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Diritti umani, la conquista del 2017: ‘Fermare l’immigrazione’ è uno slogan della sinistra

Diritti umani, la conquista del 2017: ‘Fermare l’immigrazione’ è uno slogan della sinistra
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In questo annus horribilis per i diritti umani, certifichiamo in Italia la caduta dell’ultimo tabù: fermare a tutti i costi l’immigrazione ora è uno slogan anche a sinistra.

In realtà, osservando da vicino la legge Turco-Napolitano si scopre che il freno muscolare a immigrazione e rifugiati non è mai stato, realmente, un tabù. Ma fino alla svolta renziana dell’ “aiutiamoli a casa loro” almeno un minimo di facciata era stata preservata. Poi è arrivata quella dichiarazione, un temporale estivo – di cui l’impatto era stato ben calcolato- e nulla è stato più come prima: le uscite del segretario Matteo Renzi e Marco Minniti che ha deciso dalla mattina alla sera il blocco del Mediterraneo.

“Ho temuto per la tenuta democratica” è stata l’unica (non) spiegazione politica di quest’ultimo, come se gli “studenti Erasmus” di Generazione identitaria, la loro vacanza estiva, le migliaia di like alla pagina Facebook e la lingua lunga (telematica) di tanti perditempo possano aver rappresentato un serio pericolo per la democrazia.

Minniti sulla questione ha trascinato a destra il suo partito per calcolo politico ossia per frenare la cavalcata populista? Può essere una spiegazione (poco accettabile ma una spiegazione) ma se davvero crede che l’Italia sia scivolata nel pericoloso cul de sac greco, dove migliaia di migranti sono imbottigliati dal 2015 stretti tra fame e Alba Dorata, allora faremmo bene a preoccuparci. Ma per il ministro dell’interno, non per il Paese.

C’è da ricordare nuovamente – come se non fosse stato già ripetuto alla nausea – che gli sbarchi erano in calo da prima dell’approvazione del codice e della successiva chiusura militare del Mediterraneo. Il Pd – con la svolta pre elettorale – non ha fatto che avallare la bizzarra tesi che l’emergenza sia rappresentata dai poco più di centomila migranti scampati alla traversata della morte, non dal rifiuto di alcuni partner europei – i soliti noti – di rispettare i patti.

Oggi i democratici si sono scoperti “cattivisti con ragionevolezza” aprendo una breccia nel fronte, compatto fino a poco tempo fa a sostegno di politiche umane su rifugiati e richiedenti asilo; il governo Gentiloni è riuscito in pochi mesi a fare coriandoli della Convenzione di Ginevra e ad esporre l’Italia al rischio dell’ennesima condanna da parte della Corte europea per i diritti umani. Respingendo i barconi verso la Libia e affidando i migranti a uno Stato dove non si capisce più chi è il bandito e chi l’interlocutore istituzionale, il governo ha scritto una delle pagine più buie dai tempi dei respingimenti del governo Berlusconi (per i quali, naturalmente, l’Italia è stata condannata dalla Cedu).

Minniti prende a modello l’accordo con la Turchia, dimenticando che di quel sistema ha funzionato solo la (costosa) chiusura della rotta balcanica.

A questo punto viene da chiedersi: tra la disumanità troglodita della Lega e della destra e quella educata del Pd, che sbandiera i circa 200 rifugiati “certificati” portati in aereo dalla Libia, a fronte di circa un milione che rimangono a marcire nei lager, è necessario accettare la seconda come male minore?

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