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Vitalizi, Cazzola: “Abolizione? Come le leggi razziali del ’38. Opinione pubblica plebea sobillata dall’invidia sociale”

L'ex parlamentare e professore paragona le leggi in difesa della razza alla possibile abolizione dei vitalizi: "Interpretano il medesimo filone (sub)culturale. Nessuno si tirerà indietro per compiacere a un’opinione pubblica plebea", scrive in una lettera pubblicata da Il Foglio
Vitalizi, Cazzola: “Abolizione? Come le leggi razziali del ’38. Opinione pubblica plebea sobillata dall’invidia sociale”
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L’abolizione dei vitalizi “colpirà degli ormai anziani signori” come le leggi razziali “perseguitarono i cittadini di religione ebraica”. E il provvedimento andrà in porto, perché “nessuno si tirerà indietro” per “compiacere a un’opinione pubblica plebea“. In una lettera a Il Foglio, l’ex parlamentare di Forza Italia e Ncd, Giuliano Cazzola, critica aspramente il provvedimento al varo dell’Ufficio di presidenza della Camera, paragonandolo alle leggi del 1938 volute da Benito Mussolini.

“Al di là dei pregiudizi di carattere biologico, la principale funzione del razzismo, in tutte le varianti, è sempre stata quella di giustificare qualche forma di discriminazione o oppressione”, scrive il professore bolognese a proposito dell’abolizione dei vitalizi degli ex parlamentari. “Ecco perché, a ottant’anni di distanza dalle leggi per la difesa della razza – aggiunge – la Camera si accinge a ricordare quell’evento vergognoso, interpretandone e promuovendone il medesimo filone (sub)culturale con l’abolizione dei vitalizi”.

Secondo Cazzola, “come le leggi del 1938 perseguitarono i cittadini di religione ebraica per il solo fatto di essere tali”, il provvedimento che assumerà, “con efficacia retroattiva”, l’Ufficio di presidenza della Camera sui vitalizi “inventandosi criteri, acrobazie giuridiche e quant’altro” colpirà “degli ormai anziani signori e signore per il solo fatto di aver rappresentato la Nazione in un periodo della loro vita”. “Nessuno si tirerà indietro”, predice Cazzola. Il motivo? “Per compiacere a un’opinione pubblica plebea e sobillata dalla menzogna e dall’invidia sociale“.

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