In famiglia sono un po’ tutti a dirmi di smorzare l’abituale aggressività in previsione delle feste di fine anno, che ci vorrebbero un po’ più accomodanti. Magari buoni.

Anche se l’esercizio rischia di non venirmi bene, ci provo lo stesso.

Comincio con le ripetute disponibilità espresse da Rocco Siffredi di candidarsi in Parlamento nelle liste di Silvio Berlusconi. Si chiamano affinità elettive. Ossia quelle comunanze spirituali da cui deriva un’irresistibile attrazione tra le persone. Sicché è davvero commovente assistere al sorgere della liaison tra il vecchietto pitturato a festa e il maturo pornodivo, all’insegna del lontano ricordo mitologico di erezioni decennali. Cosa c’entri questo con la politica non è chiaro, ma forse potrebbe sciogliere il dubbio un vecchio detto siciliano: “cummannari è megghiu ca futtiri”. Un sostitutivo – il comando – assai meno impegnativo e faticoso per antichi lovers in disarmo.

Voto: 6+ per solidarietà generazionale

Ancora, come non provare tenerezza per Maria Elena Boschi, che dice con quella vocina da topino di Cenerentola il proprio sincero disagio quando le si imputa di essersi affannata tra authority e banche, non tanto per salvare Banca Etruria (istituto verso cui lei non avrebbe motivi personali d’interesse), quanto per tutelare gli orefici aretini dalle grinfie di Banca Vicenza (notoriamente in Veneto gli aretini vengono cucinati in saor). Il problema è che la ragazza non ha proprio le basi giuridiche per intendere il concetto di conflitto d’interesse. D’altro canto cosa ci si può aspettare da una giovane praticante dello studio fiorentino Tombari? E che costei proprio non c’azzecchi con il diritto lo conferma pure il suo buffo traccheggio sulle querele contro Ferruccio De Bortoli.

Voto: 6- per simpatia verso i cartoon della Disney

Proseguendo, come non commuoversi allo straziante spettacolo di Matteo Renzi, il cui abbraccio viene scansato da tutti i possibili alleati consapevoli della sfiga che procura? Ormai all’appuntamento elettorale nessuno vuole ballare il tango con lui, come la Jessica Biel del film “Matrimonio all’inglese”. E se la fanciulla sfuggirà la messa al bando grazie all’invito del gentleman Colin Firth, la stessa parte interpretata da Denis Verdini produce un effetto sensibilmente diverso.

Voto: 6 – – per stima (a Colin Firth)

Di seguito, grande solidarietà per Luigi Di Maio, che si è procurato un guardaroba da perfetto bancario, secondo look partenopeo (l’abito antracite che fa fine e non impegna), per le sue inconcludenti scorribande negli States e per assumere uno standing presidenziale che le regole stilate da Beppe (politicamente) Grullo e David (er penombra) Casaleggio vanificano sul nascere. Visto che da soli non si va da nessuna parte, specie se innaffiati di Rosatellum. Per cui sarà presto necessario ricorrere a eBay per piazzare i tristissimi completini diventati inutili. A meno di non inserire un link “mercatino dell’usato” nella piattaforma Rousseau.

Voto: 6½ per solidarietà sartoriale

Infine un pensiero commosso a Matteo Salvini, costretto dai casi della vita a fare il lumbard quando la fisiognomica ne tradisce le evidenti origini lucane, che lui vorrebbe confessare per raccogliere voti in Terronia; ma che viene trattenuto dal timore di rigetti in Padania. Lo stesso destino infausto del suo predecessore Umberto Bossi; con quei suoi marcati tratti somatici da contadino salentino e l’affidamento fiduciario delle cure da tesoriere a un quasi conterraneo: il calabro Francesco Belsito. In entrambi i casi un gioco delle parti dagli effetti stravolgenti su psiche fragili.

Voto: 6 per fregolismo involontario

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