Iniziativa probabilmente senza precedenti a San Vito di Cadore, nei confronti di un gruppo di cittadini ritenuti responsabili dal commissario prefettizio che regge il Comune di aver presentato un numero eccessivo di ricorsi contro una variante stradale che è una delle grandi incompiute delle montagne bellunesi. Avrebbe dovuto essere pronta per il Mondiali di sci del 2021. Non se n’è fatto nulla, dai progetti non si è mai passati ai cantieri.

Soltanto nel 2023 (ma quando i finanziamenti ad Anas risultavano ormai scaduti) i lavori sono stati riesumati e agganciati al carro delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina. La burocrazia che si morde la coda si è risvegliata all’improvviso e così anche la voglia di dare una lezione a chi in questi anni ha difeso i propri diritti con i ricorsi. Il Comitato contro la Variante di San Vito è finito ora nel mirino con una richiesta di risarcimento danni quantificato in 70mila euro. Poco importa se tra i motivi dell’opposizione ai lavori di una strada lunga 2,3 chilometri e di un ponte sul Ru Secco c’è anche quello del rischio idrogeologico, come ha dimostrato drammaticamente nel 2015 un’esondazione in centro al paese che causò tre vittime.

La reazione all’annuncio della causa è stata illustrata in una conferenza stampa da Antonio Menegus, a nome del Comitato, presenti altri cittadini (tra cui Anna Rosa Martinelli, Paolo Provedani e Stefano de Lotto). “Abbiamo agito nel rispetto della legge, per tutelare i nostri diritti, rivolgendoci al Tribunale Speciale delle acque pubbliche, al Tar e alla Cassazione. È vero che le richieste di sospensiva dei provvedimenti che autorizzavano i lavori non ci sono state concesse, ma se i ricorsi sono stati trattati, evidentemente erano ammissibili ed era facoltà degli Enti chiamati in causa costituirsi o meno. Ad esempio la Provincia di Belluno ha determinato la non costituzione in giudizio”. Menegus ha spiegato quali siano sempre state le intenzioni del Comitato: “Vogliamo tutelare il territorio e la sicurezza dei soggetti che si troveranno a transitare sul ponte sul Ru Secco. Adesso che i cantieri sono stati aperti lo scempio è sotto gli occhi di tutti”.

Ha spiegato che non solo nel 2015 vi fu l’alluvione improvvisa che seminò distruzione e morte, ma ha anche ricordato che il 30 novembre 2020 l’Autorità di Bacino “aveva evidenziato delle problematiche che una eventuale colata detritica avrebbe avuto sul tratto del tracciato insistente sul conoide del Ru Secco”. Inoltre, “lo stesso Commissario Prefettizio, a seguito di segnalazione dell’Arpav, l’Azienda per la protezione dell’ambiente della Regione Veneto, riconoscendo la pericolosità degli effetti di una possibile colata, con ordinanza del 30 agosto 2023 ha disposto di spostare il mercato in altra zona”. Sono le dimostrazioni che le problematiche idrauliche esistono e spostare la strada di attraversamento di San Vito di Cadore più a valle, con il ponte, può causare ulteriori rischi.

Il Comune è attualmente retto dal viceprefetto di Belluno Antonio Russo che il 17 aprile ha deliberato di costituirsi in giudizio contro i cittadini. In un’intervista al Corriere delle Alpi ha quantificato il possibile danno in 70mila euro. All’origine c’è una nota dell’avvocato del Comune che ha ipotizzato un “abuso di tutela” da parte dei cittadini, ovvero “la reiterazione delle domande e degli argomenti posti a sostegno delle stesse, soprattutto in presenza di sentenze e provvedimenti giudiziari che già si sono espressi contro le dette posizioni di diritto; la segmentazione delle domande ha il chiaro scopo di ottenere una qualche risposta positiva da parte dell’Autorità Giudiziaria competente, ma al tempo stesso determina un aggravio di costi considerevole per il Comune di San Vito”.

Ma ci sarebbe anche “un danno di immagine per il paese, causato proprio da questa sequela di proteste”. Il Comune si appoggerà allo studio legale Patrizia Ghiani di Roma, che ha presentato un preventivo di 4.344 euro (più Iva, spese e oneri previdenziali) per avviare le cause. La questione non è di poco conto. Lo ricorda Menegus, allargando l’orizzonte: “Cose deve fare un cittadino per tutelare i suoi diritti? Non siamo preoccupati solo per noi, ma anche per tutti gli altri comitati che si oppongono a opere di questo genere: penso a Longarone, a Cortina, ma ce ne sono tanti altri in Alto Adige, in Valtellina, in Piemonte”.

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