di Luigi De Gregorio

Un verme velenoso si è inserito sotto il tavolo del cda di Atlantia. E, dopo le varie accuse di responsabilità che venivano lanciate e rilanciate dai diversi punti del tavolo, sente uno degli astanti, forse il numero uno, che invita tutti gli altri ad essere pratici. Il piano di attacco della comunicazione di Atlantia si focalizza su due elementi: la concessione che scade nel 2042 e non si tocca e la società deve agire per il bene degli azionisti. Nessun pensiero rispettoso dei morti, nessuna espressione di partecipazione al dolore dei parenti, menefreghismo totale di cosa pensino gli italiani. Argomenti che neanche per un secondo passano per le teste del cda.

E in più nessun accenno di una possibile ed eventuale corresponsabilità, nessuna priorità di rimessa in funzione del ponte, nessun piano di solidarietà economica ai parenti delle vittime. Per quanto sopra l’infiltrato speciale è adirato e indignato. Vorrebbe far uso del suo potente veleno. Ma poi pensa che, pur riuscendo ad uccidere qualcuno dei partecipanti alla importante riunione, gli altri sarebbero intervenuti e lo avrebbero schiacciato appunto come un verme. Ma lui, come tanti del genere vivente, ci tiene alla propria pelle.

Perché fare l’eroe? Tanto, i funerali saranno solenni, le vittime innocenti saranno presto dimenticate (tranne che dai parenti), la giustizia farà il suo corso. Come tante, tantissime volte, da anni, da lustri, da decenni. Un film già visto, la trama sempre la stessa. Cambiano solo gli attori (società pubblica o privata enti parastatali manager privati o grand commis dello Stato) e la scenografia (autostrade, ponti, straripamenti, treni, binari).

Infatti il sistema Italia ha dimostrato di essere un drago capace di ingurgitare di tutto: morti, corruttori, evasori, tecnici che pontificano (dopo), dibattiti superaccesi in Tv, la giustizia lumaca, le fake news. Ed, almeno fino a pochi mesi fa il Cambiamento, evocato sempre ed in ogni occasione, alludeva ad una nuova Italia ed illudeva gli Italiani. Mentre l’immobilismo risultava il vero vincitore di tutto e di tutti. Originato dell’accidia e dalla speranza attendista, come fossimo in trincea. Non di un nemico, ma di un miracolo.

Ma ora cancellata la visione pessimistica del tunnel senza fine e supportati da un approccio pragmatico alla soluzione dei problemi,ci si può augurare invece che la tragedia di Genova possa dare ulteriore motivazione e spinta per l’avvio della rinascita morale ed economica del Paese. E in realtà, come tutti sappiamo, almeno finora, è l’immobilismo il vero vincitore di tutto e tutti, che fa leva su quella sfacciata e recidiva antipatia della speranza nei riguardi della morte. Un immobilismo che in genere peggiora le cose: la giustizia lenta diventa più lenta, la sanità si trasforma in malasanità, la disoccupazione diventa tragedia. L’elenco che tutti conosciamo è lunghissimo e genera l’attesa di chi è in trincea. Non di un nemico, ma di un miracolo. Di qualcuno che spunti improvvisamente dalle nuvole, dalle viscere della terra e risolva tutti i problemi. Nell’attesa, tolleriamo le ingiustizie mentre l’accidia, l’immobilismo, l’impoverimento crescono.

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