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Raggi e Boschi all’Opera di Roma: perché il loro stile è una questione politica

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Martedì sera alla prima dell’Opera di Roma è andata in scena la rappresentazione del potere romano e nazionale. Accanto al solito generone e alla parata di vip e grand commis, è spiccata la presenza di due donne della politica italiana: Maria Elena Boschi e Virginia Raggi. L’argomento potrà apparire frivolo, ma se molti hanno discusso della bellezza e della mise della due ritengo che ciò abbia anche un suo interesse per chi si occupo dell’analisi della politica e della sua rappresentazione.

Non è inutile ricordare che la politica è una dimensione altamente simbolica in cui la ‘persona’ gioca un ruolo fondamentale, tanto più nell’epoca della spettacolarizzazione. La maschera del potere ha a che fare con la facies pubblica della sovranità, e con ciò che essa nasconde. La filosofia politica si è occupata di strappare il drappo barocco che nasconde il vero volto del potere. Dunque commentare la rappresentazione del potere che si fa anche negli eventi mondani è, a mio avviso, se fatto cercando di scavare in ciò che la dimensione estetica ci trasmette, un esercizio filosofico.

Tornando alla serata di gala, come si diceva ieri ha spiccato la presenza di due donne dallo stile contrapposto, e la questione del loro stile è una questione politica. La sottosegretaria alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi è senz’altro una splendida fanciulla, ma devo dire che per la prima dell’Opera di Roma ho preferito il look e la classe di Virginia Raggi. Boschi ha un viso un po’ troppo toscano-fiammingo, forte, aggressivo, al confronto Raggi era leggiadra ed esile. E mi è sembrato andasse meglio per l’occasione specifica. Ma questo è l’aspetto lieve, di costume, e ha naturalmente a che fare col gusto personale. Tuttavia mi sembra una differenza notevole di stile, anche di stile politico. Non discuto ciò che sia meglio o peggio, poiché lo stile politico verrà vagliato dagli elettori. Eppure sulla valutazione di quello stile influiranno anche questi aspetti, piaccia o non piaccia.

Si dirà: c’è un problema se queste analisi vengono fatte per le donne e non per gli uomini. Certo, c’è, ma anche per gli uomini – non per tutti – vale la dissezione della loro immagine, del loro stile, del loro abbigliamento, della loro bellezza. Personalmente ho discusso spesso dello stile di Renzi, del suo abbigliamento, del fatto che al suo apice veniva perfino dato per ‘bello’, dei suoi abitini da agente immobiliare, delle cravattine, etc. E non solo: una parte del successo di Renzi è dovuta anche a questi aspetti più ‘esteriori’: si ricordi il chiodo da Maria De Filippi. Per non parlare del corpo di Berlusconi, analizzato in ogni sua grinza, fino alle diagnosi urologiche su pompette ed erezioni.

Si dirà: ma è davvero importante discutere di queste cose? Di come si vestono i politici? A mio modesto avviso, sì. La politica, come si è detto, è una dimensione altamente simbolica, in cui il corpo conta tanto. Non si capisce perché i politici dovrebbero usarla senza che gli altri esercitino su questo uso un giudizio critico.

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