Senso, suono, significato: sono le linee guida che Lucio Leoni, cantautore romano classe 1981, ha seguito nella stesura del suo nuovo album intitolato Il Lupo Cattivo. Fresco vincitore della prima edizione del Premio Freak dedicato alla figura di Freak Antoni, leader degli Skiantos scomparso nel 2014, Leoni compone 10 canzoni che parlano di emozioni universali e concetti senza tempo, utilizzando la figura del lupo cattivo per costruire una sorta di saggio sull’esistenza, in cui mescola costruzioni logiche e illogiche che si fanno ora dialogo interiore ora racconto.  “Ogni brano – dice Leoni – è un incontro con un aspetto diverso di una paura, sconfitta, sfida o pericolo e ho provato a raccontarli per tornare a casa, perché avevo bisogno di trovare un sentiero di sassi che mi indicasse la via”. Ma pezzi come Le interiora di Filippo o Piccolo miracolo lasciano prevedere che grosse difficoltà, sulla strada del ritorno, non le incontrerà. Abbiamo intervistato Lucio Leoni con Simone Mercurio, durante una puntata di Indieland – Il parco giochi dell’Indipendenza in onda ogni venerdì alle 12 su Radio Città Futura, nel giorno dell’uscita del suo terzo disco ed è un fiume in piena.

Lucio, iniziamo col singolo che ha anticipato il disco Le Interiora di Filippo che fa una critica al sistema del mondo della musica di oggi…
È una canzone che gioca su quest’alternanza tra un testo molto lungo, molto faticoso che parla di viscere, di sacro, di profano, di religione con un inserto di ritornello pop che racconta l’ascolto un po’ disimpegnato che c’è in questo periodo rispetto un determinato tipo di musica, per cui senza il ritornello pop quel tipo di testo non sarebbe stato ascoltato fino alla fine. Il testo è nato grazie a uno scambio di messaggi riguardo le letture che stavamo facendo in quel periodo. Lui stava leggendo molto Arbasino mentre io mi stavo occupando, per la sesta volta credo, della Grammatica Della Fantasia di Rodari. So che siamo strani, ma ci piace mandarci estratti di quello che leggiamo, frasi che ci colpiscono e unirle alle nostre riflessioni sul merito.

Chi è il Lupo Cattivo che dà il titolo al disco?
Sono io stesso! Il disco fino a due mesi fa doveva avere un altro titolo, ma a un certo punto mi sono riascoltato le canzoni e mi sono accorto di un filo rosso che teneva i brani insieme: diverse chiavi di lettura della figura del lupo cattivo. Il lupo cattivo è una sorta di elemento che sta tra un punto di partenza e un punto di arrivo. I brani sono tutti specchi di un prisma che raccontano e riflettono differenti punti di vista del lupo, tanto che il disco si chiude proprio con la title track che rimette tutto in discussione.

Si può definire un concept album vista la sua struttura?
Io sono cresciuto dal punto di vista musicale innamorato dei concept album come idea. Non ne avevo mai fatto uno, ma in realtà forse inconsapevolmente è venuto fuori. Né Lorem IpsumIl Lupo Cattivo lo sarebbero, però nascono entrambi da un retro-pensiero, da determinate letture, da ascolti relativi a taluni ambienti sonori che poi tendono a creare un filo rosso inaspettato.

Nel disco non c’è Tiziano Ferro, eppure desideravi così tanto un duetto con lui…
L’ombra di Tiziano Ferro c’è sempre…  Siamo al limite tra il sogno del bambino e l’idea di una campagna virale che aiutasse a lanciare il disco. Mi ritengo un fan di Tiziano anche se le nostre strade vanno totalmente in altre direzioni.

Ci illustri questo tuo “fundcrowding” per richiamare l’attenzione di Tiziano tramite i tag e le condivisioni dei tuoi fan?
Il tutto è nato per gioco. C’è un pezzo nel disco che si chiama Stile Libero che, riascoltato dopo, ho trovato assolutamente in linea con certi suoni e melodie dei brani di Tiziano. Così  è venuta fuori la campagna/appello proprio a Tiziano per partecipare in duetto con me all’incisione del  brano. Anche solo con un semplice suo ansimare di controcanto. E l’ho chiamato fundcrowding perché anziché raccogliere soldi per un progetto, sono io stesso che pago 50 centesimi ai primi mille che avrebbero condiviso il mio appello/video su Facebook taggando Tiziano Ferro. È stato un successo di condivisioni ma da Tiziano neanche un segno…

Come mai hai scelto una cover di un brano di Luigi Tenco,  Io Sono Uno?
Occuparsi di una cover quando si tratta di artisti così è abbastanza complesso, perché spesso e volentieri non si aggiunge niente. È una canzone in cui Tenco parla di sé, delle sue idee, di come vedeva il mondo. Facendo ricerche su di lui ho trovato un suo intervento al Beat 72, locale romano dell’epoca, all’interno di un dibattito sulla canzone di protesta: è venuto fuori un flusso di parole che si prestava molto al mio modo di rappare/cantare/raccontare nella musica.

Foto tratta dalla pagina Facebook Lucio Leoni

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