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Guida autonoma, gli automobilisti indiani non vedono l’ora che arrivi

Secondo una ricerca condotta da Ipsos in 28 paesi del mondo, la metà degli intervistati vorrebbe da subito le auto robot per motivi di relax e di sicurezza. Ma in India la rete stradale è obsoleta e ci sono seri problemi di infrastrutture. Oltre naturalmente a mancare tecnologia e quadro normativo
Guida autonoma, gli automobilisti indiani non vedono l’ora che arrivi
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In India il traffico è un vero problema. Questo perché sulle strade c’è di tutto: auto e motocicli, ma soprattutto animali, carri bestiame e pedoni. Tutti insieme, ammassati gli uni sugli altri. E poi ancora, asfalto (dove presente…) dissestato, buche in ogni dove e automobilisti poco osservanti del codice della strada: è chiaro, quindi, che per gli indiani sia diventato un incubo salire in auto, sapendo di dover attraversare questo inferno. Ecco perché, dal sondaggio condotto da Ipsos in 28 paesi del mondo, gli indiani sono risultati essere i più impazienti all’arrivo della guida autonoma, tanto che quasi il 50% vorrebbe al più presto una vettura con l’autopilota.

Gli intervistati sono stati oltre 21mila e hanno risposto a domande riguardanti la loro visione delle automobili, i modelli che vorrebbero possedere e così via: ne è emerso che l’esigenza di mollare il volante e abbandonarsi a un’auto del tutto autonoma è molto più sentita nei paesi asiatici (India e Cina in testa), ma meno in quelli europei. In Germania, ad esempio, gli automobilisti che vorrebbero un mezzo a guida autonoma sono poco più del 30%, in America non arrivano al 25%.

Tuttavia, a frenare questa ‘voglia di autonomia’ ci sono i problemi di infrastrutture: l’India, infatti, è anche il paese con la rete stradale più obsoleta fra i paesi presi in esame, tanto che il numero di incidenti mortali è tra i più alti del mondo. Nel 2016 se ne registravano addirittura 400 al giorno e, secondo le stime delle ultime settimane, le buche stradali – aumentate del 50% rispetto ad appena due anni fa – avrebbero causato più vittime degli attacchi terroristici.

La guida autonoma, quindi, rappresenterebbe una possibile soluzione agli innumerevoli disagi del traffico: per gli intervistati è già sinonimo di comodità e soprattutto sicurezza. Ma non pare essere dello stesso avviso il Ministro dei trasporti e delle infrastrutture indiano, Nitin Gadkari, che lo scorso anno aveva espresso delle riserve nei confronti della tecnologia, incolpandola di una potenziale perdita di posti di lavoro: “sarò molto chiaro: non permetteremo nessun tipo di automobile senza conducente in India. In un paese che soffre la disoccupazione non si aprono le porte a una tecnologia che lascia le persone senza lavoro”, aveva dichiarato all’Hindustan Times. Sta di fatto che, come aveva rivelato Bloomberg un anno fa, il costruttore indiano Tata (tra i principali a livello mondiale), conduceva test di guida autonoma in gran segreto già dal 2013

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