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Mia madre non è razzista, ma

Mia madre non è razzista, ma
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La madre di Paolo legge l’unico quotidiano della città di Parma e guarda la tv, quindi sa come va il mondo: “Sono troppi… come facciamo poi noi? Manderei i delinquenti a casa loro” sono i suoi cavalli di battaglia. Il figlio poco può fare contro tale bombardamento mediatico.

Poi succede che un ragazzo africano vada ad abitare dirimpetto ai suoi genitori. Lo incontra sul pianerottolo e con un sorriso saluta i genitori di Paolo: “Ciao mami, ciao papi”. Un sentimento di mini gelosia lo pervade. Paolo va pranzo e la madre chiede al padre se ha portato la frutta al “ragazzo”. Paolo domanda che frutta e che ragazzo.

Rispondono che ogni tanto gli danno qualcosa (forse pensano che tutti gli africani siano poveri in canna). Gli hanno chiesto se mangia la torta fritta con il salume e alla sua risposta gli hanno dato anche quella assieme a una bottiglia di vino.

Passa qualche giorno e al nuovo amico africano rubano la bicicletta nel cortile di casa. In meno di ventiquattro ore il padre di Paolo rimette in sesto la sua che non usa da anni e gliela regala.
E’ passato un anno. La moglie del vicino, mesi prima, è partita per l’Africa e non si è più vista. Il padre di Paolo chiede più volte quando torna, ma le risposte sono vaghe, continua a rimandare la data del ritorno. Il ragazzo si confida con Paolo, che non comprende i dettagli ma pare che lei sia stata “trattenuta” dalla Polizia italiana per reati precedenti e ora sia detenuta.

Paolo pensa che i suoi resteranno delusi “Poverino, ma dovrà anche pagare l’avvocato, chissà quanto guadagnerà, chissà se gli restano i soldi per mangiare. Ma cosa deve fare la gente per sopravvivere. Però se lei è dentro da tanto tempo l’avrà fatta mica piccola. Ma povero ragazzo, ma come mi dispiace”, che daranno ragione ai giornali e alla televisione.

Invece preparano al ragazzo la polenta con il sugo di pomodoro e della verdura cotta. Persino i reati, come i titoli di giornale, sono meno gravi quando conosci chi li ha commessi.

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