i pm hanno già titolo di procedere immediatamente. “Lo Stato ha diritto a ritrovare quella somma e di cui noi tuteliamo l’interesse e la Lega che ha milioni di militanti e con conti attivi non perderenne la sua linfa vitale”. La riduzione del debito potrebbe arrivare anche un’altra strada “se venisse approvata una nuova legge o qualcosa di simile in quella direzione, non dipenderebbe da noi”. E nel caso i giudici di secondo grado dovessero ribaltare il verdetto di primo i soldi, che verrebbero custoditi nel Fondo di giustizia unico, sarebbero restituiti.

Mentre si percorre la via del dialogo, non si può non ricordare che qualche settimana fa la procura di Genova – nell’ambito dell’inchiesta su riciclaggio – ha nominato gli ispettori della Uif, Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, consulenti per districarsi nel labirinto che dal Lussemburgo porta in Italia, a Bolzano e Milano. Gli ispettori sono gli unici a potere analizzare i vari movimenti e passaggi i cui “segreti” sono forse nascosti tra la documentazione e l’archivio informatico sequestrati durante le perquisizioni alla banca Sparkasse. Saranno loro, in pratica, a dire se quei soldi trasferiti all’estero siano una parte dei 49 milioni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori delle Fiamme gialle, la Sparkasse aveva trasferito in Lussemburgo in un fondo fiduciario 10 milioni di euro, subito dopo le elezioni del 4 marzo, l’autorità lussemburghese ha bloccato per dieci giorni il trasferimento di tre milioni di euro dal Granducato all’Italia e informato i colleghi italiani sul sospetto dell’operazione che potrebbe essere riconducibile ai conti del partito leghista. La Sparkasse però sostiene che quei 10 milioni di euro sono solo dell’istituto bancario e che il trasferimento è legato a ordinarie operazioni di investimento. Il sospetto degli investigatori delle Fiamme gialle è che quello possa essere una parte del tesoro per questo stanno stanno esaminando l’intreccio di società, associazioni e fiduciarie che sono state create durante il processo a Bossi, Belsito e i revisori. Sotto la lente ci sono almeno una quindicina di “satelliti”: bisogna stabilire se abbiano ricevuto soldi dal partito o per il partito o se siano soggetti autonomi. Ma questa è una storia ancora tutta da scrivere.

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