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Prove Invalsi, per docenti e bidelli 12 ore di puro volontariato obbligatorio

Prove Invalsi, per docenti e bidelli 12 ore di puro volontariato obbligatorio
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di Antonio Deiara

Donne e uomini di scuola, udite: quest’anno, progresso nel progresso, le prove Invalsi sono state effettuate computer based!

Ma se i computer a scuola non ci fossero o la connessione risultasse ballerina, i presidi e i professori dovrebbero trovare soluzioni che voi, umani-non-scolastici, non potete neppure immaginare. Le classi potrebbero essere sezionate in gruppi di otto-nove-dieci alunni, in modo da non sovraccaricare le malandate linee Internet degli istituti scolastici e avere il tempo di ricaricare computer o tablet. Nel frattempo, tutte le connessione presenti nelle aule per il Registro elettronico e le lavagne Lim dovrebbero subire un blocco temporaneo pro-Invalsi.

Nonostante cotanta trasformazione Invalsi-centrica delle scuole, parrebbe che più di un alunno abbia assistito impotente al “salto della domanda” da parte della piattaforma, al blocco del programma, allo “sclero” del countdown, cioè al conteggio impazzito del tempo a disposizione per completare i test, alla messa in onda di registrazioni di mediocre qualità e con pronunce poco comprensibili in lingua inglese.

Per non parlare di segretari, applicati e docenti di tecnologia in trincea per almeno 12 ore giornaliere, dirigenti scolastici in servizio permanente continuativo e distruttivo, insegnanti e professori impegnati in orario aggiuntivo ipertrofico non retribuito. A fronte dei 18 milioni di euro annui elargiti dal Ministero dell’Istruzione all’Invalsi, e sui quali la Magistratura contabile (e forse anche l’altra…) potrebbe dare un’occhiuta occhiata a 360 gradi, ancora una volta il personale docente, i dirigenti e gli Ata si sono prodigati in termini di puro volontariato obbligatorio. Possibile che i sindacati più rappresentativi non riescano ad arginare una simile forma di distorsione della “funzione docente” e di sfruttamento dello “spirito missionario” del personale della scuola?

Il peccato originale del patto scellerato suggellato tanti anni fa tra Stato e docenti, poche ore ufficiali e molte ferie teoriche in cambio di pochi soldi reali e troppe lamentele inutili, riverbera ancora i suoi sinistri (e destri) bagliori su una scuola pubblica ormai allo stremo. Dimenticavo: l’interrompere le lezioni delle classi interessate per svolgere “prove d’esame anticipate” potrebbe essere considerato interruzione di pubblico servizio?

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