“Er bus adesso è mio, questa è zona mia. Portame a casa, famme scende dove te dico e nessuno se farà male”. Le immagini del pestaggio del Roxy Bar a La Romanina, ad opera di tre esponenti del clan Casamonica-Di Silvio, sono ancora vive negli occhi dei romani e non solo. Ma nel quadrante est della Capitale da anni si vive tutti i giorni sotto lo schiaffo di quel metodo mafioso che i magistrati romani hanno iniziato a imputare a chi commette reati violenti che mostrino in modo incontrovertibile il “controllo del territorio”, prerogativa sostanziale dei clan malavitosi e mafiosi.

Non solo commercianti, residenti, operatori sociali. Ne sanno più di qualcosa anche gli autisti dell’Atac, quelli impegnati sulle linee periferiche come il 20 e lo 058, che giornalmente vengono costretti a soprusi di ogni genere e rischiano anche la loro incolumità – se non la vita – di fronte a una possibile assenza di omertà. Le sassaiole, i colpi di fucile ad aria compressa, i blocchi stradali, gli autobus dirottati come fossero taxi, gli estintori rubati, gli scambi di droga al capolinea sul bus in attesa di ripartire. “Ma anche denunciare diventa inutile”, ripetono loro.

L’inferno per i conducenti si trova a via dell’Archeologia, a Tor Bella Monaca, la strada che costeggia gli “R”, la sigla che marchia, ognuno con un numero, i complessi popolari in gran parte quartier generale dello spaccio e della criminalità organizzata nel quadrante. Una collinetta sopra via di Tor Bella Monaca che gli autisti percorrono “tutto d’un fiato”, sperando di non incontrare problemi.

AUTOBUS COME TAXIIlFattoQuotidiano.it ha raccolto le testimonianze in forma anonima dei lavoratori. “Io qualche mese fa ho subito un vero e proprio dirottamento – ricorda Stefano – E’ arrivato un tizio sui 30 anni, parlava romano, mi ha detto che era di ‘quelli di Tor Bella’, che dovevo portarlo a casa perché non gli andava di camminare e, alla mia prima opposizione, che dovevo fare come mi diceva. Quando una signora ha provato a chiedere chiarimenti, lui ha risposto che ‘non si doveva preoccupare’. Se aveva un’arma? Non devo vedere la pistola o il coltello per capire con chi ho a che fare”. I mezzi Atac sono roba loro, semplicemente perché passano nel “loro” territorio. “La cosa che fanno più di frequente – racconta Massimo – è tirare il freno d’emergenza per scendere dove vogliono loro. Non è difficile immaginare un bestione del genere che frena di botto in mezzo alla strada i danni che può creare. Io ho deciso che quando passo di là assecondo le loro richieste, non me ne frega niente. E’ meglio per tutti, per me che lavoro e per i passeggeri”.

Stefano: “E’ arrivato un tizio sui 30 anni, mi ha detto che era di ‘quelli di Tor Bella’, che dovevo portarlo a casa perché non gli andava di camminare e, alla mia opposizione, che dovevo fare come mi diceva”

LE SASSAIOLE E I DANNEGGIAMENTI – Via dell’Archeologia va fatta “tutta d’un fiato”. Anche perché sugli autobus potrebbe piovere di tutto. Le ultime sassaiole le notti del 20 e del 30 aprile, con una passeggera lievemente ferita e due vetture della linea 20 parzialmente distrutte. “La Polizia dice che erano solo sassi – afferma Daniele – ma quei buchi sembrano proprio fatti da proiettili. Perché lo fanno? Per divertimento, per sfregio, ma anche perché a volte qualche collega si ribella al sopruso, i ragazzini si segnano la targa della vettura e appena questa ripassa gliela fanno pagare. In quella zona è un continuo ricatto, è un continuo accondiscendere a questa gentaglia”. Non solo sassi. “L’anno scorso uno di questi vandali è salito – racconta Francesca – si è preso l’estintore e ha iniziato a dare fastidio ai passeggeri, mettendolo pure in azione. Uno straniero? No: romanissimo. Un’altra volta è scoppiata una rissa, avevano preso pure i coltelli. Ci ho messo un quarto d’ora prima di parlare con la Polizia, ma l’agente che mi ha risposto mi ha detto che avrebbero mandato una volante solo se fossi stato disposto a denunciare. Io ho attaccato e ho aspettato, sperando che si ammazzassero fuori dal bus”.

Daniele: “Una volta è scoppiata una rissa coi coltelli. Al telefono la Polizia mi ha detto che avrebbero mandato una volante solo se avessi denunciato. Io ho aspettato, sperando che si ammazzassero fuori dal bus”

I BLOCCHI STRADALI – Un altro “classico” di Tor Bella Monaca, stando ai racconti, sembra essere quello dei blocchi stradali. “Si mettono con le auto all’imbocco della via – ricorda Alessandro – e ti fanno stare fermo per 10-15 minuti. Guai se suoni il clacson: a un collega gli hanno puntato la pistola contro. Dopo un po’ ti fanno passare, oppure ti dicono di cambiare il tragitto. Così tu salti quelle 4 o 5 fermate”. Ovviamente, dalla sala operativa monitorano tutto. “Ma ormai non chiedono più spiegazione: sanno che lì è così e basta”. Secondo il rapporto ‘Mafie nel Lazio’ dell’Osservatorio regionale, in quella zona c’e’ una delle principali piazze di spaccio della città, in mano alla famiglia Cordaro – da 5 anni c’e’ perfino un murales su un edificio comunale a ricordarlo – Ma queste cose sembrano non accadere solo a Tor Bella Monaca. Carlo racconta che “a Tor Sapienza, sulla via principale, una bancarella abusiva si è piazzata sopra lo spazio della fermata. Alla fine hanno spostato la fermata”.

Carlo: “A Tor Sapienza, sulla via principale, una bancarella abusiva si è piazzata sopra lo spazio della fermata. Alla fine hanno spostato la fermata”

LA BATTAGLIA DEI SINDACATI – Dopo l’ultima aggressione a colpi di sassi e proiettili di piombo, il sindacato Orsa ha detto basta ed ha scritto alla prefetta, Paola Basilone, per chiedere di vietare il passaggio dei mezzi pubblici nella zona. “Il fine – spiega il segretario Massimo Dionisi – è quello di evitare pericoli all’incolumità dei lavoratori e degli utenti oltre che i continui danni ai mezzi”. Alla magistratura spetta combattere questi fenomoneni. Nel frattempo i sindacati chiedono che i lavoratori vengano tutelati. Alla battaglia intrapresa dall’Orsa si è associata da poco la Fast Confsal. “Ci sono lavoratori che si stanno rifiutando di prestare servizio – afferma il sindacalista Alessandro Neri – Bisogna valutare tutte le soluzioni, anche di eliminare i percorsi più pericolosi oppure dotare le linee calde di un agente di polizia, pubblica o privata che sia. Così ci arrendiamo alle mafie? Non lo so, ma almeno i ragazzi portano a casa la pelle”.

Il sindacalista: “Bisogna valutare anche di eliminare i percorsi più pericolosi. Così ci arrendiamo alle mafie? Non lo so, ma almeno i ragazzi portano a casa la pelle”

Le istituzioni capitoline da parte loro dichiarano di voler fare il possibile per tutelare i lavoratori. Su input del Campidoglio, negli ultimi mesi Atac ha predisposto un “piano anti aggressioni” in cui si chiede alla Questura di implementare “la presenza di forze dell’ordine in borghese sui mezzi e nelle zone più a rischio”. “L’azienda – spiegano da via Prenestina – si sta attrezzando per richiedere la nomina del personale di guida ad Agente di polizia amministrativa“, con un tavolo attivo in Regione Lazio. Sempre secondo i dati forniti, circa 730 bus sarebbero già stati dotati di “cabine rinforzate” quota che dovrebbe arrivare a 800 nei prossimi mesi.

Per quanto riguarda le telecamere insistono circa 4.500 telecamere oltre a quelle presenti su circa 500 nuovi bus, mentre si prevede anche la dotazione al personale di spray al peperoncino. Dall’assessorato alla Mobilità, inoltre, fanno sapere che “la proposta dell’Orsa per noi è irricevibile“, in quanto “rappresenterebbe una resa di fronte alla delinquenza e al vandalismo” e, comunque, “il servizio in periferia deve essere sempre garantito”. Al momento non risultano tavoli aperti in Prefettura sull’argomento, anche se dal Campidoglio specificano che “i nostri organi sulla sicurezza stanno lavorando per migliorare la sicurezza dei nostri lavoratori e degli utenti”.

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