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Spelacchio, ode bondica all’albero della sfiga

Spelacchio, ode bondica all’albero della sfiga
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L’albero a cui tendevi
da Sindaca mano,
il pino menagramo
di Roma disonor…

E né la terra fredda,
E né la terra negra;
Né il sol più lo rallegra
Né lo risveglia amor.

Inane è ogni tuo sforzo
di innaffiarlo ancora,
che nulla lo ristora:
né luce né calor!

Tu fior della mia Giunta
Percossa e inaridita,
Albero senza vita
Estremo unico fior…

Oh pino sfortunato
Che i rami non raddrizzi
Susciti lazzi e frizzi

E inoltre sei durato
meno di un assessor

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