Il pass auto con cui la moglie di Matteo Renzi può circolare e parcheggiare ovunque nel territorio di Firenze è un diritto oppure un privilegio? La Giunta di Dario Nardella ha deciso di non chiarire. O, meglio, di fornire una risposta in cui si evita accuratamente di far sapere se alla base della concessione ci sia stata o meno una richiesta specifica di misure di protezione arrivata dalla prefettura. Una ricostruzione, quest’ultima, fornita dallo staff di Nardella nel pomeriggio del 20 febbraio scorso e successivamente smentita dalla prefettura. Nella sua replica al question time presentato dal consigliere di Fdi Torselli, però, l’assessore Federico Gianassi qualcosa ha spiegato. Nell’odierno consiglio comunale, il titolare – tra le altre cose – della Sicurezza urbana e Polizia municipale ha detto testualmente: “Il Comune di Firenze, sulla base di notizie e informazioni che ottiene da fonti attendibili, avanza una richiesta in relazione all’esigenza di sicurezza“. A meno che la prefettura non venga definita una semplice “fonte attendibile”, quindi, l’iniziativa di concedere un pass “istituzionale-sicurezza” al suv di Agnese Landini è partita direttamente da Palazzo Vecchio, come tra l’altro era già emerso dal documento ufficiale della società concessionaria del tagliando, in cui si leggeva che la richiesta era partita dalla segreteria del sindaco.

L’occasione per chiarire una volta per tutte la questione era ghiotta. Nel suo question time, Torselli chiedeva sostanzialmente due cose: di conoscere il numero di protocollo della richiesta (presunta?) arrivata dalla prefettura e di avere la lista dei nominativi ad oggi titolari di un permesso per ‘funzione istituzionale-sicurezza’. Su entrambi i punti l’assessore Gianassi non ha risposto. Prima ha bollato tutta la questione come strategia della destra in campagna elettorale, poi ha evitato di fornire dettagli sulla posizione della prefettura nella vicenda, infine ha invitato i consiglieri di opposizione a intraprendere tutte le iniziative in loro possesso per avere la lista dei beneficiari dello stesso tipo di pass di Agnese Renzi.

Torselli, dal canto suo, ha già fatto sapere che a stretto giro presenterà una richiesta formale di atti per conoscere i nominativi in questione. Dopo la formulazione dell’istanza, il comune ha sessanta giorni per fornire una risposta scritta. Secondo i bene informati, potrebbero esserci anche altri nomi noti tra i beneficiari. Nel frattempo, l’esponente di Fratelli d’Italia ha rilanciato le sue accuse: “Altro che ‘Fake News’, finalmente chiarezza è stata fatta – ha detto Torselli – Non esiste alcuna nota scritta della Prefettura con la quale viene fatta richiesta, per motivi di sicurezza, di un pass per accedere alle aree pedonali del centro di Firenze e per parcheggiare gratuitamente, da concedere alla moglie del segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi”. Per Torselli, “il sindaco Nardella ha voluto concederle questo privilegio. Nessuna ‘Fake News’. Nessuna richiesta arrivata da Tizio o da Caio – ha aggiunto – Adesso Renzi chieda scusa e riconsegni quel pass, pagandone uno uguale a quello di tutti gli altri cittadini”. Ricostruendo la questione, il consigliere comunale di Fdi ha specificato che “il comune, quando ha parlato di richiesta avanzata dalla Prefettura, ha mentito, così come ha mentito oggi – ha concluso – quando ha affermato che Matteo Renzi gode degli ‘stessi diritti degli altri residenti’”.

Da Palazzo Vecchio, a loro volta, hanno ribadito la versione dei fatti. Ovvero che, premesso che si tratta di un residente e che come tale ha diritto alla circolazione nel centro storico, Matteo Renzi è anche ex premier e segretario di partito sottoposto a tutela nei movimenti per esigenze di sicurezza. Per questo motivo il Comune – avendo ricevuto notizia e informazione di misure di tutela (non divulgabili per motivi di riservatezza) – ha a sua volta attivato le misure necessarie per tali obiettivi, tra cui in questi giorni è emerso il tema del permesso per l’auto unica di famiglia. Da chi Palazzo Vecchio abbia ricevuto notizie di misure di tutela e di quali misure si tratti non è dato saperlo. Per conoscere i nomi dei beneficiari, invece, occorrerà aspettare due mesi. Per la trasparenza, quindi, ripassare dopo le elezioni.

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