E’ riuscita dove qualunque mediatore politico avrebbe fallito. Ha realizzato ciò che i più esperti negoziatori mandati a risolvere le faide in periferia non sarebbero stati capaci nemmeno di abbozzare. Si è infatti magicamente ricomposta la ‘guerra tra bande’, in corso da mesi nel Partito Democratico crotonese. Un conflitto che attorno alle candidature per la tornata elettorale nazionale del 4 marzo aveva assunto toni pesantissimi. Risolto grazie a Dorina Bianchi, attuale sottosegretario al Mibact con delega al Turismo.

Come ha raccontato ieri il Quotidiano del Sud, la Bianchi è stata infatti in grado di compiere un piccolo miracolo: ha riunito le varie anime, correnti e sottocorrenti del Pd di Crotone, ricompattandone il popolo di iscritti, nella battaglia contro una sua possibile candidatura nelle fila del partito guidato da Matteo Renzi. “La Bianchi riesce a unire il Pd” titolava beffardamente il Quotidiano del Sud. Che ha riferito come in tutti i circoli della provincia di Crotone sia stata avviata una raccolta firme per scongiurare il rischio che la Bianchi possa essere paracadutata da Roma in un collegio calabrese.

Che la Bianchi, dopo l’avvenuto scioglimento di Alleanza Popolare, fosse da settimane alla disperata ricerca di una nuova ‘casa’ sotto il cui tetto cercare protezione ma soprattutto un posticino sicuro nella corsa elettorale alle porte, è cosa nota. E che stesse muovendosi, in particolare, in direzione del Partito Democratico, non era certo un mistero. Che, però, il ritorno della Bianchi ad un suo vecchio amore partitico – dal 2007 al 2009 ha militato nel Pd – risultasse così indigesto ai democrat in salsa crotonese, non era prevedibile. O almeno non lo era agli occhi di chi considera l’elettore italico, ed in particolare quello meridionale, alla stregua di un soldatino obbediente agli ordini calati sul territorio dalle alte gerarchie partitiche nazionali, tendenzialmente privo di memoria oltre che pronto a bersi qualunque balla venga messa sul piatto delle promesse elettorali.

Nella decisione dei piddini crotonesi di opporsi con ogni mezzo alla candidatura di Dorina Bianchi hanno pesato le sue vorticose girandole politiche. Nel documento fatto circolare per la raccolta di firme, come ha scritto il Quotidiano del Sud, si imputa alla Bianchi di aver cambiato troppo volte casacca, per giunta “proprio in occasione delle elezioni parlamentari”. La Bianchi, meglio nota nei palazzi romani come “Dorina sette partiti” – divenuti in realtà otto dopo la creazione di Alleanza Popolare – ha in effetti un primato unico nel panorama politico, essendo passata attraverso ben otto esperienze partitiche negli ultimi quindici anni: dal Ccd, all’Udc, alla Margherita, al Pd, poi di nuovo all’Udc, poi al Pdl, per approdare al Ncd, trasformatosi poi in Alleanza Popolare.

Ma la presa di posizione unitaria del Pd della provincia di Crotone ci auguriamo sia anche frutto di un giudizio politico sulla esperienza della Bianchi nei suoi anni di mandato ministeriale. La Bianchi, lo ricordiamo, fu imposta da Angelino AlfanoMatteo Renzi nel rimpastino del febbraio del 2016. Venendo così catapultata in un ruolo di primo piano, quello di sottosegretario, in un ambito, quello del turismo, nel quale ha mostrato tutta la propria incompetenza ed inconsistenza. Rendendosi anche protagonista di uscite tanto comiche quanto imbarazzanti.

Come non ricordare l’intervista confezionata ad hoc in occasione di un meeting a Pietrarsa, nella quale lo scivolone lessicale del ‘made in’ pronunciato come fosse italiano è condito in una minestrina di banalità? E come fare a meno di citare un passaggio indecifrabile pronunciato dalla Bianchi durante una comparsata a Uno Mattina? “[…] Usciremo con un piano nazionale sul turismo, che sicuramente avrà la virtuosità di fare… dare un progetto in Italia, che negli anni passati si è perso con una competenza post regionale troppo importante”, le parole della Bianchi. Memorabile, poi, una puntata della trasmissione di La7 “L’aria che tira”, in cui il sottosegretario, incalzata dal conduttore, finisce per affermare che il governo Renzi ha messo in cantiere investimenti per 47 milioni di euro. Ossia per una cifra equivalente a quella che occorre per riasfaltare un breve tratto di tangenziale.

Gaffe mediatiche a parte, della Bianchi non ricorderemo grandi gesta politiche. E, se i piddini crotonesi terranno duro, ci scorderemo presto la stagione vacua della “radiologa prestata al turismo”. Che, per sua stessa ammissione a Lilli Gruber, fresca di nomina, confermò (minuto 26.38) di essere stata promossa sottosegretario alla Cultura a sua insaputa.

@albcrepaldi

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